Paolo Bonolis: 8
Che pioggia di complimenti per l'effervescente conduttore del Festival. Ogni sera più euforico sull'onda favorevole dei dati d'ascolto. Sarà anche un po' greve, esageratamente goliardico, ma è un autentico animale da palcoscenico. È proprio vero: Paolo Bonolis è unico. Infatti è l'unico tra i personaggi dello spettacolo che dice: «nello specifico», «dacché», «qualora», «affinché», «palesare», «laddove», «giacché», «veicolare», «appieno», «mentore», «contemporaneizzazione». Considerate le sue simpatie, sarebbe un segretario perfetto per il Pd.
Luca Laurenti: 8
Spalla ideale di Bonolis, incarna alla
perfezione il finto (?) tonto, sempre
pronto a porgere la battuta al compare
per riceverne terribili, pur se metaforiche,
sberle. Perfetto per il
ruolo del fesso di complemento,
già sperimentato con costante
successo negli spot di quel
famoso caffè. E poi la fenomenale voce da crooner,
fino all'altra settimana
sconosciuta ai più: «That's Life
», «New York, New York», «My
Way» hanno lasciato tutti a bocca
aperta. E poi, diciamolo, Luca Laurenti
ha il dono innato della simpatia.
Le conigliette di Playboy: 2
Tanto rumore per nulla. O per pochissimo.
Le conigliette annunciate con la
fanfara sono state una gigantesca delusione.
Prima sono sbarcate le tre
del «Playboy» italiano, poi quattro delle
mille fidanzate dell'inesauribile
Hugh Hefner. Sette in
totale, magari anche magnifiche,
ma tutte vestitissime. Insomma,
una presa in giro. Eppure diverse
associazioni femminili hanno tuonato
contro l'invasione delle allegre fanciulle.
Colpevoli di aver pregiudicato
il «messaggio culturale» del Festival.
Prossima puntata Miss Italia.
La letteratura: 1
Altrogiro, altra (brutta) novità. La letteratura
trasferita sul palco dell'Ariston
è stata la peggiore idea di Bonolis. Cinque
grandi scrittori sono stati invitati
a scrivere un brano dedicato a Sanremo
(da non confondere con una
canzone) affidato per la lettura
ad altrettanti attori. Lo stesso Bonolis,
Alessandro Haber, Giorgio Pasotti,
Piera Degli Esposti e Remo Girone
hanno letto i pezzi di Alda Merini,
Paolo Giordano, Niccolò Ammaniti, Michele
Serra e Dacia Maraini. Tutti lunghissimi
e di una noia mortale. Il peggiore?
Bisognerebbe tirare i dadi.
Kevin Spacey: 8
Dopo Vincent Cassel, che nessuno,
tranne (forse) Monica Bellucci, pensava fosse
così spiritoso, il più sorprendente,
tra i superospiti è stato Kevin
Spacey. O qualcuno sapeva che
avesse una voce del genere?
Quando ha intonato «Fly Me to
the Moon» perfino Luca Laurenti
è impallidito: fino a quel momento
era stato lui il clone sanremese
di Frank Sinatra. Davvero bravo,
al punto che l'indomani una giornalista
del Tg1, oltre ad assegnargli i
due Oscar guadagnati sul campo, lo
ha promosso premio Nobel.
I modelli: 4
Un bellissimo per ogni serata. Forse
per dare un contentino anche alla fetta
femminile del pubblico televisivo. Sicuramente
stufa di mezzo secolo abbondante
di vallette, bionde o brune
che fossero. Per colmare la
profonda lacuna sono stati dunque
reclutati cinque testimonial
di noti stilisti, due inglesi, un israeliano,
un brasiliano e un italiano, l'insopportabile
chiacchierone Ivan Olita, che ha parlato per tutti. I
cinque sono stati scelti personalmente
dalla signora Bonolis, Sonia Bruganelli.
Una che NON se ne intende.
Fabrizio Del Noce: 4
Il più accanito tra i presenzialisti?
Non c'è dubbio, il direttore di Raiuno,
Fabrizio Del Noce. Seduto in primissima fila,
tra i soliti alti papaveri (senza
papere), della tv di Stato, ha
gongolato per cinque sere di seguito.
Beandosi di ogni cosa andasse
in onda. Anche del più inutile
degli interventi, quello di tale
Miguel D'Escoto, ignoto presidente
dell'assemblea della Nazioni Unite.
Ci sarebbe voluto il finto ambasciatore
Totò, pronto a spaccare un cristallo
per far capire all'interlocutore telefonico
che si trova al Palazzo di Vetro.
Le vallette: 5
Poverette, quanto erano imbranate
le madrine dilettanti che hanno piroettato
all'Ariston.
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