Parigi onora il re: ora Valentino ha un suo Louvre

Un archivio-museo, allestito in un ex granaio, raccoglie abiti (e segreti) del signore dello stile

Parigi onora il re: ora Valentino ha un suo Louvre

Parigi - L'alta moda è come l’orso panda: una creatura meravigliosa a rischio di estinzione. Ecco quindi perché a Parigi dove ieri sono iniziate le sfilate couture per il prossimo inverno (17 appuntamenti in tre giorni) si stanno muovendo in tanti nel tentativo di salvare almeno i ricordi. Bisogna leggere in quest’ottica il progetto «Valentino Garavani Archives» promosso dal celebre couturier e dal suo storico socio, Giancarlo Giammetti, dentro un vecchio granaio (i precedenti proprietari lo usavano come garage per le loro 39 Ferrari) poco lontano dal castello di Wideville, la residenza preferita del «maestro» sul territorio francese. Costruito nel XVII secolo per Luisa di La Valliere e trasformato da Renzo Mongiardino in una spettacolare dimora a 25 chilometri da Parigi, il castello ospiterà domani sera i 250 invitati al party inaugurale dell’iniziativa: un archivio museale accessibile a tutti sul lavoro di Valentino.
Per l'occasione sono attesi personaggi come Uma Thurman, Gwyneth Palthrow, Jane Fonda, Jasmine e Simon Le Bon, mentre alla consolle, in veste di dj, c'è Jesus Luz, il giovane fidanzato di Madonna. Inevitabile la domanda sulla presenza della pop star, ma Giammetti e Valentino preferiscono parlare del progetto culturale. «Non vogliamo niente di celebrativo tipo museo delle cere, abbiamo cercato e trovato una formula nuova per raccontare i segreti di un mestiere molto speciale», dicono rivelando che in attesa di attivare la prenotazione delle visite attraverso internet, basterà telefonare allo 0033 130 549 225. Fino a ottobre si potrà visitare una mostra su Valentino disegnatore (per l'occasione il couturier, notoriamente «allergico» alla tecnologia, ha perfino imparato a disegnare sull’Ipad) poi si vedrà. «Questa è solo la prova in costume», dice Giammetti.
«Questo mestiere ti riempie la vita, non lo puoi fare senza amore», spiega Alberta Ferretti presentando «Forever», una magica collezione di abiti da sposa demi couture, cioè fatti industrialmente ma con i sacri crismi dell'alta moda. «Si possono anche fare su misura - spiega la stilista -, ma l'idea era fornire qualcosa di più moderno: vestiti che magari richiedono anche 80 ore di lavoro ciascuno, da usare per il giorno più bello e magari anche in altre occasioni speciali». Insomma con l'intelligente grazia che la contraddistingue Alberta ha individuato un importante segmento di mercato sfornando 14 modelli strepitosi tutti con nomi di fiori tra cui il fluttuante abito impero con lunga coda di mousseline di seta con intarsi di pizzo chantilly, la tunica corta interamente ricoperta da ricami di fiori in perle, cristalli e fili di platino. «I prezzi vanno da 2500 euro a 8000 in boutique», conclude la stilista dimostrando che si può essere delicate e femminili anche con i piedi solidamente piantati per terra.

Dello stesso segno l'operazione compiuta per Roger Vivier con una collezione itinerante di pezzi limited edition talmente belli che per appropriarsene qualche riccona potrebbe anche fare il giro del mondo nelle varie boutique della griffe: una gran bella idea commerciale. Alla parte sogno pensa invece lo stilista Bruno Frisoni creando piccoli capolavori come la borsa Tube in legno di teak, la Pilgrim in corda resinata oppure la scarpa con onde di paglia sul piede. «Stavolta mi sono fatto ispirare dai materiali - spiega il designer - magari poveri, ma trattati in modo molto speciale, l’unicità applicata al processo industriale».

Con questo criterio la griffe controllata dal gruppo Tod’s si lancia nell'avventura del profumo: cinque fragranze con una sola nota olfattiva (neroli, rosa turca, sandalo delle Ande, ambra e iris) ma d'estremo lusso. A selezionarle un naso di origine libanese (Rami Mekdachi) che dice cose deliziose tipo: «Entri nello zucchero di questa rosa, l'abbiamo colta per lei».

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