Il ministro della Giustizia Carlo Nordio si presenta in Senato con il piglio deciso di chi sa di trattare una materia che conosce molto bene. Ma soprattutto fiero di aver da poche ore firmato il decreto che mette al 41bis - carcere duro - Matteo Messina Denaro, il boss di Castelvetrano, latitante da trent’anni. Ed è proprio da questo risultato ed anche dalle relative polemiche che l’ex magistrato ci tiene a partire nel suo intervento ai senatori: “Avrei voluto aprire questa mia relazione con una manifestazione di gioia che noi auspichiamo essere condivisa da tutte le parti politiche, indipendentemente dal loro orientamento, per la grande operazione che si è conclusa con l’arresto di Matteo Messina Denaro”. Il guardasigilli Nordio, ha voluto sgombrare il campo da ogni equivoco e polemica e ribadire che "non vi saranno riforme che toccheranno le intercettazioni sulla mafia e sul terrorismo".
Nel rivolgersi ai senatori, Nordio spiega: “In questi giorni abbiamo fatto riferimento a quello che Shakespeare definiva “delle risposte date da un sordo a delle domande che nessuno gli pone”. E ancora: "Non si ribadirà mai abbastanza che vi è una profonda differenza tra le intercettazioni che come insegna la legge mirano all’assicurazione, alla ricerca di una prova, rispetto alle intercettazioni che si vuole siano esse stesse una prova”. E dai banchi della maggioranza è partito l’applauso.
Nei mesi scorsi, sulla riforma della giustizia promossa dal centrodestra, cardine del proprio programma elettorale, si sono sollevate polemiche che vanno dallo svuotamento dei poteri del pubblico ministero all’uso delle intercettazioni. Proprio nella conferenza stampa del 16 gennaio, il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, mandò indirettamente una “frecciata” al governo ribadendo l’importanza dell’uso delle intercettazioni nel contrasto alla criminalità organizzata.
La relazione del ministro Nordio è quindi proseguita sui più diversi temi, dalla riduzione dei tempi della giustizia civile e penale, l’uso dei droni, i concorsi, le piante organiche, edilizia giudiziaria e l’impatto negativo che la lunghezza dei processi ha sul nostro sistema economico: “Costa almeno due punti di Pil. La riduzione dei tempi dei processi, non lo ripeterò mai abbastanza, costituisce un elemento essenziale del sistema complessivo per quanto riguarda l’economia. Dobbiamo accelerare e velocizzare la nostra giustizia ed essenzialmente la giustizia civile. Se gli investitori stranieri non investono in Italia, la ragione principale è dovuta al fatto che qui manca completamente la certezza del diritto e per la riscossione di un credito, si richiedono tempi che sono cinque o dieci volte superiori alla media europea”.
Non mancano nella relazione, puntigliosa, raffinata e ricca di citazioni storiche, il richiamo ad alcune contraddizioni del sistema penale italiano, urgentemente da riformare: “La nostra intenzione è riformare il Codice Rocco del 1930, firmato da Benito Mussolini e da Vittorio Emanuele III. Ed è abbastanza contraddittorio che a distanza di tanti anni dall’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, nata dalla resistenza, sia ancora in vigore un Codice Penale firmato da un dittatore (applauso). Ma è ancora più singolare che il Codice di Procedura Penale, che è stato firmato dal professor Vassalli, un eroe della resistenza, decorato con la medaglia, sia stato invece demolito, trasformato, imbastardito da tutta una serie di interventi legislativi, anche della stessa - ahimè - Corte Costituzionale che lo hanno reso un enigma dentro un indovinello avvolto in un mistero ed è quindi inapplicabile”.
Con soddisfazione – riguardo ai risultati momentaneamente raggiunti in pochi mesi e concordati con l’Unione europea – il ministro Carlo Nordio ha affermato se non fosse stato abbastanza chiaro che sarà compito di questo governo ristrutturare un sistema della giustizia - anche con modifiche di carattere costituzionale (si riferisce forse alla separazione delle carriere dei magistrati?) - con l’intento di partecipare allo sviluppo economico dell’Italia, definito “una priorità assoluta data anche la crisi che sta attraversando il paese”.
Al termine della discussione
sono state approvate le risoluzioni della maggioranza e di Azione-Italia Viva, a dimostrazione che l'asse sulla riforma della giustizia tra le due forze politiche è destinato a rafforzarsi nel proseguo della legislatura.
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