Investimenti, interessi nel settore immobiliare e aziende intestate a prestanome per riciclare il denaro sporco. Ma anche minacce ed estorsioni ad aziende concorrenti. Ecco gli affari della mafia catanese legata ai Santapaola. Il quadro emerge dalle indagini dei carabinieri del Ros di Catania, che sono sfociate questa mattina nell'operazione denominata "Samael".
Nel blitz antimafia i carabinieri hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare, in carcere e agli arresti domiciliari, nei confronti di 9 persone. Disposto inoltre il sequestro di società e beni mobili per un valore di oltre 12,6 milioni di euro. I provvedimenti sono stati emessi dal gip su richiesta della Dda etnea. L'operazione, denominata "Samael", riguarda gli investimenti immobiliari eseguiti, negli anni '90, da Nitto Santapaola, Aldo Ercolano, Francesco Mangion e Giuseppe Cesarotti. I reati contestati sono associazione mafiosa, concorso esterno, estorsione, riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e illecita concorrenza con minaccia.
Le persone arrestate sono, stando alle indagini, membri di Cosa Nostra, del gruppo legato al boss catanese Benedetto Santapaola. In carcere sono finiti Giuseppe Cesarotti, 75 anni, il figlio Salvatore Cesarotti, 54 anni, Orazio Di Grazia, 37 anni, Francesco Antonino Geremia, 59, Giuseppe Mangion, 60, Armando Pulvirenti, 64 anni, Cateno Russo, di 38. Agli arresti domiciliari Mario Palermo, 75 anni, e Vincenzo Pulvirenti, di 67.
"L'indagine - spiegano gli inquirenti - è nata sul finire del 2016 con la finalità di monitorare le relazioni tra Mangion e l'uomo d'onore Giuseppe Cesarotti". Il primo figlio del defunto uomo d'onore Francesco Mangion, conosciuto come "Ciuzzu u firraru", già consigliere di Benedetto Santapaola (capo e rappresentante della famiglia) e il secondo favoreggiatore dello stesso Santapaola. Sono state intercettate conversazioni dalle quali è emerso che Cesarotti consegnava a Mangion cospicue somme di denaro contante e aveva rapporti con i figli di Santapaola, cui erano destinate parte delle somme; era anche a conoscenza, per avervi preso personalmente parte a suo tempo, di risalenti investimenti fatti da Santapaola e altri boss.
Da qui è scattata un'ulteriore indagine, con l'obiettivo di individuare gli investimenti degli storici vertici della famiglia e, conseguentemente, degli imprenditori che si erano prestati a ricevere i capitali di provenienza illecita, reinvestendoli in attività imprenditoriali pulite. A questi investimenti partecipò anche Giuseppe Cesarotti - che è l'unico libero e vivente degli originari investitori - il quale, nell'ottica di rientrare in possesso del denaro a suo tempo investito è anche assurto a garante degli interessi di chi - secondo espressioni sue - è "nell'altra vita" (in riferimento a Mangion) e di coloro che invece "sono sepolti vivi" (in riferimento agli ergastolani Santapaola ed Ercolano. Proprio approfondendo le relazioni tra Cesarotti e Giuseppe Mangion, è emerso che l'imprenditore farmaceutico Palermo, risultato legato da risalenti rapporti fiduciari a Santapaola e agli altri boss, a cavallo tra gli anni '80 e '90, quale titolare fittizio della società Tropical Agricola Srl e per il tramite di essa, acquistò beni immobili con fondi provenienti da Santapaola, Ercolano e Francesco Mangion. Negli anni '90 inoltre curò personalmente la latitanza di Ercolano e Mangion. L'ammontare dell'originario investimento, sulla scorta degli esiti delle attività intercettive, è stato quantificato in due milioni di euro.
