Il Paese dalle troppe contraddizioni

La Germania è in crisi, prigioniera di modelli burocratici, cervellotici e complicati nella vita di tutti i giorni

Marcello Foa

nostro inviato a Berlino

Certo, noi italiani non siamo abituati all'altra Germania. Dimenticate per un momento quella efficiente, razionale, moderna che per tanto tempo abbiamo ammirato. Ora il Paese è in crisi, prigioniero di una Germania burocratica, cervellotica, complicata nella vita di tutti i giorni e talvolta persino nella gestione del potere. Un Paese che proprio per l'incapacità di liberarsi dei lacci di un sistema in declino, quello del «capitalismo sociale», è stato finora incapace di rialzarsi. Problemi paradossali e sorprendenti, come emerge da questo breve vademecum che abbiamo preparato con l'aiuto di Detmar Doering, direttore di uno dei più autorevoli centri studi liberali del Paese, la Friedrich Naumann Stiftung di Potsdam.
La giungla delle tasse. Il fisco italiano vi fa ammattire? Consolatevi, anche in Germania è così. Forse anche peggio. Perché la mania di regolamentare tutto ha portato a un sistema che è cresciuto a dismisura e ora si attorciglia su se stesso. Questo Paese ha oltre 90mila norme fiscali. Sì, avete letto bene: oltre 90mila. E ben 418 esenzioni fiscali. Alcune sacrosante, come quelle in favore delle famiglie con figli, altre frutto della pressioni delle lobby più disparate. Risultato: nessun cittadino riesce a compilare la dichiarazione fiscale da solo, il commercialista è di rigore. Il che non mette al riparo delle sorprese, come quando il tuo reddito diminuisce ma il prelievo fiscale aumenta. E non sai perché; roba da ammattire.
Un esercito di poveri. Nel 1998 i tedeschi che vivevano sotto la soglia di sopravvivenza (con un reddito inferiore al 60% di quello medio) erano il 12,1%, ora sono il 13,5%: dieci milioni e mezzo di persone che guadagnano meno di 730 euro al mese nei Länder occidentali e meno di 605 euro in quelli dell'ex Ddr.
Spese sociali alle stelle. Lo Stato tedesco spende per l'assistenza sociale una somma pari al 30,5% del prodotto interno lordo. Nell'Unione europea solo la Svezia (32,5%) e la Danimarca (30,6%) spendono di più; ma l'economia di questi due Paesi è in forte crescita, mentre quella tedesca ristagna da tempo. E il deficit pubblico tedesco continua a salire; ora è al 3,7%, ben oltre il limite fissato dal Trattato di Maastricht.
Operai tra i più cari del mondo. Il costo all'ora medio di un lavoratore nel settore manifatturiero è di 27,60 euro. In America è di 18,76 euro. E nella confinante Polonia solo di 3,29 euro. Gli operai in Germania guadagnano bene, ma meno di quanto si pensi: buona parte di quei 27,60 euro viene assorbito dalle trattenute sociali.
Molta concertazione, poco dinamismo. Da 50 anni la Germania è un Paese a basso conflitto sociale. Pochi scioperi, poche proteste. Grazie al dialogo e al confronto continuo tra mondo politico, industriale, bancario e sindacale, che ha generato una cultura del compromesso, consociativa. Ma, avverte lo studioso Doering, questo ha conferito troppi poteri di veto, che alla fine rendono difficili riforme incisive: si cambia solo se tutti sono d'accordo. E questo priva la Germania della flessibilità necessaria per adattarsi a un'economia sempre più aperta, globalizzata e concorrenziale.
Federalisti in teoria, centralisti di fatto. La Germania ha un sistema federale ma, contrariamente agli Usa o alla Svizzera, in realtà poco decentrato. Per una ragione molto semplice, secondo il direttore della Friedrich Naumann Stiftung: i Länder (regioni) tedeschi hanno rinunciato a gran parte del proprio potere legislativo, per partecipare alle decisioni che vengono prese al centro.

Lo strumento con cui i Länder esercitano il proprio potere è il Bundestag, la Camera alta del Parlamento tedesco, dove siedono i rappresentanti delle regioni e che può bloccare le leggi varate dalla Camera bassa, il Bundestag. Dunque in caso di dissenso tra i due rami del Parlamento chi decide? Una Commissione bicamerale, ancora una volta di compromesso, che ha enormi poteri, peraltro poco noti ai cittadini.
marcello.foa@ilgiornale.it

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica