Di Gianni Boncompagni si conosce la vita professionale (ha inventato programmi cult come "Non è la Rai" e "Quelli della notte"), l'estro e lo spirito da talent scout (ha scoperto e lanciato Ambra Angiolini). Ma dietro all'autore televisivo e al paroliere (suoi i brani "Tuca Tuca e "Ragazzo triste") c'era un uomo come tanti: anticonvenzionale per certi versi ma presente nel ruolo di genitore nella vita delle tre figlie. "Quando si è separato, io e le mie sorelle siamo rimaste con lui. Avevamo da tre a sei anni. Papà era stato un giovane beat ed era un trentenne che iniziava una carriera importante, ma ci ha tirato su con concentrazione. Avrebbe potuto metterci in collegio o mandarci dai nonni, invece, fece di tutto per tenerci: si fece prestare i soldi da Mario Marenco per dimostrare al tribunale che poteva mantenerci", ha raccontato Barbara Boncompagni, la minore delle figlie al Corriere della Sera.
Boncompagni padre anticonvenzionale
Decisamente avverso all'autocelebrazione e forse più vanitoso ("Avrebbe preferito essere ricordato per le tante fidanzate"), Gianni Boncompagni è stato un padre più che un personaggio per le figlie. Un genitore controtendenza ma con tutte le ansie di un papà: "Molte sue ex mi hanno raccontato che lui raccomandava sempre di studiare. A noi figlie, invece, ha detto sempre il contrario: io volevo fare l'università a Parigi e lui: 'Ma no, vieni con me, facciamo un programma'. Poi però era anche ansioso". Tra i tanti ricordi, che Barbara Boncompagni ha di suo padre e della vita vissuta assieme, c'è quello legato al periodo in cui scrisse il brano "Tanti auguri" per Raffaella Carrà. "Nel testo usò una frase che aveva detto a me quando un fidanzato mi aveva lasciato: 'E se ti lascia, lo sai che si fa, trovi un altro più bello che problemi non ha'".
L'esperienza sul set di Non è la Rai
"Non è la Rai", programma cult degli anni '90, è stato uno dei format di maggiore successo di Gianni Boncompagni e in quegli studi è cresciuta Barbara: "C'ero anche io, doppiavo le canzoni. Quando doppiavo le ragazze di Non è la Rai, lui guardava Ambra o Viviana e diceva: 'Ah... come fa il playback lei!'. E io: 'Che talento è cantare in playback?'". Eppure, da quegli studi sono nati talenti che ancora oggi calcano la scena, come Ambra Angiolini. Di lei la figlia di Boncompagni ricorda tanti episodi: "Certo che ripeteva le parole che papà le diceva nell'auricolare. Aveva 15 anni. Ma era intelligentissima, si è visto poi dalle svolte di carriera che ha avuto". Indelebile il ricordo di Ambra in lacrime per la pressione mediatica vissuta: "Mi ricordo quando, vessata dalla stampa, piangeva in camerino. Papà continuava a ripetere: 'Ambra piange, Ambra piange'. Come se fosse una Barbie o il suo giocattolino telecomandato... E io: 'Ambra piange, sì, perché è un essere umano'".
Le donne di Boncompagni
Da Isabella Ferrari a Claudia Gerini, sono tante le donne che sono state al fianco di Gianni Boncompagni, ma la più importante - anche per sua figlia - è stata senza dubbio Raffaella Carrà. Si conobbero durante un'intervista a Roma quando la showgirl aveva 25 anni: "Si sono innamorati artisticamente. Lei ha preso casa accanto a noi. Noi bimbe stavamo con la governante, loro facevano avanti e indietro tra i due appartamenti. Io e lei ci siamo trovate subito bene, ero la piccolina, mi chiamava 'la mia bambina'. Mi diceva: 'Non mi dire così che mi fai piangere' quando le dicevo che era stupenda". Gianni Boncompagni non ha rinunciato alle belle donne neppure alla fine della sua vita. "Gli abbiamo messo vicino delle infermiere giovani e carine. Abbiamo fatto proprio i casting.
La volta che arrivò una sostituta anziana, col rosario in mano, lui disse: state scherzando, vero? E giuro che dovemmo mandarla via", ha ricordato Barbara Boncompagni, concludendo l'intervista con un'immagine ironica del padre.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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