Le tangenti all'Anas, ecco il "dominus" che organizzava tutto

Cominciano a emergere i particolari del sistema di tangenti all'Anas con il ruolo-chiave del funzionario Giuseppe Romano

Le tangenti all'Anas, ecco il "dominus" che organizzava tutto

Emergono dettagli inquietanti sul sistema, radicato, di mazzette e tangenti all'Anas per appaltare i lavori della sistemazione delle strade siciliane. Nei giorni scorsi, la guardia di finanza aveva arrestato sette tra funzionari dell'Anas e imprenditori siciliani. Ma le indagini, avevano detto gli inquirenti, erano solo all'inizio. E grazie alla collaborazione dei funzionari finiti in manette, si sta scoprendo un "sistematico contesto di mercimonio delle funzioni ricoperte", come la hanno definito le fiamme gialle. Ci sono, almeno a leggere l'ordinanza del gip, altri sei casi di tangenti su cui sono in corso approfondimenti investigativi. I nomi finiti nei guai alcuni giorni fa già emergevano nelle carte firmate dal gip Giancarlo Cascio che lo scorso 19 settembre aveva convalidato gli arresti in quasi flagranza di reato.

E infatti tre dei funzionari, Giuseppe Romano, Riccardo Contino e Giuseppe Panzica, erano già rimasti incastrati dalle intercettazioni e dalle immagini delle telecamere che vevano immortalato le mazzette ricevute dall’imprenditore Salvatore Truscelli al fine di "chiudere" un occhio sui controlli dei lavori di carotaggio effettuati in alcuni tratti stradali. Un accordo che prevedeva la posa di meno asfalto (un centimetro in meno nella scarificazione) con il conseguente risparmio da condividere con i dipendenti Anas infedeli.

Grazie, però, alle dichiarazioni di Antonino Urso, è emerso il ruolo chiave di Giuseppe Romano, che gli inquirenti ora considerano il "dominus e soggetto sovraordinato agli altri altri, nonché percettore della maggiore parte di utilità". Ma non sono state solo le parole di Urso, capocentro Anas interdetto per un anno, a ricomporre il peso di Romano nella bilancia del sistema corruttivo messo in piedi al centro compartimentale Anas di Catania. Anche gli altri indagati, Contino e Panzica, offrono pezzi di mosaico interessanti.

E così il primo, su precisa domanda del pm, chiarisce che “Truscellli (l’imprenditore finito ai domiciliari) si era accertato che Romano sapesse della dazione di denaro, perché temeva di subire un blocco dei lavori”. La mazzetta prevista è di 30 mila euro: della prima tranche di 20 mila euro, Contino racconta “che aveva consegnato quasi tutto a Romano, circa 10 mila. Questa dazione si è verificata all’interno della sua macchina, quando era andato a prendere Romano all’aeroporto di Catania, di rientro da un corso di formazione a Roma”. Panzica è più preciso: “Con Romano venivano spartiti i lavori più grossi, come quello di Truscelli”. Quest’ultimo, inoltre, “entrava normalmente nella stanza di Romano, come facevano le altre ditte”.

Romano intanto ha confessato di "aver preso parte al sistema da circa un anno e mezzo-due e di ricondurre questa scelta ad un insieme di vari fattori, o, più in generale, ad un adattamento, per ragioni di viltà, ad una prassi consolidata". Ma il rup non è in grado di entrare nei particolare di ogni tangente, perché i rapporti con gli imprenditori li ha delegati ai capicentro e ai direttori dei lavori. Forse "pensava di poter allontanare da sé - scrive il gip - le responsabilità ad evitare ancor prima ogni esposizione, pur essendo il nucleo intorno cui in definitiva girava l’intero meccanismo, per quanto fin qui accertato". Dalle varie dichiarazioni si è appreso che questo sistema di tangenti è cominciato almeno nel 2015, una cosa che si è intensificata quando Romano è stato nominato rup. Nelle dichiarazioni si trovano i nomi di altri funzionari Anas.

Uno è Gaetano Trovato finito in carcere venerdì mattina. Ma c’è ne sono almeno altri quattro. E almeno uno di loro avrebbe già programmato di raccontare "le sue verità" agli inquirenti. Insomma l'inchiesta "buche d'oro" è solo all'inizio.

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