Il «Pane etico» in carcere

(...) consensi da istituzioni ed esperti. Partendo dalla constatazione per cui numerosi studi di settore hanno reso evidente che le farine di tipo «00» comunemente usate, possono provocare intolleranze al glutine (pseudo celichia) e favorire diabete, si è pensato di far produrre ai carcerati pane di qualità. L’utilizzo di farina integrale macinata a pietra permette, infatti, la conservazione dei benefici del germe di grano e l’alta tollerabilità per l’organismo.
«In questa prospettiva - ricorda Mazzeo - i carcerati si occuperanno della salute dei cittadini dandosi inoltre una nuova opportunità di recupero e inserimento sociale».
Va ricordato che, nel carcere di Marassi, già da tempo i detenuti sono avviati ad attività variegate che permettono loro di impegnarsi ai fini di un loro recupero sia umano ma anche con risvolti di nuove conoscenze professionali.
L’obiettivo finale di questa iniziativa, per il presidente Ruiu, è di «dare un segnale forte sia per quanto concerne la cura della salute, spesso perdente di fronte agli interessi della grande industria, sia a livello sociale offrendo una possibilità di recupero per quei detenuti che si apprestano al rientro in società e che rischierebbero di incorrere ancora in nuovi errori non avendo opportunità lavorative concrete». Questo «pane etico» verrà prodotto dalla «panetteria» del carcere, uno spazio ampio, dove si sente il profumo di pane e di focaccia: chi gestisce il tutto è la «Italforno» di Pietro Civello, imprenditore pieno di idee ed energie: «Ci lavorano - dice - quattro detenuti e due esterni. Da quattro anni la panetteria opera con successo: oggi inizieremo questa esperienza accanto alla Coop e ad alcuni fornai privati».
Il capo-forno (se così si può dire) è un detenuto al momento davvero «modello»: molti genovesi lo ricordano, purtroppo, per aver accoltellato la sua convivente la sera del 3 luglio 2003 in vico dell’Arcivescovado accusato di omicidio volontario, tredici anni in secondo grado. Ne ha scontati sei: «Oggi penso solo a lavorare, fra sette anni spero di rifarmi una vita, da fornaio naturalmente».
La vittima Elena Rizzo era una cantante da piano bar, aveva 32 anni: «Un raptus - ricorda oggi Franco Berta - un raptus». Un ricordo terribile, mentre accarezza una pagnotta di pane etico. La panetteria sforna al giorno 140 chili di pane e 200 di focaccia. I detenuti hanno una media di 40 anni, lavorano sei ore al giorno. Ma Civello ora vorrebbe raddoppiare il numero perché aumenteranno le attività (i detenuti sono pagati regolarmente, 1200 euro al mese, mica poco...).


Attiva-mente è un network composto da associazioni, imprese e professionisti che condividono le competenze al fine di realizzare iniziative utili alla diffusione di una «cultura della qualità della vita». Attraverso istituzioni, programmi televisivi, eventi e conferenze informative e soprattutto tramite il lavoro di realtà già presenti nel territorio, propone e attiva progetti utili al miglioramento sociale.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica