Piccoli bocconi di matrimonio

Succede di sabato mattina. Le avvisaglie della catastrofe, del crollo fragoroso di un matrimonio collaudato da un quindicennio, si manifestano nelle prime ore del primo dei due giorni di riposo - e si badi, perfino il Creatore ne aveva avuto a disposizione uno soltanto - concessi per scialo di superfluo e ben di Dio a un affermato avvocato londinese. «Ma vorremo mica mettere a confronto la creazione dell'universo con la direzione di uno dei più prestigiosi studi legali del Paese». Succede in casa Denver-Barrette appena dopo il risveglio sul week-end. Lei ha già dato la sua indefettibile prova di solerzia, presa tra le lenzuola a sfogliare i romanzi segnalati tra le novità dall’espositore della libreria del quartiere. Ai party la gente non parla d'altro: «a chi parla d'un libro uscito da più di una settimana lancia uno sguardo di sdegnata compassione e si gira dall'altra parte». Lui ha già dato la sua inappuntabile prova di coraggio: non ha mai paura di dire ovvietà, «banalità del tipo: Buongiorno tesoro. Hai dormito bene? Hai fatto dei bei sogni? Ma chi se ne frega».
E i due, splendidamente baciati da bellezza, ricchezza e dai primi raggi festivi, epicamente stagliati a colpi di fioretto graffi e boutade sulle pagine dell'inglese Karina Mellinger (Come mollare il marito senza rovinarsi il make-up, applaudito debutto inglese l'anno scorso e tradotto da Federica Alba per Meridiano Zero, 252 pagg., 14 euro), si apprestano ancora disarmati - o svestiti - a scendere in campo da amanti e sfidanti.
Lui, David, uomo di legge, ne fa una questione di diritto: quello di fare sesso con la propria moglie il sabato mattina dopo colazione. Lei, Laura, un'artista («si presume»), ne fa una questione di gusto: a quell'ora «si sente come un vegetariano costretto a ingoiare un würstel». E, disgustata, concentra l'immaginazione sul guerriero in pigiama che, giù in cucina, si destreggia tra una vasta scelta di armi. «Sa, con assoluta certezza, che sta usando il coltello del burro per spalmare la marmellata», e che «piccoli ammassi di grasso animale insaturo» ammiccheranno dispettosi tra i lamponi. Sa che «dimenticherà di dare al bacon la sua chance», che ci butterà subito sopra la frittata per ammosciarne ogni ambizione a brillanti dorature e ridurlo in poltiglia: «orribile miscuglio di maiale morto e polli mai nati». Sa che lancerà da una certa distanza i gusci nella pattumiera di design in acciaio inossidabile, lasciando sui bordi sottili tracce di albume «simili a bava di lumaca». E sa che lascerà sul tavolo il contenitore con le uova rimaste, perché «non è né fisicamente, né psicologicamente, né culturalmente in grado di rimetterlo in frigo».
Prodiga, a costo di sprecarle, malizie, finezze e nuance l'esordiente 45enne che, prima di votarsi alla scrittura a tempo pieno, ha insegnato italiano e francese a Oxford, ha lavorato nel marketing a Milano (conosce il Belpaese abbastanza da scegliere l'extravergine toscano per la tavola dei suoi coniugi upper class e i capi di via Montenapo per il loro guardaroba) e a Londra, dopo questo esordio, ha già pubblicato altri due romanzi. Spende a piene mani attingendo alle riserve del miglior understatement britannico: buono a mantenere alla giusta temperatura le freddure e la proverbiale freddezza del sesso degli inglesi. E a far saltare per aria, esplosivo, un comprovato sodalizio col fragore irresistibile - o «il tonfo» insopportabile (per Laura) - di uno spicchio d'arancia lungamente masticato che cade sul fondo dell'esofago del consorte. Tête-à-tête con la moglie a colazione o gomito a gomito a cena con gli amici, David sa infatti rimuginare e ruminare implacabile: pedante vicino di posto, «annoia i commensali con tecnicismi legali che non interessano a nessuno» e mastica lentamente il cibo «come se gli avessero servito stufato di montone al posto della crêpe farcie au jambon et aux aspèrges».

Ma il romanzo della Mellinger - A bit of a marriage in originale: un morso, un pezzettino da un matrimonio - si manda giù molto più facilmente di quanto il protagonista debba ingoiare la propria mala sorte coniugale. Si divora in un boccone.

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