Anziani che non mangiano: cause e rimedi

L'inappetenza è molto comune tra le persone in età senile. Le cause possono essere psicologiche o patologiche: dalla depressione alla sindrome del malassorbimento. Come intervenire e quale dieta scegliere

Anziani che non mangiano: cause e rimedi

Durante la terza età può accadere che gli anziani manifestino disinteresse verso il cibo. Talvolta rinunciano ai pasti, altre finiscono per ridurre drasticamente le porzioni. Tale condizione può comportare seri problemi di salute come, ad esempio, cali importanti di peso oppure pericolose carenze nutrizionali.

Le cause dell’inappetenza degli anziani

Bocca anziani

Individuare le cause dell’inappetenza è la prima cosa da fare quando ci si imbatte in un anziano restio a mangiare regolarmente. Fatta eccezione per i casi sporadici - capita a tutti, per svariati motivi, di saltare un pasto una tantum - bisogna andare a fondo del problema rivolgendosi, laddove necessario, a uno specialista.

In alcuni casi, si tratta di un disordine emotivo derivante da una condizione di solitudine che l’anziano percepisce in forma accentuata rispetto a un adulto con uno stile di vita ancora attivo. Al di là dei luoghi comuni, infatti, ci sono alcune forme depressive che possono insorgere o manifestarsi anche in età senile. In tal senso, potrebbe essere utile il confronto con uno psicoterapeuta per decidere come intervenire.

Per molte altre persone, invece, l’inappetenza è il campanello d’allarme di una patologia silente e debilitante. Tra quelle note vi sono:

  • insufficienza renale cronica;
  • insufficienza cardiaca;
  • bronchite;
  • polmonite;
  • infezione delle vie urinarie;
  • gastroenteriti;
  • sepsi;
  • assunzione di farmaci;
  • intolleranze/allergie alimentari;
  • sindrome da malassorbimento;
  • insonnia e disturbi del sonno.

Possono concorrere all’inappetenza anche fattori di minor rilievo - ma non per questo trascurabili - come difficoltà digestive o problemi dentali.

I rimedi e la dieta

Alimentazione sana

Data la molteplicità di cause non esiste un rimedio unico, cioè che vada bene per tutti, ma bisogna valutare il singolo caso. Per escludere patologie o condizioni di salute precarie sarebbe buona norma sottoporre l’anziano ad un check up completo almeno una volta l’anno. Bastano dei semplici esami di routine (analisi del sangue e delle urine, cardiogramma, ..) per fugare ogni dubbio.

Qualora si riscontrassero criticità importanti (malattie già validate e non) è meglio affidarsi a un esperto onde evitare di aggravare la situazione. Le iniziative personali sono sconsigliate, specie se si tratta di una persona già cagionevole o con patologie pregresse.

Un altro aspetto da non trascurare è la dieta. Sebbene il fabbisogno energetico di un anziano sia inferiore a quello di un adulto sano, non bisogna sottovalutare la quantità e la qualità dei pasti.

Le verdure, preferibilmente fresche e di stagione, andrebbero consumate almeno due volte al giorno, magari frullate o ridotte in purea per non forzare la masticazione. Lo stesso si dica per la frutta, fonte preziosissima di vitamine e altri nutrienti a qualunque età.

Quanto ai carboidrati, sono anch’essi fondamentali: dalle fette biscottate a colazione a porzioni generose (senza eccessi) di pasta, riso, pane (preferibilmente integrali), patate, legumi o cereali per pranzo e cena. Il semolino può essere una valida alternativa nei casi in cui si riscontrino problemi di deglutizione o masticazione.

Infine, le proteine. Pensare che un anziano debba rinunciare a un secondo di carne o pesce è sbagliato oltre che pericoloso.

I pasti devono essere completi di tutti gli alimenti necessari all’organismo per restare in salute e vivere a lungo. Piuttosto è meglio ridurre le porzioni, variare spesso e preferire cotture poco elaborate. Quanto ai condimenti è meglio limitare l’uso di sale, zucchero, spezie e aromi pronti all’uso.

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