"Hanno capito male...". Altro che fraintedimento, ecco la verità su Chiara Ferragni

Chiara Ferragni parla di fraintendimenti da parte degli utenti ma da parte di Balocco ci sono stati diversi alert sul rischio di pubblicità ingannevole

"Hanno capito male...". Altro che fraintedimento, ecco la verità su Chiara Ferragni
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"Pensati fraintesa". Questo, in estrema sintesi, è il succo del discorso di Chiara Ferragni da Fabio Fazio. "Fraintesa" è stata la parola più pronunciata dall'influencer durante l'intervista e non è sicuramente un caso. I suoi avvocati, d'altronde, devono trovare una strategia difensiva per far uscire la loro cliente dall'impasse di un'accusa per truffa aggravata. E tutto, ma proprio tutto, quel che Ferragni sta facendo da dicembre a oggi è orientato a costruire l'impalcatura per la convocazione con il procuratore di Milano, che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni, ma, soprattutto, per un giudice nel caso di rinvio a giudizio. Di sincerità e verità, in quell'intervista ampiamente concordata, non se n'è vista. E non si può nemmeno dire che Ferragni potrebbe avere un futuro come attrice, se mai dovesse abbandonare la carriera di influencer. Perché non ha evidentemente il talento dell'arte.

"Se c'è stato un fraintendimento, se delle persone hanno capito male, le cose potevano essere fatte meglio. Se qualcuno l'ha capita così c'è stato un errore", ha detto Ferragni da Fazio con la voce impostata, melliflua, cercando di essere convincente in quelle che secondo lei sarebbero delle scuse accettabili. Ha trattato gli italiani da incapaci, ma nel suo mondo queste sono delle scuse. Al di là di questo, soffermandosi sulla frase di Ferragni, lei dice che "le cose potevano essere fatte meglio" e quindi chi ha comprato il pandoro pensando di contribuire all'operazione benefica ha frainteso e capito male.

Pagina 8 del documento in cui l'Antitrust giustifica l'ammenda da oltre un milione per le società di Ferragni. Alla fine del foglio si legge: "In una e-mail del 14 novembre 2022, inviata dalla [omissis] al suo team si legge: “Ciao a tutte, aggiungo ----- in c.c. Per me ok ma massima attenzione all’attività benefica che ci espone a pubblicità ingannevole se correlata alle vendite [...] Occorre spiegarglielo bene, meglio forse per telefono". Questa è una comunicazione interna all'azienda dolciaria, in cui una persona del team Balocco scrive alle altre della sua squadra, quindi non alla parte Ferragni, che le formule usate nei post e nelle storie, che da lì a poco l'influencer avrebbe pubblicato, andavano oltre le corrette pratiche di mercato. Lo dice esplicitamente: "Ci espone a pubblicità ingannevole se correlata alle vendite". Era il 14 novembre e il comunicato in cui esiste la correlazione tra operazione benefica e vendite era già uscito da dodici giorni.

E quattro giorni dopo questa comunicazione interna, il 18 novembre, da Balocco parte un'altra mail, stavolta indirizzata al team Ferragni, nella quale l'azienda dolciaria chiede ancora modifiche ai testi proposti per la comunicazione social: "Per noi è molto importante sottolineare il sostegno al progetto benefico senza menzionare le vendite (in quanto si tratta di una donazione che non è legata all’andamento del prodotto sul mercato)". Certo, dal 2 novembre in poi nei post di Ferragni non ci sono riferimenti alle vendite, ma alla fine non erano nemmeno necessari, visto che tutti i media avevano già riportato il comunicato del 2 novembre senza che sia stata fatta alcuna rettifica. Quindi, quella correlazione era come se fosse implicita nella comunicazione di Ferragni. Ma come mai gli alert Balocco non sono stati presi in considerazione? È l'AgCm stesso a rivelare il nodo contrattuale: "Risulta la facoltà di TBS Crew di decidere in ultima istanza i contenuti da veicolare".

Quindi, l'ultima parola era sempre e comunque del team Ferragni. Alla luce di tutto questo, il discorsetto sul "fraintendimento" non regge, perché c'è stata una precisa volontà di veicolare il messaggio in un determinato modo.

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