nostro inviato a Città del Vaticano
C'è un guizzo sbarazzino negli occhi del Papa quando arriva nella sala davanti ai «protagonisti del campo dello humor» che arrivano da tutto il mondo. Mattina presto. Cielo azzurro. Dice: «Il sorriso fa buon sangue» mettendo il pollice sul naso e muovendo le dita come a fare «marameo». Sono arrivati davvero da ogni parte del mondo in questa meravigliosa sala del Palazzo Apostolico in Vaticano per ascoltare le parole importanti e impreviste di Sua Santità: «L'umorismo non umilia, non offende, non inchioda le persone ai loro difetti». In sostanza è la «riabilitazione» della comicità sempre più filtrata, sempre più setacciata e impoverita dalle maglie del politicamente corretto.
Ne parla davanti a una platea che vale miliardi di risate in ogni parte del globo, mica solo in Italia. Da Whoopy Goldberg, che gli ha stretto le mani calorosamente, a Lino Banfi («Ci rivedremo la prossima settimana»), dal colossale Jimmy Fallon, uno dei comici e conduttori più celebri degli States, fino a Jerry Calà, Mago Forest, Geppi Cucciari (che gli ha regalato una bottiglia di mirto), Giacomo Poretti e Giovanni Sorti, Luca Bizzarri, Giorgio Panariello e Christian De Sica, che è stato il memorabile Don Buro in Vacanze in America e che all'uscita dalla sala confessa che «Papa Francesco ha una gran bella vis comica, mi ha detto che l'altra sera ha visto il film Miracolo a Milano girato da mio papà Vittorio».
Insomma, prima di volare al G7 a discutere di guerra e politica, il Papa ha fatto il punto sulla mappa dell'umorismo. «Voi ci ricordate che l'homo sapiens è anche homo ludens, che il divertimento giocoso e il riso sono centrali nella vita umana». E che «riuscite a far sorridere anche trattando problemi, fatti piccoli e grandi della storia, denunciate gli eccessi del potere, date voce a situazioni dimenticate, evidenziate abusi, segnalate comportamenti inadeguati».
Anche se era arrivato in sala visibilmente affaticato appoggiandosi a un bastone, Sua Santità si è proprio divertito parlando di risate, o almeno così è sembrato anche agli osservatori più esperti. Ha fatto qualche battuta e poi ha citato una preghiera di San Tommaso Moro «che recito ogni mattina da 40 anni»: «Dammi Signore il senso dell'umorismo». Poi ha chiesto ai segretari di diffonderla in sala. E così, fuori programma: Luciana Littizzetto l'ha letta e poi ci ha aggiunto la sua tipica ironia: «Che bello essere qui, di solito ci ritroviamo solo ai funerali».
Ma il fulcro di tutto l'incontro, durato un'oretta, sono state le parole del Santo Padre, che pbblichiamo nella pagina a fianco. Per forza attenueranno, almeno un po', la crociata del «politically correct» quantomeno sui palchi di chi fa ridere perché, come ha detto, «è più facile ridere insieme che da soli: la gioia apre alla condivisione ed è il miglior antidoto all'egoismo e all'individualismo. Ridere aiuta anche a creare connessioni tra le persone». E infine, attenzione a questa frase: «Quando riuscite a far sgorgare sorrisi intelligenti dalle labbra anche di un solo spettatore, fate sorridere anche Dio».
Di certo lui sorrideva pochi minuti dopo quando Pio e Amedeo, irriverenti come sempre, si sono spinti a fare un selfie con lui seduto sulla poltrona.
Per dirla tutta è stato un incontro sicuramente fuori dalla abituale liturgia vaticana perché, dai diciamolo, non sarà capitato tante volte nella Storia che un Pontefice incontrasse comici arrivati da ogni parte, dalla sua Argentina (Malena Guinzburg) fino a Timor Est o alla Polonia e agli americani più famosi come Chris Rock, il comico che due anni fa si prese lo schiaffone da Will Smith in diretta nella notte degli Oscar. «Lui forse è più famoso del Papa» ha scherzato dopo Luca Bizzarri quasi a chiudere in questo lunghissimo e maestoso corridoio del Vaticano una parentesi di sorrisi purificanti incastrata in mesi, anni di tensione che sgocciolano su ogni parte del pianeta.
Se, come ha detto Francesco, «il linguaggio dello humor è adatto per comprendere e per sentire la natura umana», bene allora qui, a pochi passi dal Cupolone si è capito una volta di più che la voglia più grande è quella di cercare la pace.
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