Seduti uno di fianco all’altro, in un momento molto particolare della recente storia italiana: poche ore dopo l’avviso di garanzia a Bettino Craxi, firmato (insieme agli altri magistrati del pool milanese) proprio da Antonio Di Pietro, e pochi giorni prima dell’arresto di Bruno Contrada, numero tre del Sisde e, in quell’occasione, commensale dello stesso Di Pietro. È il 15 dicembre 1992, una foto (pubblicata ieri dal Corriere della Sera) documenta le relazioni dell’allora magistrato Di Pietro e (ri)apre diversi interrogativi (già posti dal Giornale che per primo ha scritto di quella cena, negata da Tonino).
Quella sera, al tavolo della mensa apparecchiata per la speciale occasione, nella caserma del reparto operativo dei carabinieri di Roma, c’è il pm più famoso d’Italia, l’eroe di Mani pulite, Tonino Di Pietro, ospite d’onore per la consegna di una targa ricordo. Accanto a lui siedono Contrada, a quel tempo responsabile dei centri Sisde di Roma e del Lazio, il colonnello Tommaso Vitagliano, comandante del reparto, diversi ufficiali arruolati nei servizi segreti, più uno 007 «americano» vicino alla Cia, Rocco Mario Modiati, presentato come responsabile dell’agenzia Kroll (la più grande agenzia investigativa del mondo, con sede negli Usa), con oggi un incarico nell’ambasciata americana a Roma.
Una cena «conviviale», scrive il Corriere sulla base delle notizie contenute nelle bozze di un libro (fatto dall’ex dipietrista Di Domenico), una semplice «cena prenatalizia» chiarisce il leader dell’Idv, ma con alcune coincidenze temporali a rendere interessante la sequenza fotografica che comprende 12 scatti. Non è un Natale come gli altri. Siamo in piena bufera Tangentopoli, con Di Pietro superstar, e non c’è solo l’inchiesta sulle tangenti ai partiti a scuotere l’Italia. Cinque mesi prima, a Palermo, è stato ucciso dalla mafia il giudice Paolo Borsellino. L’Italia è affacciata su un baratro, una repubblica sta per crollare e non è semplice capire cosa potrà nascere dalle sue macerie. Su Bruno Contrada (attualmente agli arresti domiciliari dopo la condanna a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa) pesano i sospetti dei magistrati palermitani, che infatti nove giorni dopo emetteranno l’ordine di custodia cautelare per il super-poliziotto. Insomma il 15 dicembre ’92, quando Contrada banchetta con gli 007 e con Tonino, è già un personaggio controverso, eppure il magistrato Di Pietro, il paladino della legalità, siede vicino a lui, perfettamente a proprio agio, insieme agli agenti dei servizi e a un uomo vicino alla Cia. Come se non sapesse nulla.
Scatti imbarazzanti che molti dei convitati alla cena - secondo il Corriere della Sera - si sarebbero adoperati per far sparire. In modo particolare Francesco D’Agostino, il maggiore dei carabinieri (amico del banchiere Pacini Battaglia) che accompagnò Di Pietro alla cena. «Non ho mai subito pressioni per far sparire quelle foto» precisa invece Contrada (che possiede altre foto di quella sera) attraverso il suo legale, né «ho mai avuto alcun tipo di rapporto con Antonio Di Pietro». E Tonino? Il leader Idv parla di «teoremi da menti malate e spiega: «Sono orgoglioso di aver accettato l’invito a quella cena. A differenza di altri che vanno con le veline io sono andato con i carabinieri che lavoravano con me e non in un night o in un ristorante ma in una mensa dei carabinieri. Non sapevo neanche che esistessero le foto, le avranno fatte i carabinieri».
Le inchieste dell’allora pm Tonino non riguardano solo Milano, ma hanno anche un capitolo siculo, sui rapporti mafia-politica. Uno degli incontri che Di Pietro cancellerà dalla sua memoria è quello con Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo condannato per mafia. Anche la cena conviviale del 15 dicembre ’92 non è mai stata menzionata in nessuna occasione, nemmeno in quei giorni. Di Pietro infatti non avrebbe avvisato di quella cena né i magistrati di Palermo né quelli di Milano, con cui solo la sera prima aveva deciso l’informazione di garanzia a Craxi. «Io non sapevo assolutamente niente di questa cena e non conoscevo allora Contrada, come non credo che lo conoscesse neanche Di Pietro - dice l’ex capo della Procura di Milano e senatore del Pd Gerardo D’Ambrosio - Eravamo nel pieno di Mani pulite e Di Pietro era osannato dai carabinieri. Lo invitano a cena e ci va».
Un episodio dimenticato da Di Pietro e riemerso solo adesso con la pubblicazione delle foto. Su Contrada, anzi, Di Pietro si sarebbe espresso con toni molto duri, più tardi.
Quando i legali dell’ex dirigente Sisde inviarono la domanda di grazia al capo dello Stato, sul suo blog Di Pietro si scagliò contro quella richiesta, «perché l’età di Contrada non è una giustificazione necessaria per farlo passare da vittima». E oggi tra i fan di Tonino c’è Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato. Solo l’ultimo di una serie di casi che adesso fanno uno strano effetto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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