Una disputa che dura da 20 anni esatti, almeno 16 davanti a un tribunale. Una guerra dove nessuno dei protagonisti sembra disposto a mollare la presa. Anzi. A buttare benzina sul fuoco della faida della famiglia Agnelli intorno all'eredità miliardaria di Gianni, morto il 24 gennaio 2003, è l'avvocato milanese Luigi Emanuele Gamba, che ha presentato una querela per diffamazione contro Margherita Agnelli, che affiancò nelle pratiche di successione dopo la morte del padre, e contro lo scrittore e giornalista Gigi Moncalvo. La motivazione? Alcuni passi ritenuti diffamatori del libro Agnelli Coltelli, pubblicato da Moncalvo con l'editore Vallecchi. Solo l'ultimo capitolo dell'annosa guerra legale che ha spaccato a metà una delle famiglie più ricche e importanti d'Italia e che, ancora in corso, potrebbe riservare altri colpi di scena.
L'apertura del testamento
Partiamo dall'inizio. Margherita, 67 anni, è la secondogenita di Gianni e Marella Agnelli e sorella di Edoardo, morto suicida nel 2000. Ha otto figli: John, Lapo e Ginevra, figli dello scrittore Alain Elkann, e Maria, Pietro, Sofia, Anna e Tatiana, avuti dal secondo marito Serge de Pahlen. Il primo strappo in famiglia avviene a un mese dalla morte dell'Avvocato, all'apertura del testamento. Gianni Agnelli aveva già scelto come suo successore il nipote maggiore John Philip Jacob, classe 1976 e aveva diviso in tre parti uguali le quote della Dicembre, ovvero la società che controlla una galassia di gruppi tra cui Exor, Stellantis, Ferrari, Juventus e il gruppo editoriale Gedi: 33% Marella, 33% Margherita e 33% John.
Ma in quella sede nonna Marella decide di cedere al ragazzo anche la nuda proprietà delle sue azioni, conferendogli in sostanza il controllo dell'impero Agnelli. Margherita non ci sta e inizia a puntare i piedi. Parte un negoziato per chiudere la successione e, nel 2004, si giunge a un primo accordo: Margherita decide di mettersi da parte, rinunciando alla sua quota di Dicembre. In più viene già stabilito con un patto successorio il quantum della successione di Marella e la figlia rinuncia a rivendicare ulteriori beni. In cambio riceve immobili, opere d'arte e liquidità, per un valore totale di circa 1,3 miliardi.
La nuova causa
Tutto sembra essersi risolto per il meglio almeno fino a quando, pochi mesi dopo la firma dell’accordo, John Elkann licenzia senza troppe spiegazioni il patrigno Serge de Pahlen dopo 26 anni nel gruppo Fiat. Per un errore nel bonifico di un funzionario della Morgan Stanley di Zurigo Margherita scopre dell’esistenza di conti esteri intestati a società offshore di cui, a suo dire, non aveva mai saputo nulla. Così nel 2007 riprende la guerra, ora pubblica e ancora più spietata, di Margherita, che denuncia i consulenti stretti del padre chiedendo conto del reale perimetro del suo patrimonio. La lunga causa contro Gianluigi Gabetti, Grande Stevens e Sigfried Maron si chiude con una sconfitta su tutta la linea quando l'azione legale viene giudicata infondata dalla Cassazione, nel 2015.
La morte di Marella
Gli equilibri vengono stravolti ancora una volta nel 2019 con la morte di Marella Agnelli, che con tre testamenti svizzeri aveva lasciato tutto ai tre nipoti Elkann. Margherita torna all'attacco, mettendo in discussione la validità degli atti della madre ma anche di tutti gli accordi sull'eredità firmati in precedenza. L'obiettivo è quello di introdurre nella successione anche gli altri cinque figli, avuti dal secondo matrimonio. Nel 2020, la primogenita di Gianni e quattro dei de Pahlen chiamano in causa i tre Elkann presso il tribunale di Torino, ritenendo illegittima la successione a loro vantaggio di entrambi i nonni.
La questione territoriale
Tutto gira intorno alla questione territoriale, ovvero la giurisdizione di competenza tra Italia e Svizzera. La tesi legale di Margherita è che i tre testamenti svizzeri della madre non avrebbero validità in Italia, in quanto l'ordinamento italiano vieta i patti successori e Marella non solo non aveva residenza abituale in Svizzera, ma è morta in Italia. Quindi, secondo la figlia dell'Avvocato, la giurisdizione spetta al tribunale di Torino. Gli avvocati degli Elkann giocano sullo stesso terreno, sollevando una questione pregiudiziale: il tribunale di Torino non avrebbe la competenza a giudicare dal momento che in Svizzera sono in corso altri procedimenti sulle stesse materie. E ora il tribunale dovrà esprimersi sul difetto di giurisdizione. Il verdetto è atteso per la prossima primavera.
Se i legali di Margherita riuscissero appunto a dimostrare che la madre viveva in Italia, dove è anche morta, il contenzioso verrebbe affrontato a Torino, gli accordi verrebbero rimessi in discussione e rientrerebbe così in gioco l'unica figlia, a cui spetterebbe la quota legittima spettante agli eredi diretti, ossia il 50% del patrimonio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.