La stella da sceriffo che Flavio Zanonato ha esibito in cinque anni passati a prendere le distanze dal buonismo veltroniano non è bastata a garantirgli la riconferma al primo botto. Certo, Padova è una città che ha il centrodestra nel dna, ma cinque anni fa lo stesso Zanonato era stato capace di conquistare palazzo Moroni in un colpo solo, strappando il 51,9 per cento dei consensi e battendo niente meno che l'allora sindaco uscente Giustina Destro. Stavolta si è trovato di fronte un ex olimpionico di sciabola, Marco Marin, candidato da Pdl e Lega solo un mese prima del voto. Pareva una vittima sacrificale, rischia di diventare, a sorpresa, il sindaco di Padova al ballottaggio del 21 giugno.
I due sono arrivati più o meno alla pari, 45,7 per cento per Zanonato e 44,9 per cento per Marin. E la partita si fa davvero incerta. Zanonato si dice soddisfatto e parla di performance nettamente migliore rispetto agli altri colleghi del Pd sbaragliati più o meno a ogni latitudine in Veneto. In realtà la medaglia (o l'accusa, se si guarda da sinistra) di moderato conquistata sul campo sembrava sufficiente per garantirgli un altro mandato, che invece adesso passa da una battaglia sulle ultime briciole che si sono divise gli altri undici (!) candidati al municipio di Padova.
Tra questi, potrebbe diventare determinante Oreste Terranova, che con l'Udc ha racimolato un 3,1 per cento che fa gola a entrambi i candidati. Zanonato ha già annunciato che cercherà «di aprire un dialogo» con l'Udc.
Di contro Marin, che i sondaggi davano a 10 punti di distacco da Zanonato, non ha alcuna intenzione di festeggiare. «Lo farò solo quando Padova avrà un'amministrazione nuova e improntata su valori completamente diversi da quelli propagandati dal centrosinistra».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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