La piccola corte finita sotto inchiesta

Tra gli indagati Simeone di Bulgaria, accusato anni fa di istigazione alla corruzione di membri di Stati esteri

Stefano Zurlo

Henry John Woodcock si muove con una certa disinvoltura sul mappamondo. Certo, c’è davvero di tutto nella foto di gruppo di questa inchiesta. Pare si sia partiti dall’usura, ma il domino del Pm ha portato molto lontano e molto in alto. A casa Savoia, in Bulgaria, a Campione d’Italia, enclave tricolore sul suolo elvetico, e dalle parti di Messina. Sulla giostra dell’indagine troviamo anzitutto Simeone II di Sassonia Coburgo Gotha che, oltre ad essere cugino e coetaneo di Vittorio Emanuele , è stato anche il premier della Bulgaria in anni recenti e viene accusato, nientemeno, di istigazione alla corruzione di membri di stati esteri. La brigata che ruotava intorno alle teste coronate si dava da fare per ottenere commesse importanti nella sanità e nella telefonia a Sofia.
Ma il lato bulgaro è solo uno dei tanti di questa storia. Il filone principale comincia fra la Sicilia e il Veneto, fra i bar di Messina e la pianura operosa, stipata di capannoni, del Nord Est. A Marcon, in provincia di Venezia, risiede l’imprenditore Ugo Bonazza, titolare di un’azienda che si occupa della commercializzazione di prodotti per l’estetica e l’acconciatura. Bonazza è amico di vecchia data di Vittorio Emanuele e ha come il principe villa nel paradiso di Cavallo. È lui - secondo il Pm - a infilare il Savoia in questa storia. Una vicenda di macchinette truccate e di vincite pilotate: è il business dei videogiochi. Qualcosa che ha a che fare con la criminalità e fra Messina e Catania è nelle mani della famiglia Migliardi. Ora i due fratelli Migliardi, Giuseppe e Ignazio, sono agli arresti domiciliari ed è nei guai pure il padre dei due Rocco, a suo tempo coinvolto nell’operazione antimafia Omero: avrebbe imposto l’installazione di alcuni videopoker ad esercenti della zona. Stop. Meglio fermare il domino e puntare al nocciolo.
I Migliardi hanno bisogno di autorizzazioni da parte dei Monopoli di Stato per gestire nel modo più remunerativo i videopoker. Bonazza chiede aiuto a Vittorio Emanuele che non ha un regno ma una piccola corte di amici e di contatti. I suoi luogotenenti avvicinano funzionari compiacenti e finiscono a loro volta nel parterre de roi, alla lettera, degli indagati. E’ ai domiciliari Giuseppe Rezzani, delegato dei Savoia per la Lombardia, scudiero fedele di Vittorio Emanuele anche nell’ora fatale del blitz sul lungolago di Varenna.
La corte di Vittorio Emanuele aveva battuto la pista dei Monopoli portando gli amici a spadroneggaire a Campione d’Italia. E poichè i vizi, come le ciliege, non vengono mai da osli, ecco che ai videopoker si aggiungevano anche le prestazioni sessuali. Ci vuole pazienza: la scena si affolla fino all’inverosimile. È in manette il sindaco di Campione Roberto Salmoiraghi, medico, specialista in chirurgia addominale, che proprio 24 ore prima del temporale si era congedato con una lettera dai clienti, affezionati da trent’anni. Con lui è indagato anche l’amministratore delegato del casinò Domenico Tuosto, ex prefetto, un curriculum che passa anche per la casa da gioco di Saint Vincent.
Poi, in bilico fra i due filoni, ecco le pedine romane. Pedine importanti. Apripista è Tullio Ciccolini, commercialista, militante di An. Seguono Salvatore Sottile e Francesco Proietti Cosimi. Il primo, ai tempi del centrodestra, è il portavoce di Gianfranco Fini, l’altro ne è il segretario.

Il gip di Potenza sottolinea lo «sprezzante cinismo» con cui Sottile parla delle giovani donne che si rivolgevano a lui e al vicedirettore risorse della Rai Giuseppe Sangiovanni, altro nome eccellente del copione. E i Monopoli? Una nota ufficiale precisa che Francesco Tarantino, pure in manette, non è il direttore della sede di Messina. Ma solo un dipendente. Per ora, sipario.

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