Più ricerca e meno tasse con il nuovo Dpef

In primo piano resta la lotta agli evasori. Misure per la difesa del made in Italy e contro i falsi

Antonio Signorini

da Roma

Rigore nei conti pubblici, potenziamento della ricerca, mercati più liberi, rilancio delle infrastrutture pubbliche e difesa del potere d’acquisto delle famiglie anche grazie a incentivi fiscali contro il caro affitti. Nel piano del ministro dell’Economia Domenico Siniscalco per rilanciare l’Italia non c’è solo l’attesa riduzione dell’Irap, che sarà comunque il fulcro della prossima legge finanziaria. Il Documento di programmazione economica e finanziaria che l’esecutivo sta per approvare non nasconde le difficoltà in cui si trova il Paese nell’anno in corso, con una crescita «realisticamente» intorno allo zero e il deficit al 4,3 per cento del prodotto interno lordo. Ma per il prossimo quadriennio il Dpef elenca le linee guida della politica economica: una strategia d’attacco tutta basata sulla crescita, senza la quale «è impossibile realizzare un aggiustamento sufficiente delle finanze pubbliche».
Il Pil e i conti. Il Dpef dà per scontata l’approvazione della raccomandazione all’Italia all’Ecofin del 12 luglio. Un orientamento che ieri è stato confermato anche da fonti di Bruxelles. Quindi il governo premette su tutto che serviranno «misure di aggiustamento permanenti» per ridurre il deficit dell’1,6 per cento nel biennio 2006-2007. Nell’anno in corso, inoltre, la crescita del Pil sarà con tutta probabilità nulla, nonostante una tenuta dei consumi e la costante crescita dell’occupazione. Il Pil dovrebbe però tornare a crescere al ritmo dell’1,5 per cento nei prossimi due anni, dell’1,7 per cento nel 2008 e dell’1,8 nel 2009. Con la crescita a zero, l’indebitamento netto del 2005 «valutato con il massimo realismo, viene a collocarsi al 4,3 per cento del Pil». In crescita anche il debito pubblico, che «è atteso collocarsi al 108,2 per cento del Pil». Stime, queste del Dpef, che il Tesoro ha precisato essere «provvisorie», ma che non dovrebbero cambiare, anche perché sono in linea con quelle elaborate dalla Commissione europea.
Stop alle una tantum. Quello che è certo è che l’Italia ha bisogno di un aggiustamento permanente e maggiore qualità delle sue finanze pubbliche che «avverrà in modo strutturale e senza nuovi ricorsi a misure una tantum». In primo piano resta la «lotta all’evasione» che «esclude il ricorso a sanatorie fiscali». Poi calerà anche la spesa corrente (il numero degli statali scenderà dello 0,5 per cento all’anno).
Privatizzazioni miliardarie. Il governo si impegna anche nella riduzione del debito che scenderà al 101 per cento del Pil nel 2009 grazie alla cessione di beni pubblici che nel triennio 2006-2008 garantirà 45 miliardi.
Tasse sotto il 40%. La riduzione della pressione fiscale rimane l’impegno primario. Il governo - conferma il documento - «intende gradualmente ridurre l’Irap attraverso l’esclusione del costo del lavoro dalla sua base imponibile». Inoltre, aggiunge il Dpef, si restringerà «il cuneo fiscale sul lavoro intervenendo su alcuni degli oneri impropri». Più a lungo termine, le misure dell’esecutivo Berlusconi - stima il Dpef - «garantiranno un’ulteriore riduzione della pressione fiscale dal 41,7 per cento del 2004 al 39,9 per cento del 2007 per arrivare al 39,5 per cento del 2009».
Attirare gli investimenti. Il governo si propone inoltre di semplificare il fisco «seguendo linee di tendenze dei principali Paesi avanzati». Poi annuncia un impegno particolare per la difesa del made in Italy e quindi «un’azione di contrasto all’illegalità e alla contraffazione». Contro la delocalizzazione delle imprese potrebbero presto spuntare degli incetivi fiscali per far confluire il business delle aziende italiane nel territorio nazionale, soprattutto al Sud, e altre misure per attrarre capitali stranieri.
Opere e ricerca. Nella parte più «keynesiana» del Dpef si conferma l’impegno per le infrastutture: occorre «potenziare la domanda e le infrastrutture accelerando gli investimenti in opere pubbliche». In particolare ampliando l’offerta del trasporto pubblico locale. C’è poi il capitolo ricerca, con la previsione di incentivi per favorire l’innovazione. Per le università è necessario un «salto di qualità» e non sono esclusi incentivi per «aumentare il numero di specialisti in discipline tecnico-scientifiche».
Affitti incentivati.

Tra gli obiettivi del governo anche quello di sostenere il potere d’acquisto delle famiglie, «contenendo alcuni costi essenziali quali affitti, energia, trasporti e servizi finanziari». Ad esempio, «al fine di mitigare l’aumento degli affitti registrato nell’ultimo quinquennio il governo intende promuovere specifici incentivi fiscali».

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