Nostro inviato a San Leonardo
in Passiria (Bolzano)
La terra promessa del disoccupato si spalanca a Merano, anticamera del paradiso. Terme, castelli, filari di viti, latterie, campi verdi, birra e speck, ordine e serenità. L'essenza dell'Alto Adige. La vera sorpresa è poco più avanti, quando si risale il Passirio verso nord. Alla valle solcata dal torrente non fanno da corona montagne famose come le Dolomiti, vi si trovano pochissimi impianti di risalita per sciatori, la strada principale è piena di curve e a un certo punto si biforca verso due passi, il Giovo e il Rombo, che sei mesi all'anno sono sepolti dalla neve. A prima vista, la valle non ospita grandi attrazioni turistiche né rappresenta una grande via di collegamento. Sulla carta, un comprensorio secondario. Ma nella vita reale questo è l'eden del lavoro. L'Istat ha calcolato che la Val Passiria è il «sistema locale» con il più basso tasso di disoccupazione del Paese: appena l'1,9 per cento. «E di lavoro ce ne sarebbe ancora parecchio», sospira Ulrich Königsrainer, coordinatore del Consorzio economia della Val Passiria. Ma non è facile ingaggiare altra manodopera perché le altre zone italiane a disoccupazione quasi zero sono tutte in Alto Adige: la vicina Val Venosta (2,2 per cento di disoccupazione) e la Val Pusteria (3,2).
La Val Passiria nasconde però una ricetta segreta se è capace di abbattere la disoccupazione in misura molto maggiore di zone più ricche di fabbriche, uffici, magazzini, richiami turistici. Gothard Gufler è il sindaco di Moso in Passiria, il più esteso e meno popolato dei tre Comuni della valle, ai piedi del passo del Rombo. A Moso tutto è come un tempo, i masi sugli alpeggi in quota, i pascoli pettinati, le architetture delle case costruite in legno scurito dal tempo. «Oltre il Rombo, in Austria, si trovano soltanto risalite per lo sci. Qui invece regna il gusto della natura intatta - spiega Gufler -. Gran parte del territorio ricade nell'ambito del parco naturale del Gruppo di Tessa. È questo il turismo che vogliamo e che riusciamo ad attirare: quello di chi apprezza la bellezza di un ambiente incontaminato. E poi siamo gente concreta, ci rimbocchiamo le maniche e ci diamo da fare senza aspettare interventi altrui».
LA SVOLTA
Cinque anni fa le tabelle dell'Istat sarebbero state profondamente diverse. Nel 2013 la maggiore azienda della Val Passiria decise di chiudere la produzione. La Hoppe, fabbrica svizzera di maniglie per porte e finestre con stabilimenti anche in Germania, Repubblica Ceca e Stati Uniti, occupava 170 persone, tutte residenti in valle, che non accettarono di essere trasferite negli altri due centri produttivi altoatesini in Alta Venosta, a Lasa e Sluderno: 75 chilometri di asfalto tutto curve che si percorrono in un'ora e mezzo. Tre ore di auto al giorno. Negli stessi anni, mentre lungo il Passirio sparivano le maniglie, crescevano gli alberghi di lusso. Così molti operai e operaie diventarono camerieri, governanti, barman, manutentori, impiegati amministrativi, addetti alle piscine oppure ai campi di golf.
La Provincia autonoma organizzò vari corsi di riqualificazione. E anche questo ingrediente entra nella ricetta antidisoccupazione: un ente pubblico che funziona. Prima sono state indette riunioni informative e poi colloqui di orientamento individuali. «Il Centro di mediazione lavoro ha rilevato la situazione concreta di ogni lavoratore e ha proposto offerte di lavoro e misure di formazione riferisce Stefan Luther, direttore della Ripartizione lavoro della Provincia -. Corsi di formazione professionale sono stati appositamente organizzati per i dipendenti Hoppe: corso base nel settore alberghiero, carrellista, settore vendita, saldatura, corsi di italiano e di pc. Era anche possibile frequentare gratuitamente tutti gli altri corsi di formazione professionale offerti dalla Provincia autonoma di Bolzano».
