Pioneer-Unicredit si conferma leader

Pioneer-Unicredit si conferma leader

La correzione dei mercati finanziari in ottobre ha fatto sentire i suoi effetti sia sui prodotti a vocazione azionaria (l’indice dei fondi azionari ha perso in un mese il 3,36%) sia su quelli a reddito fisso (indice fondi obbligazionari: meno 0,48%). Al contrario le ripercussioni sulle società di gestione del risparmio (Sgr) sono state meno ingenti di quanto si potesse immaginare. Al punto che, al netto del risultato mensile di Banca Intesa (la cui raccolta netta mensile segna un rosso di 1.375 milioni di euro), il saldo del sistema fondi italiano sarebbe abbondantemente in positivo anche in ottobre.
Infatti se è vero che non mancano i segni meno in altri importanti gruppi, le società con il segno positivo sono molte. Tra queste figurano Pioneer-Unicredito (416,6 milioni), che si conferma leader assoluto mensile, Banche popolari Unite (224 milioni), Sanpaolo Imi (145 milioni), Credem (35,6 milioni), Banca Carige (94,7 milioni), Carifirenze (44,4 milioni), Banca Sella (48,3 milioni), Banca delle Marche (45,8 milioni). Tra i gruppi più colpiti dai riscatti, si distinguono invece Deutsche bank (meno 221,3 milioni), Bnl (meno 163,5 milioni), Arca (meno 87,3 milioni), Montepaschi (meno 68,9 milioni), Banco popolare Verona e Novara (meno 88,1 milioni) e Banca Lombarda (meno 69,7 milioni).
A sostenere i flussi di raccolta mensile hanno contribuito in modo significativo soprattutto le grandi reti di promotori finanziari, da Azimut (136,1 milioni) a Banca Generali (184,4 milioni), da Mediolanum (81,6 milioni) a Fideuram (75,7 milioni) fino a RasBank (0,8 milioni). Mese in chiaroscuro per le Sgr indipendenti.

Infatti se, in aggiunta alla citata Azimut, Kairos partners (83 milioni), Banca Intermobiliare (42,5 milioni) e Consultinvest (9,6 milioni) vantano un saldo attivo di raccolta mensile, molte altre hanno chiuso con un bilancio mensile che vede prevalere i riscatti alle nuove sottoscrizioni; è il caso di Ersel (meno 8,6 milioni), Vegagest (meno 13,9 milioni), Grifogest (meno 76,9 milioni), Nextam partners (meno 24,3 milioni) e perfino Anima (meno 19,7 milioni) che proprio dal 25 ottobre è quotata sul listino di Piazza Affari.

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