Una villa megagalattica, con tanto di piscina, spa e un bosco privato di quasi due ettari per un valore di 4,5 milioni di euo. Un altro maxi-sequestro ai danni dell'imprenditore Benedetto Valenza, di Partinico in provincia di Palermo. L'imprenditore è figlio di Salvatore e nipote di Erasmo Valenza, entrambi fatti sparire dalla lupara bianca nel 1983 e considerati legati al capomafia di Cinisi, Gaetano Badalamenti. Nel 2000 Valenza fu assolto dall'accusa di mafia. Nonostante il verdetto, i giudici fecero rilevare la sua vicinanza ai fratelli Leonardo e Vito Vitale, boss storici di Partinico. Una vicinanza che costò a Valenza la sorveglianza speciale per tre anni e la confisca, ormai definitiva, di beni e società riconducibili a lui, alla moglie e alla figlia.
Oggi arriva un'altra cospicua confisca. Il provvedimento della sezione misure di prevenzione del Tribunale, presieduta da Raffaele Malizia, è stato eseguito dai finanzieri del Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo. Ma questa non è una villa: è quasi una residenza turistica. Un immobile di 600 metri quadrati con 22 camere, svariati bagni, prato, un garage coperto di 100 metri quadri, la beauty farm e il bosco privato. Le indagini delle fiamme gialle sono state condotte fra il 2014 e il 2016 e hanno permesso di dimostrare (grazie all'analisi dei rilievi aerofotogrammetrici dal 1994) che la villa venne costruita tra il 1994 e il 1998, anni in cui Valenza già viveva in pieno la propria illecita espansione imprenditoriale. Per questo e alla luce della evidente sproporzione fra redditi dichiarati e beni posseduti concomitante con le manifestazioni di pericolosità sociale del Valenza (accertate con il decreto di confisca del 2001), la sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha ritenuto che ricorrano tutti i presupposti per disporre la confisca della villa e di tutte le sue pertinenze quantificati per un valore di oltre 4 milioni di euro.
Valenza, già destinatario nel luglio 2001 diun provvedimento di confisca emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo a seguito di un'indagine da cui emerse chiaramente la sua vicinanza ai fratelli Vitale, era riuscito comunque a reinserirsi nel settore della produzione e fornitura di calcestruzzo e conglomerati bituminosi, intestando fittiziamente beni e società a vari prestanome e gestendo, in tal modo, cinque impianti di calcestruzzo e una società di trasporto merci dislocati tra le province di Palermo e Trapani.
Successivamente, nel 2008, si è reso responsabile di quattro intestazioni fittizie di beni per i quali ha riportato una condanna definitiva con sentenza della corte di appello di Palermo il 24 settembre 2010 divenuta irrevocabile il 16 settembre 2011, nell'ambito di indagini dalle quali, tra l'altro, erano emersi il controllo esercitato dalla mafia sugli appalti pubblici nella Sicilia occidentale e l'utilizzo di cemento depotenziato per la realizzazione delle opere, allo scopo di incrementare i profitti.
Valenza non è nuovo agli onori delle cronache giudiziarie. Tra arresti, scarcerazioni e processi, ne ha passate parecchie.
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