Federico Guiglia
Si tirano le somme del voto più paritario nella storia della Repubblica e si capisce che il problema dellUnione non è aritmetico ma politico: non si muoverà foglia, senza che lala radicale non voglia. A maggior ragione dopo il rifiuto espresso da Romano Prodi non soltanto di ipotizzare qualche intesa strategica col centrodestra, ma anche di immaginare una presidenza delle due Camere per gli evidentemente poco meritevoli avversari. Coerenza del bipolarismo o calcoli alla mano di chi sa che a nulla può rinunciare in nome del difficilissimo governare? Una conseguenza al Professore probabilmente è sfuggita: ammesso e non concesso che nella nuova legislatura tutti i senatori del centrosinistra siano sempre presenti in aula, e che neppure quelli eletti allestero perdano mai un aereo o scontino i ritardi dei treni, se anche la presidenza di palazzo Madama sarà riservata alla coalizione di Prodi, lo scarto fra i due schieramenti si vedrà ridotto a un solo senatore, posto che il presidente del Senato non partecipa, da garante dei lavori, alle votazioni degli stessi.
Dunque, se il centrodestra volesse prendersi un'immediata rivincita parlamentare sulle paradossali elezioni che non ha perso pur non avendo vinto, dovrebbe sperare non nellatto di intelligenza istituzionale da parte degli avversari ma proprio nella reazione puerile di queste ore: niente presidenza «agli altri», dicono nel centrosinistra, perché il clima politico «non lo consentirebbe». Così facendo lUnione farà diventare aritmetico il suo problema politico. Perché allunico seggio che finirà per separare la maggioranza e opposizione di domani, se ne dovranno sottrarre ben tre, e decisivi, di una formazione che non ha mai dato niente per niente, la tradizionale e agguerrita pattuglia della Südtiroler Volkspartei. Con legittimo orgoglio i rappresentanti del «partito di raccolta» degli altoatesini di lingua tedesca stanno già ricordando ad alta voce dessere determinanti a palazzo Madama. Il Professore dipenderà «tecnicamente» da loro, e molto di più che dalla squadra degli italiani allestero. La Svp porrà delle precise e conflittuali questioni politiche, come ha sempre fatto, del resto, con i governi della prima Repubblica. Governi che spesso ai «tre voti» della Volkspartei, di Camera o Senato, sono rimasti appesi. Ed è fin troppo facile prevedere che porrà delle questioni nel suo unico interesse politico.
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