Sono stati sequestrati dalla polizia beni per 300 mila euro a Nicolò Pecoraro, 27 anni, ritenuto affiliato alla cosca mafiosa del quartiere Noce di Palermo. I sigilli sono scattati per un panificio, con sede in via Ruggerone da Palermo, nel cuore del quartiere Noce - storica enclave di Cosa Nostra - e per due immobili in largo Di Vittorio, nel quartiere Sperone.
Gli elementi utili a qualificare Pecoraro quale soggetto socialmente pericoloso in quanto "contiguo" a Cosa Nostra, con particolare riferimento alla famiglia mafiosa che esercita la propria egemonia sul quartiere Noce, emergono nell’ambito delle indagini relative alla operazione antimafia denominata "Settimo Quartiere" della squadra mobile di Palermo, che hanno consentito di ricostruire il nuovo organigramma delle famiglie mafiose del quartiere della Noce. Le indagini sono confluite nell’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal gip del tribunale di Palermo il 18 maggio 2018, in base alla quale Pecoraro è stato sottoposto alla custodia cautelare in carcere, in quanto accusato per i reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e di fittizia intestazione di beni.
"In tale contesto - spiegano gli investigatori - rileva la figura di Nicolò Pecoraro, il quale inizialmente ha ricoperto un ruolo meramente esecutivo all’interno della famiglia, come ad esempio l'organizzazione della festa rionale. Successivamente, i membri più influenti hanno apprezzato il suo "rilevante" contributo, tanto da indicarlo come "segretario particolare" del capofamiglia, il boss Giovanni Musso, per conto del quale ha aperto un panificio in fondo La Manna, intestandosene fittiziamente la titolarità".
Tale panificio, ha costituito la nuova base operativa della famiglia mafiosa, precedentemente localizzata dagli investigatori in una sala scommesse nella vicina via Branci. Chiusa quest’ultima, Pecoraro si è prodigato per aprire in Fondo La Manna, poco distante dalla sede principale, l’unità locale della sua attività, celando il reale intestatario del nuovo esercizio commerciale identificabile, sempre, nel capofamiglia Giovanni Musso. La nuova sede ha rappresentato uno degli strumenti utilizzati da Musso per impartire le proprie disposizioni, per risolvere eventuali questioni portate alla sua attenzione e per incontrare i sodali.
Sulla base dell’acclarata pericolosità sociale di Pecoraro, sono stati svolti dall’ufficio misure di prevenzione patrimoniali della divisione anticrimine della Questura di Palermo, accertamenti patrimoniali nei suoi confronti e del suo nucleo familiare che hanno permesso di evidenziare una notevole sproporzione economica tra i redditi leciti dichiarati, ben inferiori alle ordinarie spese di mantenimento, e gli investimenti patrimoniali effettuati, a conferma dell’evidente impiego di risorse finanziarie di illecita provenienza. "Il provvedimento - aggiungono dalla Questura - già di per sé rappresentativo di un segnale rilevante in ottica di ripristino della legalità poiché idoneo a sottrarre alla malavita beni acquisiti illecitamente e potenzialmente produttivi di redditi, assume particolare rilievo perché interessa beni, localizzati in due quartieri notoriamente ad altissima densità mafiosa".
Il provvedimento assume anche una importante valenza simbolica poiché arriva dall'attività congiunta del procuratore della Repubblica e del questore di Palermo, entrambi titolari del potere autonomo di proporre l’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali.
"Le autorità - concludono dalla Questura - in perfetta e proficua sinergia, hanno distratto dalla disponibilità di Cosa Nostra, i beni menzionati, riuscendo a trasmettere un segnale forte: la restituzione alla comunità di beni illecitamente accumulati dalla malavita e la volontà di ripristinare la legalità nei difficili quartieri della Noce e dello Sperone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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