Le ostetriche scendono in piazza: «Non siamo la spalla dei medici»

Ostetriche in piazza contro la Turco. Continua la lotta alla proposta di legge sulla tutela dei diritti della partoriente, approvata dalla Commissione Affari Sociali e in calendario la prossima settimana. Disposizioni che metterebbero a serio rischio il futuro del parto naturale oltre alla dignità di una nobile professione. Il fondato timore delle ostetriche è quello di sentirsi inutili, emarginate, subordinate al medico. Appuntamento questa mattina alle 9,30 davanti Montecitorio.
«Le disposizioni contenute in questo disegno - dichiara una rappresentante sindacale - se approvato comprometterebbero pericolosamente l’esercizio professionale delle ostetriche, che ai sensi del decreto ministeriale del ’94 è il professionista che assiste e consiglia la donna nel periodo della gravidanza, durante il parto e nel puerperio, conduce e porta a termine i parti con propria responsabilità e presta assistenza al neonato».
«Tra gli operatori sanitari ci siamo anche noi - aggiunge Antonella - il nostro è un ruolo fondamentale spesso dimenticato. Non siamo mai state la spalla del medico anche perché le nostre competenze vanno ben oltre il “parere”, siamo noi che entriamo in contatto con la madre, la consigliamo e valutiamo al meglio in che modo partorire. Si è parlato tanto della naturalità del parto, anche di quello in acqua, e invece ora con l’avanzata dell’anestesia diventa tutto un grosso abbaglio...». Le ostetriche insistono per il parto naturale.

«I bambini nati con il parto cesareo - continua - sono maggiormente soggetti a problemi respiratori rispetto ai neonati nati naturalmente, anche quando madre e feto appaiono in buona salute». Il parto naturale, quello con tanto dolore, che sfocia in una nascita sofferta ma felice per una donna, potrebbe andare in soffitta per sempre. Si chiude un’epoca?

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