La maratona scatta alle 14.30. Venticinque ore filate in aula per tentare di salvare il Pgt, sempre che non manchi il numero legale alla seduta numero 51 sull’argomento. L’«incidente» d’altra parte è diventato quasi la regola. Fuori dal consiglio comunale, in piazza Scala, la paladina del fronte anti-piano del territorio - Milly Moratti - ha chiamato a raccolta i comitati del no. Appuntamento alle 18, all’appello lanciato da "Vivi e progetta un’altra Milano" contro "la cementificazione della città" - sottoscritto tra gli altri dagli immancabili Dario Fo e Franca Rame - hanno aderito Cittadinanza metropolitana o la Federazione della sinistra di Milano. Ma anche il Pd, che ha ottenuto dalla mediazione con l’assessore all’Urbanistica Carlo Masseroli e i partiti di maggioranza importanti correzioni al testo, farà fatica ora a giustificare il no al documento. Bisognerà capire oggi se continuerà a fare asse con la sinistra radicale nell’ostruzionismo a tutti i costi o se manterrà fede al patto preso con il Pdl un mese fa per licenziare il Pgt. Il termine del 28 giugno fissato allora è già scaduto, ma Masseroli preme per il via libera almeno entro il 12 luglio, in tempo per approvare la versione definitiva del Piano a fine mandato. Dopo le 25 ore in consiglio oggi e domani, sono già fissate sedute mercoledì, giovedì e lunedì prossimo. Sul tavolo restano ancora circa 350 emendamenti, ma dopo l’ultimo ordine del giorno votato la scorsa settimana sul parco Sud, le correzioni cosiddette di contenuto sono praticamente esaurite, a parte gli "esercizi oratori" utili solo ad allungare i tempi, l’intesa da trovare ormai è tutta politica, anche dentro la maggioranza.
"Dire no al piano a questo punto - fa presente Masseroli -, significa bloccare 30mila alloggi in housing sociale, venti nuovi parchi, il recupero di aree che altrimenti saranno occupate dai rom, l’avvio di importanti infrastrutture come la circle line ferroviaria. Credo che nessuno voglia prendersi questa responsabilità".
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