Soldi. Una montagna di soldi per ungere la macchina della politica. È inseguendo quelli che la procura di Monza ha ricostruito il «sistema Sesto». Quello che, sempre i magistrati, hanno definito il «direttorio finanziario democratico », ovverosia «un quindicennio di sfruttamento della funzione pubblica a fini di arricchimento privato e di illecito finanziamento della politica a Sesto san Giovanni». Dovesse essere dimostrato, il teorema dei pm disegna un quadrilatero ai cui vertici stanno l’ex sindaco e poi presidente della Provincia Filippo Penati, il suo stratega e portavoce Franco Maggi, il capo di gabinetto e mente finanziaria Giordano Vimercati e la segretaria particolare Claudia Cugola. Una squadretta affiatatissima che si è mossa dall’ex Stalingrado d’Italia alla conquista di Milano. E non solo, visto che la scalata di Penati prima della vicepresidenza del consiglio regionale lo ha portato a capo della segreteria politica di Pierluigi Bersani arrivato al comando del Pd dopo che proprio Penati gli aveva organizzato la corsa vincente alle primarie. Utilizzando magari, sospetta qualcuno, anche qualche mazzetta incassata dagli imprenditori interessati all’area Falck, l’enorme business immobiliare alla periferia di Milano che sembra aver attirato corrotti e corruttori come le api sul miele. Così come crocevia di corruzione secondo gli investigatori è diventata la Milano-Serravalle, società autostradale da sempre considerata una gallina dalle uova d’oro e una quota della quale fu comperata dalla Provincia, Penati presidente, a un prezzo quasi quattro volte superiore a quanto versato precedentemente dall’imprenditore Marcellino Gavio. Uno che di affari se ne intendeva. E, sempre inseguendo i soldi, si scopre che quella che gira intorno al «clan dei sestesi» è una bella fetta del salotto buono dell’imprenditoria lombarda.Senza distinzione di colore, perché gli affari sono affari. E allora la Risanamento dell’immobiliarista Luigi Zunino, la società di trasporti Caronte e le altre immobiliari di Piero Di Caterina, il re delle bonifiche Giuseppe Grossi, da sempre vicino a Comunione e liberazione, il gruppo Gavio, le cooperative rosse rappresentate da Omar Degli Esposti, il gruppo Pasini e l’immobiliarista Matteo Giuseppe Cabassi. Ma anche Guido Roberto Vitale, mente finanziaria cara ai salotti della Milano illuminata, ora indagato per corruzione in relazione all’ affaire Serravalle con cui Gavio intascò una plusvalenza monstre da 179 milioni di euro, 50 dei quali girati nel tentativo di scalata di Unipol a Bnl. Un danno erariale stimato dalla Corte dei conti in 80 milioni di euro.
«La crescita della mia impresa ha messo a verbale Di Caterina- è dipesa sostanzialmente dalla vicinanza di Penati e Vimercati. Penati mi ha chiesto soldi per la sua carriera politica. Il rapporto era a tre nel senso che anche Vimercati mi chiedeva denaro per conto di Penati». Poche righe che, se dimostrate dalla procura di Monza, descrivono perfettamente il meccanismo con cui Penati,l’uomo forte del Pd in Lombardia, ha gestito il potere con i suoi pretoriani. Perché oltre al miliardo e 400 milioni di euro incassati da Penati, ora spuntano anche i 100 milioni che potrebbero essere stati presi da Maggi e dalla Cugola per la cessione di un terreno dei Cabassi per la nuova sede della Serravalle ad Assago. Mentre con Penati Vimercati litigò sentitosi«fregato»per una faccenda di mazzette finite sui conti a Montecarlo, Dubai e Sudafrica. Son passati i tempi dei viaggi in Ucraina, Romania, Russia e Lituania offerti da Di Caterina che pagava soggiorno, necessità varie, ristoranti e locali notturni.
Per l’occasione alla compagnia pare si aggiungesse anche il segretario generale della Provincia Antonino Princiotta, pure lui indagato dal pm di Monza Walter Mapelli. Princiotta che, intercettato, la racconta così: «Altri adesso stanno mangiando».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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