L’equo compenso è legge. Cosa cambia

Approvata definitivamente con 243 voti a favore la proposta di retribuzione minima per liberi professionisti. Ecco gli obblighi per le imprese e le pubbliche amministrazioni

L’equo compenso è legge. Cosa cambia

La Camera dei Deputati ha approvato la legge che assicura più tutele economiche per i liberi professionisti, appartenenti ad ordini professionali e non. Coinvolte più di 27mila pubbliche amministrazioni e 51mila aziende private. Istituite alcune eccezioni per gli avvocati. Il progetto del Governo è quello di fondare un osservatorio pronto a vigilare sull’applicazione dell'equo compenso

La votazione in parlamento

Con 243 voti a favore, nessun contrario e 59 astenuti, tra cui il Partito Democratico, la Camera dei Deputati ha definitivamente approvato la legge sull’equo compenso per i liberi professionisti. Si tratta di criteri specifici e standard economici minimi che pubbliche amministrazioni e aziende dovranno rispettare. L’obiettivo è quello di retribuire adeguatamente coloro che svolgono un lavoro intellettuale.

Le nuove regole

L’equo compenso include sia le professioni riconducibili ad un ordine professionale sia quelle che non appartengono ad alcun ordine. Il concetto di compenso equo era già presente nell’ordinamento italiano con la differenza che le aziende non avevano vincoli di applicazione. Inoltre, erano escluse le professioni che non erano organizzate in ordini come fotografi, fisioterapisti e amministratori di condominio. Nel primo articolo sono disponibili le indicazioni per stabilire l’equo compenso, come riportato in Gazzetta Ufficiale eccezione fatta per gli avvocati dove le indicazioni sono diverse. Per tutti gli altri liberi professionisti non appartenenti a un ordine, verranno definiti nuovi parametri attraverso un decreto del ministero delle Imprese e del Made in Italy che dovrebbe essere emanato entro 60 giorni. Le imprese potranno non rispettare questi valori nel caso in cui dovessero concordare nuovi parametri convenzionali con gli ordini professionali competenti per il loro settore.

Chi è coinvolto

Aziende, nello specifico banche le assicurazioni e imprese con più di 50 dipendenti o ricavi annuali superiori ai 10 milioni di euro e le pubbliche amministrazioni dovranno rispettare la legge sull’equo compenso. Numericamente parlando, si tratta di oltre 27mila pubbliche amministrazioni e circa 51mila aziende private. Un numero ridotto per le aziende se pensiamo che nel 2021, secondo i dati Inps raccolti dall’Inps, erano circa 1 milione e 647mila.

L’applicazione della legge

I liberi professionisti avranno il diritto di chiedere l’applicazione della legge all’azienda o all’ente della pubblica amministrazione. È prevista anche nei contenziosi tra aziende e lavoratori. Le parti dei contratti che non rispetteranno l’equo compenso, saranno ritenute nulle, idem coloro che vietano ai liberi professionisti di chiedere un acconto per la prestazione, che li costringono ad anticipare le spese, e che prevedono termini di pagamento superiori ai 60 giorni dal ricevimento della fattura.

In generale, dice la legge, potranno essere ritenute nulle tutte le parti dei contratti troppo vantaggiose per le imprese rispetto alla quantità e alla qualità del lavoro commissionato. Il progetto del governo è quello di istituire un “osservatorio sull’equo compenso” all’interno del ministero della Giustizia, il quale vigilerà sul rispetto delle regole.

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