Quella strana intervista alla Ferragni. Perché esce proprio ora

L'intervista rilasciata al Corriere della sera è antecedente alla notizia della separazione da Fedez e si incentra principalmente sul caso Balocco: "È stato eccessivo da sopportare"

Quella strana intervista alla Ferragni. Perché esce proprio ora

Il 20 febbraio, il Corriere della sera ha intervistato Chiara Ferragni: sono le prime parole che l'influencer pronuncia fuori dai suoi social a seguito del caso Balocco. Due giorni dopo sarebbe esploso il caso della separazione dal marito e, infatti, con il quotidiano di via Solferino l'influencer parla solamente dell'indagine che la vede coinvolta a livello giudiziario. L'obiettivo dell'intervista è chiaro: vittimizzarsi. D'altronde, la convocazione in procura a Milano è vicina e giustamente l'influencer si gioca tutte le carte a disposizione nel suo mazzo.

La genesi del video di difesa

"Erano le otto del mattino, ero in piedi, stavo andando su un set fotografico e né io né i miei collaboratori ci aspettavamo nulla del genere. Sono rimasta completamente scioccata", dice ricordando il giorno in cui è emersa la notizia della sanzione dell'Antitrust, sottolineando di aver "saputo la notizia dalle agenzie, contemporaneamente a tutti gli italiani". Dice di aver trascorso il weekend in casa con la stessa tuta, quella grigia del video, il che vuol dire smentire da parte sua chi ha parlato di una chiara "strategia" di comunicazione. "Ero vestita ancora così quando ho pensato che dovevo fare un video e dimostrare la buona fede mia e delle persone che lavorano con me", dice Ferragni. Nella sua ricostruzione tutto è avvenuto spontaneamente, con la sola volontà di spiegare la sua posizione. "Ero veramente scossa e dopo varie prove ho postato il video e facevo del mio meglio per trattenere le lacrime perché non volevo fare la vittima", prosegue l'influencer che continua a parlare di "fraintendimenti" ed "errori di comunicazione" per il caso Balocco.

Ferragni "vittima" del sistema

Cerca di convincere, tramite l'intervista, di essere una vittima del sistema, di quei media e social che fino al giorno prima l'avevano incensata. E rispetto al video dice che "forse avrei dovuto pensarci di più, aspettare, ma si stava mettendo in gioco tutto, si andava molto oltre i giudizi sull’operazione in sé, la strumentalizzazione era completa". Parla, quindi, di strumentalizzazione della sua situazione e continua a difendere l'operazione Balocco, rivendicando la maternità dell'iniziativa benefica: "È stata una iniziativa mia e del mio team far inserire la donazione all’interno del contratto". Sostiene che la donazione da 50mila euro, "fra niente e poco, era comunque del bene che veniva fatto", effettuata con così largo anticipo rispetto alla messa in vendita dei pandori fosse strumentale a far arrivare il macchinario all'ospedale prima della messa in vendita dei prodotti. Ma non dice perché questo era così importante e, soprattutto, perché non è stato comunicato.

La difesa sull'operazione benefica

Si difende, dice che nel cartiglio e nelle sue comunicazioni non sia mai stato scritto che una "percentuale delle vendite sarebbe andata in beneficenza" e soprattutto si difende sostenendo di aver sempre scritto e detto che "Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’ospedale…". Ma nell'intervista non parla del comunicato stampa, uscito il 2 novembre 2022 e, come da documenti acquisiti dall'Antitrust, proveniente dal suo team, in cui viene creata una chiara ed esplicita connessione tra le vendite e l'impianto benefico. Una connessione chiara a tal punto che anche dalle parti di Balocco si era creato un certo allarme. Ma Ferragni tira dritto, difende l'importo finale della transazione relativa all'operazione (oltre un milione di euro), ben inferiore all'importo versato all'ospedale, perché "quella cifra è il compenso dato alle mie società per i miei diritti di immagine, per la promozione e l’intera operazione. Non si deve far confusione tra la persona fisica Chiara Ferragni, il brand e le aziende". E poi, dice, "senza l’operazione, la donazione non sarebbe stata fatta". Quindi, il ragionamento è che lei non avrebbe potuto versare 50mila euro all'ospedale di tasca sua, senza che lo facesse un'azienda al posto suo con una operazione commerciale alle spalle.

La beneficenza per farsi "onore"

Continua a mancare, da parte di Ferragni, una spiegazione al suo contributo all'operazione che non sia la pubblicità gratuita, come scritto dai suoi avvocati, all'ospedale dei bambini. Anzi, l'influencer nel corso dell'intervista continua implicitamente a sostenere l'esistenza di una lacuna nella normativa, che sarebbe stata colmata con il nuovo ddl beneficenza: "Se ci fosse stato prima, avremmo scritto sul cartiglio 'Chiara Ferragni e Balocco sostengono l’ospedale Regina Margherita con una donazione di 50 mila euro fatta da Balocco'. Nessuno avrebbe potuto dire niente e ci faceva onore comunque". Nelle sue parole, quando dice "ci faceva onore comunque", si ritrova quanto già detto dalla procura di Milano in merito al fine ultimo dell'operazione, ossia migliorare il posizionamento reputazionale del brand.

La "gogna mediatica"

Parla di gogna mediatica, dice che "è stata dura" perché "per due mesi si è parlato di me come se fossi una criminale e incarnassi ogni male di questo Paese". Evidentemente poco strutturata a vivere davvero nel mondo social, nonostante si dica consapevole, abituata finora a ricevere solo gli onori e mai gli oneri, sostiene che "cercare ogni giorno una notizia negativa, anche falsa, per volere la mia disfatta, è stato eccessivo da sopportare anche per me". Cerca di vestire i panni dell'influencer ingenua che si stupisce del fatto che, a seguito di una sanzione dell'Antitrust e di un'indagine della procura, si dia voce a questo piuttosto che "alla maggioranza silenziosa che magari la pensa in altro modo". E in maniera indiretta si lamenta anche del fatto che l'Antitrust abbia deciso di rendere noti i compensi di quell'operazione.

È chiaro ed evidente, ma anche legittimo, che questa intervista (al pari di quella che andrà a fare da Fabio Fazio il prossimo 3 marzo), sia parte della strategia difensiva in vista di un eventuale processo. Nelle prossime settimane verrà ascoltata dalla procura che, sicuramente, le farà domande più scomode e non le fornirà gli assist per imbastire la sua difesa. E non le permetterà di vittimizzarsi.

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