Piccole e invisibili, così Al Qaida fabbrica le "bombe perfette"

Da più di dieci anni gli estremisti cercano un ordigno che sfugga ai controlli e abbatta più aerei insieme

Piccole e invisibili, così Al Qaida fabbrica le "bombe perfette"

È la ricerca cinica e paziente dell’ordigno perfetto, della bomba capace di sfuggire ad ogni controllo ed esplodere in volo, magari su più aerei congelando il mondo in una paralizzante atmosfera di terrore. Dura da più di dieci anni e stavolta quelli di Al Qaida ci sono andati molto vicino. Il principio è sempre quello dell’esplosivo liquido. Lo inventò nel 1847 Ascanio Sobrero facendo gocciolare della comune glicerina su una miscela di acido nitrico concentrato e acido solforico concentrato. Nacque così la nitroglicerina, un composto giallastro e oleoso facilmente scambiabile per una lozione.
Ma la vecchia nitroglicerina, capace di esplodere per un semplice urto, non è certo l’esplosivo perfetto per un terrorista costretto a superare complessi controlli. Gli artificieri di Al Qaida in questi anni hanno lavorato alla ricerca di esplosivi liquidi suddivisi in diversi componenti facilmente miscelabili dopo l’imbarco. La polvere che il nigeriano Abdul Faruk Abdulmutallab tentava, secondo le testimonianze, di miscelare con un esplosivo liquido serviva probabilmente a stabilizzarlo e a rendere possibile un innesco chimico.
Abdul Faruk Abdulmutallab doveva fare i conti con le rigide regolamentazioni introdotte nel 2006 quando si scoprì un altro tentativo di abbattere un certo numero di voli transatlantici con esplosivi liquidi. Per raggiungere la concentrazione critica necessaria ad abbattere l’aereo il nigeriano ha probabilmente dovuto nascondere sotto i vestiti e nel bagaglio diversi contenitori da 100 millilitri, il limite massimo permesso dalle nuove regolamentazioni internazionali. Il nigeriano probabilmente ha tentato di realizzare del triperossido di triacetone. Dai primi accertamenti l’esplosivo utilizzato era pentaeritrite (Petn), della stessa famiglia della nitroglicerina. L’esplosione anticipata o meglio la detonazione che ha provocato la fiammata è stata provocata verosimilmente dalla reazione anticipata dell’innesco chimico inserito dopo la polvere utilizzata per stabilizzare l’ordigno. Lo studente bombarolo verosimilmente intendeva far esplodere la sua bomba liquida in prossimità del pavimento per provocare una rapida depressurizzazione e danneggiare i comandi che passano tra la cabina passeggeri e il vano bagagli.
Il primo terrorista fondamentalista che tentò di abbattere un aereo in volo fu, l’11 dicembre 1994, Ramzi Yousef già ricercato per aver messo a segno nel febbraio 1993 il primo attentato contro le torri gemelle di New York. Per sperimentare il suo ordigno formato da un componente simile alla nitroglicerina Ramzi Yousef s’imbarcò l’11 dicembre 1994 su un volo diretto da Manila a Tokyo. Durante lo scalo a Cebu scese dall’aereo e lasciò la bomba con un innesco a tempo sotto il proprio sedile. Meno di un’ora dopo il congegno esplose tranciando in due uno sfortunato 24enne giapponese e provocando un’ampia falla nel pavimento dell’aereo che riuscì a toccare terra per miracolo. Quella prima prova, parzialmente riuscita, doveva proseguire, nei piani di Yousef con l’abbattimento contemporaneo di più aerei decollati da Bangkok. L’arresto di Yousef sventò il piano a poche settimane della realizzazione. La ricerca della bomba perfetta continuò con la missione di Richard Reid, incaricato da Khaled Sheik Mohammed, lo stratega dell’11 settembre, di utilizzare dell’esplosivo nascosto nella suola delle scarpe per abbattere un Boeing 767 in volo da Parigi a Miami. In quel caso l’esplosivo andava innescato con una miccia, ma il maldestro Reid si fece notare dalle hostess mentre cercava di accendere dei fiammiferi e venne immediatamente bloccato. Il tentativo immediatamente successivo fu quello sventato a Londra nel 2006 e messo a segno da un altro gruppo di terroristi stabilmente residenti in Inghilterra. La vera bomba perfetta, incubo di tutti i responsabili della sicurezza, però esiste già.

È quella esplosa il 28 agosto a pochi passi dal ministro dell’Interno saudita il principe Mohammed bin Nayef mentre ascoltava un presunto terrorista pentito. La bomba innescata da un telefonino era nascosta nelle viscere del kamikaze e solo per un miracolo non dilaniò il principe.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica