Ormai è una caccia all'uomo. E il fatto che il braccato ogni tanto offra il fianco poco cambia nel bilancio complessivo. Che è questo: ben otto Procure stanno assediando Silvio Berlusconi e il suo governo. Mafia, appalti, logge segrete, fisco, informazione, vita privata. Non c'è campo del Codice penale che non sia stato esplorato per incastrare chi nel 1994 impedì l'ascesa al governo dei comunisti freschi di cambio di nome. Da allora contro il Cavaliere sono stati incardinati 109 procedimenti penali, si sono svolte 2.500 udienze, le perquisizioni sono state oltre 530, i conti correnti passati al setaccio oltre 400 in 60 banche diverse. Per fare fronte a tutto questo il privato cittadino Berlusconi ha speso oltre 200 milioni di euro, quattrocento miliardi di vecchie lire, tra avvocati e consulenti. Dei 22 filoni principali, 8 non sono arrivati neppure a processo per manifesta infondatezza dell'accusa, 5 si sono conclusi con l'assoluzione piena, 4 con la prescrizione e uno con l'amnistia.
Nella maggior parte dei casi non si è trattato di accuse circostanziate ma di teoremi. Unico tra i capitani d'industria italiani, Berlusconi non poteva non sapere che cosa facevano i suoi manager. Unico caso nella giurisprudenza italiana, in un processo (Mills) è stata fissata, per evitare la prescrizione, la data della presunta corruzione al momento nel quale i soldi sono stati non incassati ma spesi dal presunto corrotto. E non ha precedenti neppure il fatto che un governo della Repubblica (il primo Berlusconi, 1994) sia caduto per un avviso di garanzia al premier che si dimostrò poi completamente infondato (assoluzione con formula piena per non aver commesso il fatto).
La favola della magistratura indipendente e non politicizzata cozza contro questa mole di dati e fatti. Del resto anche l'ex pm De Magistris, ora braccio destro di Di Pietro, ha ammesso l'altra sera, durante la trasmissione Exit su La7, di essere rimasto vittima di un collega ( il Gup che ha smontato la sua inchiesta Way Not) in malafede e con rancori personali. Si consoli. Berlusconi vive questa ingiustizia da 18 anni. E non solo lui. Parenti, amici, collaboratori di aziende e partito fanno la sua stessa fine. Nel nostro piccolo ne sappiamo qualche cosa anche noi. Opponendosi al mio ricorso sul caso Marcegaglia, il pm Woodcock scrive: «In vero l'articolo scritto da Sallusti costituisce una fondamentale espressione della sacrosanta libertà di informazione e dell'altrettanto fondamentale diritto di critica», ma detto questo non intende ritirare l'accusa adducendo un teorema complottistico senza prove e neppure il ben che minimo indizio. Ovviamente i suoi colleghi giudicanti hanno accolto la sua tesi a scatola chiusa.
È vero: a Berlusconi, braccato da otto Procure, serve uno scudo personale.
Che non proteggerà solo lui ma chiunque si rifiuti di riportare indietro le lancette della storia al 1994 e consegnare il Paese all'accoppiata magistrati- sinistra. Tutto il resto sono dettagli, magari sconvenienti e inquietanti, ma dettagli in confronto alla posta in gioco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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