Ottocento italiano: la grandezza di un’arte incompresa

In mostra tutti i «big» del nostro diciannovesimo secolo: da Canova al «Quarto Stato»

Una rassegna che esalta l’arte italiana dell’Ottocento, per molto tempo sottovalutata da una critica esterofila e provinciale. In realtà, nelle sue punte - da Canova ad Appiani, da Hayez a Fattori, da Lega a Segantini, da Boldini a Zandomeneghi e a De Nittis, da Previati a Medardo Rosso - la nostra arte figurativa ha poco da invidiare a quella di Paesi come la Francia, peraltro ben altrimenti capace di valorizzare i propri artisti. I curatori, Maria Vittoria Marini Clarelli, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, si sono proposti un obiettivo ambizioso: un panorama di tutto il secolo, da Canova al Divisionismo e a Medardo Rosso, che chiudono l’Ottocento e aprono l’arte del XX secolo. Il rischio, infatti, in mostre del genere, è che la voglia di completezza vada a scapito della qualità.
Ma, al di là di questi limiti, la rassegna romana alle Scuderie del Quirinale, accompagnata da un ponderoso catalogo Skira, risulta uno sforzo meritevole per dare un’immagine articolata delle nostre pittura e scultura, ed è ricca di opere di qualità spesso eccezionale. Non sono tanto gli «ismi» i suoi protagonisti, quanto le individualità in grado di superare schemi e modelli estetici. Uno scultore come Canova e un pittore come Andrea Appiani sono artisti che è del tutto limitativo inquadrare sotto l’etichetta dell’epoca neoclassica.
Se I pugilatori di Canova, ispirati ai colossi della Piazza del Quirinale, sono esemplari di uno scultore che coniuga potenza e bellezza, i ritratti di Appiani del Generale Desaix de Veygoux, di Alessandro Trivulzio e di Napoleone Bonaparte sono degni della migliore ritrattistica di Jacques-Louis David. Se in scultura la grande lezione di Canova trova in Pietro Tenerani, Lorenzo Bartolini e Giovanni Dupré eredi non illegittimi, Francesco Hayez, campione del nostro Romanticismo, si rivela un artista che ha pochi equivalenti nella pittura europea dell’epoca. Passando dalla pittura «mitologica» a quella storica, dalla ritrattistica al quadro simbolico (Un pensiero malinconico e Il bacio), Hayez è presente in mostra con capolavori altissimi.
Ma accanto a questo gigante, il Piccio, pittore lombardo, si rivela artista dal tocco pre-impressionista e dal desiderio costante di sperimentare nuove strade. Se Domenico e Gerolamo Induno rappresentano una pittura storica di buon livello ma che non stupisce mai, i macchiaioli sono proposti con opere coinvolgenti anche per il pubblico meno attento. Le cucitrici di camicie rosse di Odoardo Borrani, il magico Canto di uno stornello di Silvestro Lega, Le macchiaiole, In vedetta e Ritratto della figliastra di Giovanni Fattori appartengono a un’arte che con gli anni acquista significati sempre più alti.


Non sono solo «gli Italiani di Parigi» (Boldini, De Nittis e Zandomeneghi) a dominare l’arte di fine Ottocento, ma anche personalità come Giovanni Segantini e Gaetano Previati che, alle soglie del nuovo secolo, esplorano con singolari risultati percorsi fino allora mai battuti.
LA MOSTRA
«Ottocento. Da Canova al Quarto Stato». Roma, Scuderie del Quirinale. Fino al 10 giugno. Info: 0639967500; info.sdg@palaexpo.it.

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