Il Palermo passeggia sulle ambizioni del Milan

Tutto nella ripresa: gol di Bresciano e Amauri, ma anche un palo di Kakà e una traversa di Pirlo

Franco Ordine

da Milano

Finisce con gli olè dei tifosi del Palermo. A San Siro si consuma la prima consacrazione della squadra di Zamparini che raggiunge nella serata l’Inter in cima alla classifica. Mancini e i suoi devono fare i conti con questo rivale e forse dormono sonni più tranquilli. È la prima sconfitta del Milan nella stagione ma è la più significativa e anche la più pesante dal punto di vista tecnico perché cancella dagli orizzonti tutti i propositi di rincorsa nella settimana che passa attraverso l’arbitrato e si conclude con il derby. Decidono una serie di errori difensivi (prima Nesta, poi Dida) quando la fatica toglie la vista oltre che la solita desertica produzione offensiva: palo (di Kakà), traversa (di Pirlo) non aiutano ma anche il Palermo, nel suo piccolo, può esibire il montante di Semplicio. Nel finale l’arbitro Rocchi (da premiare per la conduzione) annulla un gol a Gilardino che è quasi un evento per una vistosa spinta dello stesso su Zaccardo.
Evidente il motivo del cedimento rossonero: le fatiche di Champions league (un tempo in dieci contro undici) a Bruxelles lasciano il segno e condizionano la sfida che rilucida le ambizioni dei siciliani. Il Palermo si giova del suo turn-over e da squadra gruviera, si ritrova a sognare. Il Milan viene ricacciato indietro a riflettere sui suoi errori ma anche sulla povertà dei ricambi per una serie di coincidenze non proprio fortunate.
Le zolle di San Siro sono nuove di pacca, la palla scivola via come su un biliardo. Guidolin ricorre a un 3-5-2 visto già all’Olimpico con la Lazio (scaramanzia?), Ancelotti non è in grado di proporre sorprese (ha uomini contati specie in centrocampo). Così le schermaglie tra Milan e Palermo non accendono mai la sfida anche se la tengono sul filo sottile dell’equilibrio. E la supremazia rossonera nel governo della palla e del gioco non produce effetti vistosi. Da una parte c’è Inzaghi (suo un destro di poco fuori e un colpo di testa alto) che mette pressione a Fontana, dall’altra Amauri (puntura dal limite, Dida para a terra) e Di Michele (sinistro a fil di palo) tengono sotto tiro Nesta e compagnia.
Nell’intervallo il Milan lascia qualcosa di decisivo negli spogliatoi: energie preziose, lucidità e anche un pizzico di fortuna. Così al primo sfondone della difesa (Nesta), Bresciano s’incunea liberamente in area e pesca il comodo jolly dell’1-0 subito dopo doppiato da una sassata di Semplicio deviata dal palo.
Sono i cinque minuti più difficili dell’attuale carriera italiana del Milan da cui la squadra di Ancelotti si riprende solo a metà della seconda frazione quando con Kakà (distanza siderale) e con Pirlo (limite dell’area), nel corso della stessa azione, riesce a timbrare il palo e la traversa.

Risparmiato dalla sorte, il Palermo gode anche della seconda sbavatura difensiva milanista: questa volta è Dida che sulla fucilata di Bresciano non tiene la palla e la scodella davanti in modo tale da favorire la zampata di Amauri per il 2-0 che cancella ogni speranza di rimonta. Oliveira non aggiunge granché, fa meglio di tutti Maldini che è un vecchio combattente mentre Capuano e Tedesco proteggono la patria mai in serio pericolo fino alla fine.

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