Ankara - L’assassino di mons. Luigi Padovese non era pazzo ed ha compiuto un assassino rituale al grido di ’Allah è grandè secondo "Asianews", agenzia stampa del Pontificio istituto missioni estere, che invita il Vaticano e il governo turco a rivedere le proprie iniziali posizioni. "Mentre i giorni passano, si aggiungono nuovi particolari alla vicenda dell`assassinio e alla presunta ’insanità’ dell`uccisore", scrive oggi Asianews.
"Coltellate in tutto il corpo" "I medici che hanno effettuato l`autopsia hanno rilevato che mons. Padovese presentava coltellate in tutto il corpo, ma soprattutto dalla parte del cuore (almeno 8). La testa era quasi completamente staccata dal tronco, attaccata al corpo solo con la pelle della parte posteriore del collo. Anche la dinamica dell`uccisione è più chiara: il vescovo è stato accoltellato in casa. Egli è riuscito ad avere la forza di andare fuori, sulla soglia della casa, sanguinante e gridando aiuto e là avrebbe trovato la morte. Forse solo quando egli è caduto a terra, qualcuno gli ha tagliato la testa. Testimoni affermano di aver sentito il vescovo gridare aiuto. Ma ancora più importante, è che essi hanno sentito le urla di Murat subito dopo l`assassinio. Secondo queste fonti, egli è salito sul tetto della casa è ha gridato: ’Ho ammazzato il grande satana! Allah Akbar!’. Questo grido - prosegue ’Asianews’ - coincide perfettamente con l`idea della decapitazione, facendo intuire che essa è come un sacrificio rituale contro il male. Ciò mette in relazione l`assassinio con i gruppi ultranazionalisti e apparentemente fondamentalisti islamici che vogliono eliminare i cristiani dalla Turchia"".
Davanti a questi nuovi e agghiaccianti particolari - scrive ’Asianews’ - sono forse da rivedere le dichiarazioni del governo turco e le prime convinzioni espresse dal Vaticano, secondo cui l`uccisione non avrebbe risvolti politici e religiosi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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