“Morirà per colpa sua”. Perché William si rifiuta di indossare il kilt

Il principe William non ha indossato il kilt durante il viaggio in Scozia per la seconda “incoronazione” di Carlo, facendo infuriare gli scozzesi

“Morirà per colpa sua”. Perché William si rifiuta di indossare il kilt

Sembra che al principe William non piaccia indossare in kilt scozzese, il tipico abbigliamento in tartan che gli uomini della royal family, tra cui Re Carlo III, il principe Filippo e il principe Edoardo hanno indossato molte volte con fierezza. L’erede al trono non ha scelto il kilt neppure per la seconda “incoronazione” del sovrano in Scozia, lo scorso 5 luglio. L’occasione era perfetta, ma secondo le indiscrezioni William si sarebbe rifiutato per l’ennesima volta di seguire la tradizione. Gli scozzesi, contrariati, non comprenderebbero il motivo di questa avversione per il kilt, temendo che una delle loro tradizioni più amate possa morire a causa del principe di Galles.

Molto più di un “gonnellino”

Impossibile non conoscere il kilt. Questo indumento maschile è diventato famosissimo in tutto il mondo (un po’ lo dobbiamo anche a Willie, il giardiniere nella serie “I Simpson”, non a “Braveheart” con Mel Gibson, perché l’uso del kilt nel film è un errore storico). Talvolta è stato oggetto di scherno e derisione, ma in realtà è molto più di un capo d’abbigliamento e ha una storia lunga e importante. In Scozia è diventato una vera e propria tradizione a cui nessuno rinuncerebbe mai e nella quale si identifica un popolo intero, perché fa parte della sua cultura. A questo proposito è meglio precisare che gli scozzesi non gradiscono affatto sentir chiamare il kilt “gonnellino”. Risulterebbe addirittura offensivo. Non a caso in Scozia si dice: “It’s a kilt, not a skirt” (“è un kilt, non una gonna”).

La consuetudine del kilt è piuttosto recente: nacque nel Settecento (ecco perché William Wallace non poteva indossarlo), grazie all’intuizione di un quacchero del Lancashire, Thomas Rawlinson, proprietario di fornaci in cui si fondeva il ferro. Rawlinson notò che l’abbigliamento dei suoi operai non era affatto funzionale al lavoro che dovevano svolgere. Gli uomini, infatti, abbattevano gli alberi da cui ricavavano la legna per le fornaci indossando una camicia lunga (“leine”), una tunica più pesante (failuin) e sopra una specie di un mantello di lana grezza stretto in vita da una cintura di cuoio (“breacan”) e drappeggiato sulle spalle, che lo faceva apparire come una “gonna”. Elementi ereditati dalla cultura irlandese.

Questo abito, però, era utile per muoversi agilmente tra paludi e brughiere, non per tagliare e trasportare legna. La visione d’insieme era quella di un indumento ingombrante e neanche molto bello da vedere. Rawlinson ebbe l’idea di separare il drappeggio superiore dal “gonnellino” che divenne un capo singolo, a sé stante, il kilt. L’innovazione piacque, rendendo l’abbigliamento degli uomini delle Highlands più comodo.

Oggi il kilt si indossa con lo “sporran” (in gaelico “borsellino”) una sorta di borsetta legata in vita, i calzettoni in lana alti fino al polpaccio, le scarpe con i lacci annodati all’altezza della caviglia, la spilla che unisce le estremità del tartan sul petto e lo “sgian dubh”, il "coltello nero" infilato nella calza destra.

Il tartan

Il kilt è realizzato in tartan, un tessuto conosciuto dagli scozzesi dal III secolo d.C. e formato da strisce orizzontali (“sett”) che compongono il tipico disegno a quadri. Oggi esistono circa 7mila varietà di tartan, secondo lo Scottish Tartans World Register. Ogni famiglia, associazione, istituzione,zona della Scozia ha il proprio tartan, compresa la royal family, che indossa il Royal Stewart Tartan (sfondo rosso con righe verdi, gialle, bianche e blu).

Piccola curiosità: gli italiani potrebbero indossare il tartan dei Windsor, pur non appartenendo alla famiglia reale. Sarebbe stato Carlo Edoardo Stuart (conosciuto anche come Bonnie Prince Charlie) a concedere questo privilegio al popolo italiano come ringraziamento per il sostegno ricevuto in quanto pretendente giacobita al trono di Inghilterra, Irlanda e Scozia. Infatti con il fallimento dell’insurrezione giacobita (1745), che si concluse con la sconfitta nella Battaglia di Culloden (1746), Carlo Edoardo si rifugiò proprio a Roma.

