Sono idonei, ma solo due su dieci avranno un letto in una delle residenze universitarie dell'ateneo di Palermo. Per questo è scattata la protesta degli studenti che hanno letteralmente montato le tende davanti al pensionato Santi Romano per chiedere di essere ascoltati dal presidente della Regione siciliana Nello Musumeci e dall'assessore alla formazione Roberto Lagalla (tra l'altro ex rettore dell'università di Palermo).
Qualche giorno fa l'Ente Regionale per il diritto allo studio, come racconta il quotidiano online Madonie Press, ha pubblicato la graduatoria per l'assegnazione dei posti letto nelle residenze universitarie per gli studenti fuori sede. Per chi ha un reddito basso ed è meritevole, infatti, è previsto il sostegno attraverso il servizio mensa e l’alloggio universitario. Quest'anno le richieste sono state tantissime. E solo il 17 per cento degli aventi diritto, quindi meno di due studenti su dieci, avranno diritto ad un letto. L'altra parte, quindi l'83 per cento degli studenti che hanno fatto richiesta, pur essendo idonei sono rimasti fuori.
Per questo motivo il comitato spontaneo di mobilitazione “Idonei allo studio” ha deciso di piantare le tende e di creare una mobilitazione che sta diventando sempre più imponente. A sostegno dell’iniziativa numerosi sindaci della Sicilia, in particolare dei paesi che vivono il dramma dello spopolamento. "Il diritto allo studio non si può negare - dice il sindaco di Gangi in provincia di Palermo, Francesco Migliazzo - viviamo un momento di grande difficoltà che non può lasciare indietro i giovani universitari che sono il futuro di questa terra e saremo presenti nelle prossime iniziative e disponibili ad un incontro anche nella nostra città con i rappresentanti degli studenti e le scuole".
Il comitato ha organizzato per lunedì 11 novembre alle ore 9 in piazza Verdi a Palermo, una manifestazione che coinvolgerà anche gli studenti degli istituti superiori della provincia di Palermo. Quella in atto, secondo gli organizzatori, è una vera e propria mancanza di riconoscimento di un diritto che dovrebbe essere garantito a tutti e a cui qualcuno in termini di responsabilità è chiamato a rispondere. "In pratica - dicono dal comitato - le istituzioni hanno deciso indirettamente, di rispondere così: "Riconosciamo che hai difficoltàa pagarti una stanza e sappiamo che sul piano teorico andresti aiutato, ma malgrado ciò devi arrangiarti da solo, seguire i corsi da casa (rinunciando a lezioni ed esperienze) o abbandonare gli studi". Le disparità tra Atenei – ossia il fatto che in alcune città siano coperti il 100% degli idonei mentre in altre, come la nostra, si arriva a fatica al 20% – è una grave discriminazione territoriale. Nessuno di noi ha deciso se nascere a Palermo o a Verona. E nessuno di noi deve essere costretto ad abbandonare la propria terra. Un paese che non investe in istruzione e in diritto allo studio è un paese che decide di morire".
Lo stato di mobilitazione è dichiarato permanente. Anche se sulla vicenda è intervnuto l'assessore Lagalla disposto ad incontrare i ragazzi venerdì. "Nel 2018 e 2019 il numero assoluto di borse di studio e le risorse destinate alla tutela del diritto allo studio universitario sono cresciuti fino a garantire una copertura superiore al 70% delle richieste, come mai accaduto dal 2009 al 2016 - spiega Lagalla - Ci sono, tuttavia, circa un migliaio di studenti che nonostante idonei, restano senza adeguate coperture.
Ho chiesto agli uffici e alla direzione dell’Ersu come si possa venire incontro, nei limiti delle risorse disponibili, alle comprensibili istanze dei giovani, dei quali riceverò a breve una delegazione, appena avrò avuto riscontro degli approfondimenti tecnici richiesti”.In Piemonte i fondi per gli studenti fuori sede sono stati ripristinati dopo la protesta. In Sicilia si spera che accada la stessa cosa.
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