"Ormai la commedia non spiega più l'Italia. Sapore di mare ci riuscì"

Enrico Vanzina e Fausto Brizzi parlano del nuovo musical tratto dal film «cult» che debutta stasera. E poi il tour

"Ormai la commedia non spiega più l'Italia. Sapore di mare ci riuscì"

Anagraficamente sono divisi da una ventina di anni ma per il resto Enrico Vanzina e Fausto Brizzi hanno la stessa simbiotica passione per la commedia che li ha visti addirittura passarsi il testimone dei cinepanettoni, creati proprio da Enrico con il fratello Carlo (scomparso nel 2018), poco più di 40 anni fa con Vacanze di Natale, nello stesso incredibile anno del loro Sapore di mare, mentre Brizzi, dal Duemila in poi, si è dedicato ai vari Natale in... di Neri Parenti. Ora tornano insieme in un'operazione abbastanza unica in Italia con Sapore di mare - Il musical che debutta stasera a Montecatini per poi spostarsi a Torino, Firenze, Trieste, Roma (al Teatro Olimpico dal 12 al 23 marzo) e Milano (Tam Teatro Arcimboldi dal 27 marzo al 13 aprile) e che promette di portare gli spettatori nel cuore canterino delle estati versiliesi degli anni '60, grazie a un cast capitanato da Fatima Trotta e Paolo Ruffini, la regia dello specialista Maurizio Colombi, l'immagine curata da Diego Dalla Palma e l'adattamento, appunto, di Vanzina e Brizzi che, al Giornale, raccontano il loro Sapore di mare.

Cominciamo da come e quando vi siete conosciuti.

Vanzina «Agli inizi degli anni '90. Io ero in commissione al Centro Sperimentale di Cinematografia, i candidati erano tantissimi e i posti pochissimi. Ricordo che Fausto, molto brillante, aveva fatto lo scritto su Rossellini e l'orale su Spielberg. Lo prendemmo e gli lasciai il mio numero di telefono».

Brizzi «Sì infatti ho esordito come sceneggiatore proprio con Enrico con Tifosi nel 1999, spin-off di Eccezzziunale... veramente e di Fratelli d'Italia».

Come avete lavorato all'adattamento teatrale di Sapore di mare?

Vanzina «Devo dire innanzitutto che a Fausto è stato proposto di fare la serie tv Sapore di mare e lui ha detto, cosa che gli fa onore, che avrebbe accettato solo se ci lavoravo anche io. Così per il musical abbiamo assunto il ruolo di custodi di quello che era il film, con Fausto che ha spinto molto sulla musica. Poi, nelle fasi finali, abbiamo reso più fluida la parte recitativa in cui c'è Paolo Ruffini nel ruolo, inedito, del narratore».

Brizzi «Il lavoro principale è stato rendere drammaturgiche le canzoni. È, come si diceva una volta, una compilation incredibile di circa 40 canzoni che, come in Mamma mia, sono inserite narrativamente. Per esempio quando la quarantenne s'invaghisce del diciottenne ecco che parte Non ho l'età. Insomma come un juke box collettivo. E già mi piacerebbe farne altri di musical».

Qual è il segreto del successo del film?

Vanzina «Con Carlo credevamo di aver fatto un film carino ma certo non un cult. Viene considerato una commedia ma in realtà è un film molto romantico, abbiamo messo su un piccolo romanzo di formazione che racconta un'epoca in cui i genitori ancora dicevano di no ai figli. Ecco i ragazzi di oggi sono attratti da questa idea che ci siano dei limiti che possono essere superati».

Brizzi «Il lavoro di Carlo e Enrico è stata la mia ispirazione, un film mai volgare sugli archetipi italiani che ho cercato di fare anche io. Tanto che credo, pensando alla coralità, di avere lo stesso tipo di filmografia dei Vanzina».

Vanzina «In effetti anche a te, già da Notte prima degli esami, è capitato di lavorare con attori importanti ma spesso no, e hai sopperito con la coralità. Come è successo a noi con la generazione dei migliori attori, come Verdone, Troisi, Nuti che erano stati presi in esclusiva dai produttori. È evidente che la mancanza degli attori più pesanti ci ha impedito ad andare in profondità, come ne Il sorpasso con Gassman».

Ultimamente c'è un ritorno ai mitici anni '60. Veltroni è in un tour teatrale con Le emozioni che abbiamo vissuto. È effetto nostalgia?

Vanzina «Io la butto a ridere, faccio il comicarolo, credo che Veltroni faccia una cosa sugli anni '60 per vendicarsi con me perché la sera che andò a vedere il seguito de La febbre da cavallo, La mandrakata, gli rubarono in casa».

Brizzi «Tutti hanno nostalgia dei propri 18 anni, la verità è che quella musica è rimasta immortale, è un periodo magico, un enorme karaoke».

Vanzina «Io suono un po' il pianoforte e vedo che sui giovani funzionano ancora Gino Paoli, Mina, Tenco e Endrigo. E chissà che non faccia un'improvvisata una sera sul palco del musical...».

Brizzi «Fantastico, ti dico io quando, il 13 marzo a Roma, giorno del compleanno di Carlo».

La commedia italiana al cinema ottiene risultati altalenanti. Rimedi?

Brizzi «Io chiederò di assegnare delle patenti di scorrettezza agli autori di comicità in cui almeno noi possiamo dire qualsiasi cosa. Perché hai detto questa battutaccia?. Perché ho la patente».

Vanzina «Io non sono ottimista sullo stato di salute della commedia perché non racconta più l'Italia. Questo cambia tutto».

Insieme state lavorando alla serie tv di Sapore di mare.

Brizzi «Sì, partiamo da dove finisce il primo film, l'estate dei Mondiali del 1982. Ripartiamo dalla Capannina, da quella sera lì, fuori gli adulti e a mezzanotte arrivano i ragazzi».

Vanzina «Probabilmente inizieremo con l'ultima immagine del film».

In questi giorni sono tornati alla ribalta i Ferragnez. L'amore dura il tempo di un'estate con il sapore di mare?

Vanzina «No, penso di no perché la cosa più bella di Sapore di mare è quella che Carlo ha girato in maniera sublime Guadagnino dice che è una delle cose più belle del cinema italiano con la lettera finale che Jerry Calà manda a Marina Suma con quegli sguardi che ti fanno capire che quei due in

realtà si ameranno per tutta la vita».

Brizzi «Venditti canta che certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Ci sono è vero delle coppie che finiscono ma gli amori a volte rimangono là, cristallizzati».

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