Piano per rimpatriare gli italiani E invieremo una nave di soccorso

Anche le ultime perplessità sono cadute. Una portaerei della nostra Marina militare, la «Cavour», salperà con tutta probabilità alla volta di Haiti per una missione umanitaria congiunta con il Brasile. La conferma l’ha data il ministro della Difesa, Ignazio la Russa. «Ci stiamo lavorando - ha detto ieri il ministro -. Ho avuto il via libera dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per verificare praticabilità e utilità della missione. E in merito ho già allertato i vertici di Difesa e Protezione civile». Un'iniziativa che il ministro delle Attività culturali, Sandro Bondi, ha definito «di alto valore morale e politico, corrispondente pienamente ai valori più profondi della nostra Nazione».
Il fatto che lo stesso La Russa si sia sbilanciato in tal senso - «al 90% la nave partirà» - apre di fatto la strada alla fattibilità concreta dell'operazione. Le perplessità che il ministro aveva manifestato fino al giorno prima sono state superate grazie alla considerazione che l'arrivo ad Haiti della portaerei «sarebbe altrettanto utile anche tra 12 giorni», ha precisato il ministro, sottolineando che la Cavour «può ospitare fino a mille persone e servire da base per aerei ed elicotteri da trasporto». Quanto alla prevista collaborazione carioca, il Brasile «potrebbe mettere a disposizione elicotteri, di cui c’è un gran bisogno, oltreché materiale e personale». La Russa si è anche lasciato andare a una considerazione più personale e umana. «Fosse per me - ha detto riferendosi commosso alle migliaia di piccoli haitiani rimasti orfani - a bordo della Cavour ricovererei solo bambini e penserei poi alla possibilità di adozione o affido a cittadini italiani».
La scelta italiana di una missione coordinata da una nave sembra del resto ricalcare quella fatta anche da altri Paesi, in primis gli Stati Uniti. Per ragioni logistiche (grande capacità di portata e adattabilità a vari scopi, dal semplice alloggio all'accoglienza ospedaliera); ma anche operative, tenuto conto che il piccolo aeroporto di Haiti, oltre che parzialmente danneggiato, è già al collasso come capacità ricettiva. Un’altra ottima ragione è la distanza fisica delle navi da una terraferma dove, oltre all'elevato rischio di contagio, spadroneggiano migliaia di criminali armati sfuggiti dalle carceri crollate a causa del sisma. Che la situazione sia di grande pericolo lo confermano le migliaia di haitiani che tentano con ogni mezzo di abbandonare la capitale Port-au-Prince, dirigendosi verso zone di campagna, più sicure e tranquille, nonché molto meno colpite dal terremoto.
L'Italia sarà comunque presente in zona anche «con una unità della Cooperazione civile permanente». Ad annunciarlo dal Cairo, dove si trova in missione diplomatica, è stato il ministro degli Esteri Franco Frattini. «Continua lo stabilimento delle strutture per gli aiuti umanitari», ha precisato, sia con l'inizio della distribuzione di generi di prima necessità sia con l'allestimento di un ospedale da campo. Frattini ha anche reso noto che oggi ci sarà «un incontro telefonico a livello europeo» per coordinare la macchina degli interventi dei 27 Paesi dell'Unione in vista del vertice comunitario di lunedì. Il ministro ha poi annunciato che è pronto un piano di evacuazione. E infatti già oggi arriveranno a Ciampino i primi 15 italiani rimpatriati in base alle liste stilate dalla Farnesina. Liste che danno un'ovvia precedenza ai feriti, alle donne e ai bambini.
Quanto alle ricerche dei nostri connazionali, ci sono ancora buone notizie. La Farnesina informa che si è ridotto infatti a 13 il numero degli italiani ancora mancanti all'appello, mentre con tutti gli altri 187 ci si è riusciti a mettere in contatto direttamente o indirettamente. Oltre a un italiano che si sa per certo essere deceduto sotto le macerie di un supermercato, risultano dichiarati come dispersi due altri nostri connazionali, funzionari delle Nazioni Unite, che si trovavano all’Hotel Christopher. Uno di questi è l'agronomo fiorentino Guido Galli, di 45 anni. «L’Onu - ha dichiarato la sorella Francesca - ci ha confermato che Guido stava partecipando a una riunione nell'albergo quando c'è stato il terremoto. So che hanno trovato i corpi di alcuni funzionari, ma non il suo». Intanto, in tutta Haiti i lavori di scavo proseguono febbrilmente. Anche perché, come ha annunciato Tim Callaghan, uno dei responsabili in loco della Casa Bianca, le attività di ricerca dei superstiti continueranno solo fino a lunedì. «Poi si passerà dal rescue al recovery». Ovvero dal soccorso al recupero. E allora entreranno in funzione le ruspe. Con tutto quello che ciò significa.
Eppure c’è chi, invece, incurante delle scosse che si susseguono, non si dà e non accetta scadenze.

Come suor Mariangela Fogagnolo, rodigina, della congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Raggiunta telefonicamente dalla sorella Maria, suora salesiana, che la chiamava da Padova legittimamente preoccupata, ha tagliato corto. «Il mio posto è qui, assieme alle consorelle per prestare aiuto a tutti».

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