«Non sono andati tutti a lavorare nel turismo - racconta Uli Königsrainer -. Qualcuno è finito in altre ditte locali, altri si sono messi in proprio a produrre miele, a guidare taxi e navette, a fare l'elettricista o il falegname. Tempo un anno e tutti quelli che volevano lavorare avevano trovato un posto spesso meglio pagato di prima». Addirittura? «Nei grandi alberghi qui si guadagna non meno di 1.800 euro al mese, certo non si fa il fine settimana a casa come in fabbrica, però si ha del tempo libero durante la settimana. E più soldi in tasca fanno vendere più vestiti e ristrutturare più case. Si crea un circolo virtuoso che crea più lavoro e più reddito per tutti».
LUSSO E BENESSERE
Il simbolo del turismo in Val Passiria è nel comune di San Martino, località Quellenhof che significa Sorgente e dà il nome a un resort di lusso che, garantisce il titolare Heinrich Dorfer, è «unico in tutte le Alpi». L'elenco di quanto offrono le cinque stelle del Quellenhof è sterminato: 10 piscine di cui una cronometrata, maneggio, golf, 7 campi da tennis, quad, biciclette professionali, 3 ristoranti (uno gourmet), un centro benessere di 10mila metri quadrati, una parete per l'arrampicata sportiva, un lago naturale balneabile. Nel nuovo centro medico, dove fare analisi e sottoporsi a terapie riabilitanti e trattamenti rigeneranti, è impossibile trovare un posto libero prima di ottobre. «Abbiamo 270 dipendenti, quasi 300 con il centro medico, e avremmo ancora qualche assunzione da fare. Siamo il maggior datore di lavoro della valle dice Dorfer -. Non è un'occupazione stagionale perché restiamo aperti 10 mesi, da marzo al gennaio successivo, e siamo sempre pieni al 98 per cento». Poco più a nord del Quellenhof, a San Leonardo in Passiria, sorge un altro spettacolare cinque stelle, l'Andreus, anch'esso con golf, tennis, wellness. Sono numerosi anche i quattro stelle tutti gestiti da famiglie della zona. Una concentrazione di eccellenze alberghiere unica nella montagna italiana. I numeri raccontano un'autentica esplosione del turismo in Passiria. Dice Königsrainer, che gestisce un residence con 22 appartamenti per vacanze a San Leonardo: «Nel 2007 contavamo 600mila pernottamenti all'anno saliti nel 2017 a 850mila, per la gran parte in hotel a quattro o cinque stelle.
CERCASI LAVORATORI
Quindici anni fa la Hoppe aveva 230 dipendenti e il Quellenhof 50, quando chiuse la Hoppe ne aveva 170 e l'albergo 130. In un decennio il turismo di qualità ha creato dai 200 ai 300 nuovi posti di lavoro. E le strutture più piccole cercano ancora: non potendo garantire le buste paga e le mance dei grandi hotel incontrano maggiori difficoltà a trovare personale. Qui lavorano già tutti ma ci sarebbero ancora tanti posti. La nostra economia cresce più rapidamente della manodopera».
Accanto al turismo in Val Passiria va bene anche l'artigianato, in particolare la lavorazione del legno. Ma le figure professionali scarseggiano. Una concessionaria d'auto è andata a prendersi un carrozziere a Padova. Dorfer ha chiamato alcuni addetti dal lago di Garda, dove a novembre aprirà un altro 5 stelle extralusso. Le ditte di manutenzione stradale (e chiunque arrivi in Alto Adige) ringraziano invece la Provincia autonoma che ogni anno in primavera stanzia i soldi necessari a rifare i tratti di asfalto più rovinati dal gelo.
Segnali di recupero vengono anche dall'edilizia dopo anni asfittici: «Da qualche mese registriamo una ripresa del settore edile che lo ha fatto ritornare a livelli simili a prima della crisi», conferma Thomas Benelli, dell'Ufficio osservazione mercato del lavoro della Provincia di Bolzano. Lo testimonia anche Alex Schweitzer, responsabile del processo servizi e marchio della Maico, gruppo tedesco che produce serramenti e ha a San Leonardo il centro logistico e commerciale per Italia, Spagna, Grecia e Svizzera: «Il mercato si sta riprendendo dice Schweitzer .
Non abbiamo aumentato il numero di addetti ma anche noi ora cominciamo a notare la difficoltà a trovare personale qualificato per la gestione del magazzino e la parte amministrativa e di vendita». Con 100 dipendenti, la Maico è il maggior datore di lavoro della valle dopo i grandi alberghi: il turismo d'élite ha ribaltato le vecchie gerarchie occupazionali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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