Il principe Harry fa di nuovo parlare di sé, stavolta spingendosi verso una sorta di elogio di droghe come la marijuana che, a suo dire, lo avrebbero aiutato a “rilassarsi” nei frangenti più complicati del suo passato. Il duca ha ricordato Lady Diana, rivelando di aver condiviso con lei lo stesso senso di inadeguatezza di fronte alla corte, la percezione di essere diversi da tutti gli altri.
“La marijuana mi ha liberato”
Lo scorso 4 marzo il principe Harry ha rilasciato una nuova intervista al dottor Gabor Matè, medico e scrittore ungherese naturalizzato canadese, esperto di traumi infantili e autore del libro “The Myth of Normal: Trauma, Illness and Healing in a ToxicCulture”. Il medico ha diagnosticato al duca un disturbo da deficit dell’attenzione proprio durante la conversazione, durata circa 90 minuti. Un tempo piuttosto lungo che, ancora una volta, Harry ha impiegato per rievocare il suo passato, la vita a Palazzo e la mamma Diana.
Alcune sue dichiarazioni, riportate dalla Bbc e dal Daily Mail, hanno suscitato grande scalpore tra i media. In particolare quella riguardante l’uso di droghe: “[La cocaina] non ha fatto niente per me, era più che altro una cosa sociale”, ma “la marijuana è diversa, in realtà mi ha davvero aiutato”. Harry ha affermato che anche le sostanze psichedeliche come l’ayahuasca avrebbero contribuito a dargli “un senso di rilassamento, liberazione, conforto, una leggerezza che sono riuscito a mantenere per un periodo di tempo”, paragonando il loro effetto all’azione di “pulire il parabrezza” e alla sensazione di “rimuovere dei filtri dalla vita proprio come su Instagram”.
Il duca ha spiegato: “Ho iniziato a usarle a scopo ricreativo, poi ho iniziato a rendermi conto di quanto mi facesse bene, direi che è una delle parti più importanti della mia vita…mi ha aiutato ad affrontare traumi e dolori…”.
“Mi sono sempre sentito diverso”
Il ricordo di Lady Diana è stato il vero protagonista della chiacchierata esplosiva di Harry con Gabor Matè. A proposito della principessa il duca ha detto: “Di certo nel corso della mia vita, durante gli anni dell’infanzia, mi sono sentito sempre leggermente diverso dal resto della mia famiglia…e so che mia madre sentiva la stessa cosa…Percepivo che la mia testa era da un’altra parte, sebbene il mio corpo fosse lì e talvolta accadeva il contrario”.
Harry avrebbe avuto paura di veder sbiadire l’immagine della madre nella sua mente, nella sua memoria. Nel momento in cui decise di intraprendere la terapia questo timore sarebbe tornato più forte di prima: “Pensavo che se fossi andato in terapia avrei perso tutto ciò…che avevo conservato di mia madre, ma non è stato così…Ho trasformato quella che pensavo fosse tristezza, per tentare di dimostrarle che mi mancava, nella consapevolezza che lei voleva davvero che io fossi felice…”.
“Non sono una vittima”
Il principe Harry ha rivendicato il diritto a narrare la sua vita in un libro: “…Voglio che questo [libro] sia un atto di servizio, è necessario che lo sia…perché in un certo senso stai dando il permesso alle persone di parlare delle loro cose…la società non ci aiuta affatto…”.
A proposito delle critiche alla sua autobiografia, focalizzate in particolare su una certa aura di vittimismo che il lettore percepirebbe quasi a ogni pagina, il duca ha ribattuto: “Non mi vedo come una vittima. Sono grato di aver potuto condividere la mia storia e aiutare, rafforzare e incoraggiare gli altri. Non ho mai cercato le simpatie [del pubblico]”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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