I capi d'accusa
Gli arrestati sono accusati a vario titolo di trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, concorso esterno in associazione di tipo mafioso. È stato anche disposto il sequestro della Tropical Agricola. Inoltre, secondo le indagini, Santapaola, Ercolano, Francesco Mangion e Giuseppe Cesarotti negli anni '90, con fondi propri, attraverso la società Mascali, acquistarono un rilevante appezzamento di terreno sul quale realizzare immobili. Negli anni 2000, la società fu venduta a imprenditori che, ignari della riferibilità dell'assetto societario a cosa nostra, divennero oggetto di richieste estorsive, formulate da Cesarotti nell'intento di recuperare così le somme investite. Cesarotti, nell'avanzare le richieste, pretese l'intestazione di un appartamento e, sempre al fine di sollecitare ulteriormente gli imprenditori, ordinò l'incendio, avvenuto nell'agosto del 2017, dello stabilimento balneare mascalese denominato Jaanta Bi, gestito dagli imprenditori. Per Cesarotti, il figlio, Russo, Di Grazia e Armando Pulvirenti Armando è scattata l'accusa di estorsione, aggravata dal metodo mafioso. Inoltre Santapaola, Ercolano, Francesco Mangion e Giuseppe Cesarotti, negli anni '90, con fondi propri, attraverso la società Co.Invest, acquistarono beni immobili. A Cesarotti sono stati sequestrati terreni a Belpasso, nel catanese (20 ettari circa) e villette site a Marina di Gioiosa (Reggio Calabria). Nel contempo, si è accertato che Giuseppe e Salvatore Cesarotti, benché formalmente estranei agli assetti della LT Logistica e Trasporti e della G.R. Transport Logistics, hanno personalmente curato e fatto fronte, con metodo mafioso, alle vicissitudini aziendali, intervenendo tanto sui committenti quanto sugli altri operatori del settore dei trasporti, al fine di coartare l'iniziativa imprenditoriale di questi ultimi e acquisire una posizione di sostanziale monopolio sul mercato. In più, si è accertato che la G.R. Transport Logistics, sin dalla data della sua costituzione ha sede legale all'interno di un immobile fittiziamente intestato ad altri ma nei fatti riconducibile a Cesarotti. Da qui per Cesarotti padre e figlio è scattata anche l'accusa di trasferimento fraudolento di valori.
Giuseppe e Salvatore Cesarotti sono accusati anche di illecita concorrenza con minaccia perché, nell'esercizio dell'attività imprenditoriale di deposito ferroviario e trasporto merci svolta attraverso la GR Transport Logistics, mettevano in atto minacce ed intimidazioni ai concorrenti. Cesarotti, Mangion e Pulvirenti sono accusati di associazione di tipo mafioso, quali affiliati alla famiglia Santapaola - Ercolano. Il risultato, sottolineano gli inquirenti, è stato raggiunto grazie ad attività di intercettazione e a servizi di osservazione, controllo e pedinamento eseguiti a riscontro, che hanno così delineato un quadro indiziario forte, ulteriormente arricchito dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia e consolidatosi grazie alla piena collaborazione offerta da alcune delle vittime.
Le parole del Procuratore di Catania
"Abbiamo sequestrato beni per un valore cospicuo di oltre 12 milioni di euro risalenti agli anni '90. Bisogna essere consapevoli che i risultati ottenuti quando si confiscano beni di questo valore, sono importanti. Risultati che servono ad ostacolare la capacità espansiva di Cosa nostra che non sarebbe così forte se non potesse contare anche su questo imprenditorie collusi". Lo ha detto il Procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, a margine della conferenza stampa dell'operazione condotta da carabinieri del Ros. "E tuttavia - ha aggiunto Zuccaro - cantare vittoria è difficile perché lo Stato ottiene grandi risultati quando è coeso e deciso.
Ma per arrivare al traguardo finale con il definitivo indebolimento di questi clan, occorrerà uno sforzo ancora maggiore di quello che oggi siamo in grado di produrre. Oggi cerchiamo di fare di tutto per poter essere all'altezza delle nostre responsabilità".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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