Il figlio di Elonora Giorgi: "Mamma continua a darmi forza"

Paolo Ciavarro: "La malattia un fulmine a ciel sereno, ma è lei che mi ha aiutato a reagire"

Il figlio di Elonora Giorgi: "Mamma continua a darmi forza"

Paolo Ciavarro ha 33 anni, è un personaggio noto perché lavora da anni in tv. Ha due genitori importanti: Massimo Ciavarro ed Eleonora Giorgi. Entrambi attori. Sua mamma prima di sposare Ciavarro aveva sposato Angelo Rizzoli, erede della grande famiglia Rizzoli, e aveva avuto un figlio, Andrea, che ha 11 anni più di Paolo. Oggi la Giorgi è molto malata. Ha un tumore in fase terminale. I suoi figli la stanno assistendo in modo assiduo. E parlano della malattia senza ipocrisie.

Paolo, se lei dovesse darmi un affresco della sua infanzia, cosa mi direbbe?

«Ho avuto un'infanzia serena, meravigliosa, felice. Sono cresciuto in campagna, in mezzo alla natura».

I primi ricordi?

«Sono quando i miei genitori si erano già separati».

Quanti anni aveva quando si sono separati?

«Sa che neanche lo so? Credo quattro anni. Non ho ricordi di loro insieme. E questo per me è un grande dolore».

Come erano i rapporti tra i tuoi genitori separati?

«Ottimi. Questo mi ha molto aiutato. Non mi ha mai pesato la separazione. Loro, l'ho saputo dopo, litigavano. Ma a me lo nascondevano, non me lo facevano sentire il conflitto. Sono stati grandi. Oggi, purtroppo, moltissime separazioni sono molto più drammatiche».

Quando è arrivato in città?

«Avevo nove anni e mia madre si è trasferita a Roma. Per me è stata una grande scoperta la città. Positiva».

Cosa condivideva con suo padre?

«Il parco giochi, l'assenza di regole, lo sport».

Lo sport è stato molto importante?

«Si. Ho giocato con i ragazzi della Roma. Ero bravo, ero una promessa. Poi a un certo punto ho lasciato. Ho pensato che fossero necessari troppi sacrifici. Non ho avuto fame».

E da sua madre cosa ha preso?

«Educazione rigida ma molto affettuosa. È stata la complice della mia vita. Lei è madre ed è la mia migliore amica e poi(si commuove)».

L'ha anche fatta soffrire?

«Si, durante l'adolescenza mi ero un po' allontanato. E per lei fu un dolore. Ora ci ripenso e mi dispiace da morire».

Avere due genitori così importanti per lei è stato un vantaggio o un ostacolo?

«Per me è sempre stato un orgoglio. Non ho mai sentito il peso di essere figlio loro quando andavo a scuola, perché frequentavo una scuola internazionale. Un po' mi è pesato quando giocavo a calcio e avevo dei successi. E mi dicevano che li avevo avuti perché ero figlio di. Però pensavo: ma se mi riesce un dribling che c'entrano mia madre o mio padre? Ancora adesso c'è chi dice che ogni mio successo dipende dall'influenza dei miei genitori. Ma mi scivola addosso».

Lei è più simile a suo padre o a sua madre?

«Crescendo sto assomigliando a mio padre: introverso, orso solitario, che non esprime quasi mai le sue emozioni».

Sua madre invece è estroversa?

«Sì è l'opposto di mio padre. E da lei credo di aver preso la sensibilità».

Lei è passato da un momento di grande gioia, che è stato la nascita di suo figlio Gabriele, alla doccia fredda della malattia di sua madre.

«La nascita di mio figlio è stata immensa. Io ho un grande anelito ad avere una famiglia solida. Proprio perché sono figlio di genitori separati. Poi dopo breve tempo è arrivato questo fulmine a ciel sereno. Ho dovuto trovare il modo per convivere con questa angoscia. Per normalizzarla. E sa chi mi ha aiutato moltissimo, in questo? Mamma. È stata lei a dare un grande aiuto a me e a mio fratello».

Sua madre noi la vediamo sempre ottimista. È così davvero?

«Lei è solare, ha grande senso dell'humor. Certo ha dei momenti di debolezza, di sconforto: è inevitabile. Ma li gestisce».

Qual è il suo sentimento di fronte alla malattia di sua madre?

«Mia madre non ha mai pensato: perché proprio a me? Io invece l'ho pensato: perché proprio a lei?».

Oggi lei è sereno?

«Ho, anzi, abbiamo la certezza di avere passato un anno meraviglioso. Mia madre, mio fratello ed io. Ho rimesso mia madre al centro della mia vita e lei si è goduta i suoi figli».

La malattia può avere un senso positivo nella vita?

«La malattia può distruggere o unire. Noi siamo stati fortunati».

Com'è il rapporto con suo fratello Andrea Rizzoli?

«Si è molto stretto in questo anno. Avevamo un ottimo rapporto da ragazzini. La differenza di età ci aveva allontanati ma la malattia di mamma lo ha reso ancora più solido».

Sentite affetto intorno a voi?

«Si, tantissimo. Non faccio un passo per strada che non mi chiedano come stia mamma. Rendere pubblica la malattia di mamma spero possa essere stato utile anche solo ad una persona che si trovi a vivere ciò che stiamo vivendo noi».

Una persona speciale?

«Barbara Palombelli e Silvia Toffanin, entrambe di un'umanità straordinaria».

C'è un momento nel quale si prende atto che la speranza non c'è più?

Questa è una domanda molto personale. Mio fratello, che è uno studioso, è stato sempre molto realista. Io invece ho sempre mantenuto la speranza. Sempre positivo. Ho cercato di dare speranza anche a mamma. Poi, arrivi a un punto in cui prendi atto che non c'è più niente da fare».

Le fa più male la sofferenza di sua madre o l'idea della perdita?

«Mi fa molto male la sofferenza di mamma. La cosa che mi fa più male di tutte è la perdita per mio figlio. Mi fa male sapere che mia mamma non ci sarà nella vita di Gabriele».

Cosa direbbe a un ragazzo che si trovasse a dover affrontare la malattia di sua madre?

«Gli direi: telefonami».

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