Facevano soldi con la scusa dell'accoglienza ai migranti. Adesso sono stati rinviati tutti a giudizio per un ammanco complessivo da 1,6 milioni di euro - questo avevano rilevato le indagini affidate al comando provinciale della guardia di finanza di Ragusa - nelle casse della società cooperativa sociale "Il Dono" di Ragusa, che per un decennio ha fornito assistenza ai centri accoglienza per migranti nel Ragusano.
Il giudice per le indagini preliminari di Ragusa, Claudio Maggioni, così come richiesto dalla Procura (le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore Gaetano Scollo), ha rinviato a giudizio, con l'ipotesi di reato di peculato in concorso e in continuazione, Rosario Battaglia e Giuseppe Battaglia, che si sono alternati come presidenti e rappresentanti legali della cooperativa dal 2008 al 2013, Giuseppe Tumino e Giovanni Cascone (consulenti fiscali), Giovanni Scifo (presidente e amministratore della coop tra 2013 e 2014), Roberto Criscione (rappresentante legale della cooperativa Arc en ciel), Giovanni Agostini (rappresentante della Gerico srl) e Antonina Dibennardo. Con l'accusa di riciclaggio, invece, andrà a processo Maria Campo.
I servizi resi dalla cooperativa rientravano nell'ambito di convenzioni che la stessa aveva stipulato nel tempo con i diversi enti pubblici presenti sul territorio, in particolare, erogazione di pasti, di vestiario, alfabetizzazione e servizi alloggiativi per i migranti. Per la gestione dei servizi, la cooperativa aveva beneficiato complessivamente di erogazioni pubbliche per oltre 6 milioni di euro dal comune di Ragusa, dalla ex provincia regionale di Ragusa e dal comune di Modica. La cooperativa operava con denaro pubblico con fondi provenienti dal sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar).
Le indagini condotte dalla guardia di finanza di Ragusa, avevano portato alla denuncia di 10 persone nel marzo 2018. E si erano concentrate sulla gestione economico-finanziaria della cooperativa. I militari sono riusciti a far luce su un articolato e complesso sistema distrattivo di fondi pubblici. "Gli amministratori che si erano succeduti alla guida della cooperativa - spiegano gli investigatori - appartenenti alla stessa compagine familiare, hanno posto in essere innumerevoli condotte irregolari che andavano dalla falsificazione dei libri sociali, all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, all’occultamento della maggior parte delle scritture contabili, ad ipotesi di peculato e di false attestazioni.
É stata la minuziosa analisi della documentazione acquisita presso le banche, gli Enti pubblici e presso le società fornitrici di beni e servizi, a consentire agli investigatori di fare emergere l’articolato sistema di frode.
Attraverso cui, gli amministratori, in maniera costante e sistematica "drenavano" le somme accreditate per le finalità di scopo, dal conto cassa della cooperativa, per utilità personali di vario genere. Le indagini delle fiamme gialle, hanno permesso di accertare una situazione debitoria della cooperativa nei confronti degli ex dipendenti e dell’erario e di attestare l’ammanco di risorse per oltre 1,6 milioni di euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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