«Pazienti operati per fare soldi. Il medico? Una gallina dalle uova d'oro»

Le motivazioni della sentenza con cui la corte d'appello ha condannato Roberto Gallotti, ex primario di cardiochirugia dell'Humanitas: «Più numerosi erano gli interventi, maggiori erano i guadagni»

È la storia che si ripete. Più interventi, più rimborsi da parte della Regione. Un filone d'oro, quello della sanità convenzionata lombarda. Efficiente, ma troppo spesso finita nei guai con la giustizia. Questa volta tocca a Roberto Gallotti, ex primario di cardiochirurgia dell'ospedale Humanitas di Rozzano. Accusato dalla Procura di cinque casi di lesioni personali gravi, un caso di omicidio preterintenzionale e della distruzione della scheda di dismissione di un paziente (che secondo i pm dimostrava l'inutilità dell'intervento a cui era stato sottoposto), Gallotti era stato inizialmente condannato in primo grado - con rito abbreviato - a 4 anni e 10 mesi di reclusione. In appello, al medico era stata derubricata l'accusa più grave in omicidio colposo, mentre era stato assolto dal reato di falso in atto pubblico, da due casi di lesioni gravi derubricate in lesioni colpose e prosciolto per prescrizione dalle altre tre imputazioni per lesioni. Totale, la condanna era scesa a 8 mesi con la condizionale. A settembre, però, la Cassazione aveva aveva ordinato un nuovo processo, che si è concluso con una sentenza di 4 anni, 5 mesi e 10 giorni di carcere per omicidio preterintenzionale. A destare impressione, però, sono le motivazioni di quest'ultima sentenza. Perché - scrivono i giudici della prima corte d'appello - i pazienti «erano prima di tutto dei clienti che una volta operati avevano esaurito la loro funzione». Ovvero, portare denaro nelle tasche del professionista e nelle casse della clinica, grazie ai rimbori pubblici. Il calcolo è semplice: «Più numerosi erano gli interventi fatti dalla Cardiochirurgia, maggiori erano i guadagni del suo responsabile». Infatti, ai 60mila euro annui previsti dal suo contratto di lavoro dipendente e ai 300mila stabiliti da un accordo verbale con la clinica per l'attività ordinaria, si sommava il bonus da 500 euro a intervento se il primario superava i 600 interventi in 12 mesi. Per questo, i giudici definiscono Gallotti una «gallina dalle uova d'oro». Nelle motivazioni della sentenza di condanna, il tribunale sottolinea come «all'interno dell'Humanitas non solo era nota la prassi» dell'imputato «di operare sempre e comunque, ma era benaccetta (almeno da parte della direzione amministrativa) perché la stessa giovava all'intera struttura, portava clienti (non pazienti) e denaro».

E la salute di chi stava per affrontare un intervento? Secondaria, stando alle motivazioni della sentenza. Che riporta il caso di un paziente deceduto: è stato «dimesso dalla cardiochirurgia dell'Humanitas con un infarto miocardico in atto!». E il punto esclamativo è dei giudici.

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