La Parigi di Leo, Gertrude e Sarah Stein

Al Grand Palais di Parigi una mostra sui mecenati e mercanti americani

La Parigi di Leo, Gertrude e Sarah Stein

Rue de Fleurus e Rue de Madame erano le rispettive abitazioni atelier degli Stein a Parigi. Una famiglia alla quale si unisce la segretaria di Gertrude Stein, Alice Toklas e Micael, fratello di Gertrude che sposò Sarah, tutti amanti dell’arte, mecenati, perlopiù ebrei provenienti dall’America. L’ultimo a raggiungere l’Europa fu Leo. Un amore per il Vecchio continente che fece la fortuna degli artisti di casa nostra, francesi, spagnoli, italiani, tedeschi…

Una collezione che nel 1914 si dividerà e che rimarrà soprattutto nelle mani di Leo, Michael (il primogenito) e sua moglie Sarah, ma della quale, purtroppo a causa della guerra un ingente prestito di quadri non tornò più indietro dalla Germania. Gli Stein una volta scoperto il padre della arte moderna, Cézanne, vollero grazie anche all’aiuto di mercanti come Vollard creare la propria cerchia di autori che erano alla ricerca di un proprio genere sulle orme del grande Paul Cèzanne, ma che si dicevano pronti a staccarsi dall’Impressionismo e dal Pointillisme o dal Cubismo stesso, nonostante questo fosse già patrimonio dello stesso Picasso che passò tutti i generi prima di definire il proprio scandido dai vari periodi che contraddistinsero la sua arte. Persino padre a sua volta dell’architettura moderna, Pierre Janneret, Le Corbusier, creò per gli Stein una grande villa (Stein de Monzie- La Terrasse) a Garches-Vaucresson, commissionata al grande architetto da Michael e Sarah Gabrielle de Mozie. Leo e Gertrude non ne fanno parte.

La bella mostra allestita al Grand Palais fino al 22 gennaio accompagnata da un catalogo curato da Valérie Loth edito da Pmn, con opere provenienti dal Museo d’Arte Moderna di San Francisco, dal Metropolitan di New York e da collezioni francesi e russe. Cosa succedeva tutti i sabati a casa Stein? In una fucina d’arte tutti si conoscono, si scoprono, si suggeriscono, si immedesimano nel proprio ruolo per creare la storia di una collezione che ben presto Alice Toklas decide di raccontare con una biografia su Gertrude Stein che fa il giro del mondo e che consacra la stessa a molto di più che a un semplice ruolo di segretaria. In questo modo a guerra terminata fu possibile inserire nei grandi musei e nelle più importanti gallerie americane i Picasso, i Picabia (inizialmente criticati), i Tchelitchev, Rose, Gris, Masson, Altan, Valloton, Bonnard, Manguin, Cèzanne, ma soprattutto Picasso (specie il periodo blu e cubista) e tanti Matisse, con il quale gli Stein ebbero un rapporto di amicizia molto particolare.

Non si può dire che non vi sia stata rivalità tra Michel e Sarah e Gertrude, tanto che molto della collezione passò nelle mani dei primi, ma certo è che la famiglia americana installatasi a Parigi fece anche la fortuna di tanti artisti in un periodo molto delicato per l’Europa. Picasso, attento a sfruttare e sperimentare ogni cosa per primo fece un ritratto alla Gertrude Stein alla maniera di Cèzanne, ossia proprio come Cèzanne immortalò sua moglie. Al 27 di Rue de Fleurus Leo sceglieva accuratamente anche su consiglio di Berenson le opere per meglio comprendere i gusti e il mercato un domani anche d’Oltralpe. Ma dentro di se non scordò mai quando partì dall’America e visitò l’Italia rimanendo colpito dai talenti del nsotro Quattrocento, Paolo Uccello, Piero della Francesca, Domenico Veneziano, Andrea del Castagno, i quali, come lui stesso dichiarò furono preparatori per comprendere l’arte di Cèzanne.

Scuture e fotografie di Gertrude scorrono in mostra come segmenti della stessa pellicola, fotografata più di tutti come ad esempio da Man Ray e Cecil Beaton. Due piani, due sezioni di una mostra di grandi inediti. Parigi val bene una mostra…

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