Perché la dichiarazione di divorzio della principessa di Dubai è un gesto rivoluzionario

La figlia dell’emiro di Dubai ha compiuto un gesto impensabile fino a non molto tempo fa, che potrebbe rappresentare un importante passo avanti nella battaglia per l’emancipazione femminile nell’Islam

Perché la dichiarazione di divorzio della principessa di Dubai è un gesto rivoluzionario

Lo scorso 16 luglio la principessa Mahra bint Mohammed bin Rashid al-Maktum, uno dei 23 figli dell’emiro di Dubai, vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi Mohammed bin Rashid al-Maktum, ha scritto su Instagram una frase rivoluzionaria: utilizzando la formula giuridica del ripudio, secondo le leggi della Shariʻa consentito esclusivamente all’uomo, ha lasciato suo marito, Mana bin Mohammed al-Maktum (anche lui è membro della famiglia reale di Dubai). Un gesto di ribellione che potrebbe contribuire all’evoluzione del cammino verso la totale emancipazione della donna musulmana, a patto che non resti un caso confinato nella ristretta cerchia dell’élite islamica.

“Io divorzio da te”

“Caro marito, mentre sei occupato con altre compagnie, io con la presente dichiaro il nostro divorzio. Io divorzio da te, io divorzio da te e io divorzio da te. Stammi bene. La tua ex moglie”, ha scritto su Instagram la bella principessa Mahra bint Mohammed, scuotendo sia l’opinione pubblica del mondo islamico, sia quella occidentale.

La figlia dell’emiro di Dubai, infatti, ha firmato una dichiarazione di libertà femminile, infrangendo una convenzione che non era mai stata messa in dubbio in modo così aperto e fiero. Per rompere il vincolo matrimoniale con Mana bin Mohammed al-Maktum, Mahra ha usato la formula giuridica del ripudio (ṭalāq in arabo), che nella Shariʻa (la legge islamica) è unilaterale, ovvero può essere espressa solo dal marito nei confronti della moglie.

La donna, comunque, può chiedere il divorzio rivolgendosi a un qāḍī, un giudice. A tal proposito è interessante notare alcuni dettagli: la principessa ha scritto il messaggio in inglese e non in arabo, forse per garantire l’immediatezza del contenuto, per essere certa di raggiungere più persone possibile (e, di conseguenza, mettere il marito in una condizione più che imbarazzante). Viene anche da pensare che Mahra abbia voluto dei testimoni del suo gesto, in modo che ogni sua parola avesse un’eco potente, perfino dirompente.

Poco importa che nell’Islam sunnita, corrente maggioritaria negli Emirati Arabi e, più in generale, nel mondo islamico, il ripudio possa essere dichiarato senza la presenza di testimoni, mentre in quello sciita tale presenza sia necessaria. La principessa di Dubai ha, più o meno consapevolmente (ma di certo rabbiosamente) cambiato le classiche “regole del gioco”.

Il “triplice ripudio”

Ci sono diversi modi per sciogliere un matrimonio islamico (e le regole variano anche tra sunniti e sciiti), ma la principessa Mahra ne ha scelto uno in particolare, più definitivo, ripetendo per tre volte la dichiarazione di divorzio. Si tratta della formula del “triplice ripudio”, secondo la quale l’uomo dichiara la sua intenzione (“niyyah” in arabo) per tre volte distinte e intervallate dal periodo di “’idda” (il ritiro legale di tre mesi). In passato non era consentita la pronuncia per tre volte consecutive, come ha fatto Mahra, ma ormai la pratica è legalmente accettata e, in ogni caso, rimane valido il ritiro di tre mesi successivo al ripudio.

Se durante questo lasso di tempo non vi è alcuna riconciliazione (ciò implica anche che non debbano esserci rapporti sessuali tra i coniugi), il ripudio diventa effettivo. Non possono esserci più dei ripensamenti, a meno che la ex moglie non sposi un altro uomo, ottenendo poi il divorzio (ma deve trattarsi di un matrimonio regolare sotto tutti i punti di vista). A quel punto è libera, se vuole, di tornare dal primo marito e questi di riprenderla con sé.

A prima vista questo sistema può sembrare un po’ farraginoso. In realtà ha una logica intuibile: per prima cosa consente ai coniugi di riflettere sul passo che stanno per compiere. Inoltre, in caso di gravidanza, garantisce che non vi siano dubbi sulla paternità del nascituro (tenendo conto che nell’Islam non sono ammessi rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. La società si fonda sulla famiglia creata dopo le nozze). Sembra, comunque, che il profeta Maometto abbia consigliato ai primi fedeli musulmani di ponderare bene ogni decisione e di ricorrere al ripudio come extrema ratio, raccomandando agli uomini di trattare sempre con rispetto le ex consorti.

Una famiglia controversa

Le parole della principessa Mahra bint Mohammed hanno un peso anche per un altro motivo: il passato di suo padre, Mohammed bin Rashid al-Maktum. Nel giugno 2019 divenne di dominio pubblico la notizia secondo cui una delle sue mogli, la principessa Haya bint Husayn (sorellastra di Re Abdallah di Giordania, in quanto figlia del sovrano Husayn, scomparso nel 1999) sarebbe fuggita prima in Germania e poi nel Regno Unito con i suoi due figli, temendo per la loro incolumità.

Haya presentò un’istanza per la custodia esclusiva dei figli e per la protezione da un matrimonio forzato. Nel 2021 l’Alta Corte di Londra sostenne che lo sceicco al-Maktum avrebbe hackerato il telefono della principessa attraverso lo spyware israeliano Pegasus, attuando una vera e propria campagna intimidatoria nei confronti della moglie. In più venne fuori una presunta relazione che Haya avrebbe avuto con una delle sue guardie del corpo. Nel dicembre 2021 il tribunale affidò la custodia esclusiva dei figli alla principessa e un assegno da circa 650 milioni di euro.

Nel 2021 fece scalpore l’appello inviato alla Bbc da parte della principessa Latifa, una delle figlie dello sceicco. La giovane chiedeva di far luce sul destino misterioso di una delle sue sorelle, Shamsa, che sarebbe scappata dall’atmosfera soffocante della corte emiratina, rifugiandosi a Cambridge. Sarebbe stata ritrovata dalla security dello sceicco e ora sarebbe prigioniera in un luogo sconosciuto. La stessa Latifa raccontò di aver tentato la fuga nel 2002 e nel 2018, senza successo e di vivere prigioniera nel suo stesso palazzo, sottoposta a torture fisiche e psicologiche.

La sorte sembrerebbe essere stata più benevola con Mahra: dopo gli studi in Relazioni Internazionali nel Regno Unito la principessa è diventata una paladina dei diritti femminili, filantropa impegnata in progetti dedicati ai più poveri e alle donne. Ha sempre sottolineato che il suo temperamento è anche il risultato delle origini greche per parte di madre (Mahra, infatti, è nata dal matrimonio dello sceicco con l’attivista Zoe Grigorakos).

Il matrimonio con l’imprenditore Mana bin Mohammed al-Maktum venne annunciato il 22 marzo 2023 e celebrato il 28 maggio dello stesso anno. Esattamente un anno dopo è nata la loro primogenita, a cui è stato imposto lo stesso nome della madre. La fiaba, però, è finita nel peggiore dei modi.

Mahra ha cancellato da Instagram tutti i video e le foto che la ritraggono con l’ex marito. Chissà se la sua ribellione resterà un caso isolato, o se diventerà un precedente per le donne musulmane e per le battaglie intraprese dalle diverse correnti del femminismo islamico, di cui non si parla mai abbastanza.

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