Il tartan ebbe un ruolo centrale anche in questo frangente: l’aspirante sovrano condusse la sua ribellione presentandosi vestito proprio in tartan. Da quel momento questo tessuto e il kilt divennero simboli dell’identità nazionale. Per questo, nel 1746, venne redatto il Dress Act che li bandì entrambi. Questo abbigliamento tipico scozzese venne ripristinato solo nel 1782 e il tessitore William Wilson iniziò a classificare i tartan, fino a contarne 250 nel 1819. Nel 1822 Re Giorgio IV si impegnò nella diffusione del kilt e del tartan. Fu il primo sovrano regnante a varcare i confini scozzesi dopo 170 anni (l’ultimo era stato Carlo II nel 1651) e lo fece vestito con il tartan poi divenuto simbolo scozzese dei Windsor, ovvero il Royal Stewart.

Prima dell'arrivo del monarca a Edimburgo lo scrittore Walter Scott chiese a tutti i capi dei clan di indossare il loro tartan "ufficiale", diciamo così. Solo da quel momento il tessuto iniziò a identificare i diversi gruppi familiari. Quindi, contrariamente a quanto si pensa, si tratterebbe di un’associazione recente. Anche la regina Vittoria, affascinata dalla cultura scozzese, promosse l’uso del kilt in tartan. Acquistò anche il Castello di Balmoral (1852) tanto amato da Elisabetta II e arredato con tradizionali motivi scozzesi. Addirittura Vittoria e Alberto disegnarono due tipi di tartan, rispettivamente il “Victoria” e il “Balmoral” ancora oggi usati, ma riservati esclusivamente alla royal family. Un capo d’abbigliamento e una stoffa considerati sovversivi sono stati non solo accettati, ma addirittura inglobati nella storia e nelle tradizioni della Corona britannica.

Tutti in tartan tranne uno

Abbiamo visto molte volte la regina Elisabetta e la regina Camilla indossare gonne e abiti in tartan (non kilt perché, ricordiamolo, è un indumento prettamente maschile). Ci sono diverse foto di Re Carlo III in kilt. Sua Maestà, in quanto colonnello dei Gordon Highlanders Regiment può sfoggiare anche il Gordon Tartan. Il principe Andrea, come conte di Inverness, ha diritto a un proprio tartan e lo stesso vale per il principe Edoardo, nominato conte di Forfar nel 2019. Naturalmente non mancano immagini dei due in kilt. Lady Diana fece del tartan un tessuto iconico e glamour. Persino Kate Middleton ha reso celebre il tartan Black Watch associato al Royal Regiment of Scotland.

Se torniamo molto indietro nel tempo, possiamo ricordare che anche Giorgio V e Giorgio VI non disdegnarono il kilt. Il principe William, invece, non vorrebbe proprio saperne di indossarlo. Persino quando si laureò alla St. Andrews, in Scozia, preferì un abito formale. Il motivo di questa presunta antipatia non è chiaro. L’erede al trono non lo ha mai spiegato. Gli scozzesi, però, non avrebbero preso bene questo rifiuto. Il motivo è evidente: se il kilt e il tartan sono emblemi della loro identità, il fatto che il futuro sovrano del Regno Unito, quindi anche della Scozia, si rifiuti di indossarli, viene visto come un affronto, il mancato riconoscimento della peculiarità, della storia e della consuetudine della Scozia.

Questo abbigliamento ha un valore politico. Non si tratta solo di cambiarsi d’abito per stare più comodi. Per i sovrani britannici portare il kilt e i tartan è un dovere pubblico, non esattamente una libera scelta. Il Daily Mail ha scritto: “Sembra che una tradizione reale possa estinguersi con l’erede al trono”. Richard Kay ha spiegato al tabloid: “I Windsor osservano una serie di regole uniche, anche se eccentriche, quando si tratta del modo di vestirsi in Scozia. Gli uomini indossano i kilt, non solo durante le occasioni ufficiali, ma anche nel loro tempo libero. Persino la principessa Diana, che non era un’amante di ciò che è scozzese [indossava il copricapo] tam o’shanter”.

Per la verità neppure il principe Harry sarebbe stato mai un ammiratore del kilt e del tartan. Tuttavia il duca di Sussex non diventerà sovrano del Regno Unito, al contrario di William. Un giorno il principe di Galles regnerà anche sulla Scozia e, come ha scritto l’Insider “sarà popolare tra gli scozzesi se mostrerà rispetto e apprezzamento nei confronti della loro cultura e delle loro tradizioni. Indossare un kilt sarebbe un ottimo inizio”.

Il giornale puntualizza anche che sarebbe meglio se il principe non aspettasse di essere incoronato per fare questo passo, un vero e proprio gesto politico di buona volontà, soprattutto perché le spinte indipendentiste della Scozia potrebbero usare questa apparente avversione contro la Corona.

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