Sanremo - «Che è ’sta festa?». Armando Trovajoli, monumento alla musica, camminava stranito, con i suoi bellissimi novant’anni, verso il palco colorato di fiori mentre il popolo della sala stampa in piedi applaudiva il Maestro. ’Sta festa? In verità le cose non stavano proprio così.
Giornata di quelle toste. Non bastava Del Noce. Pure Presta. E poi Bonolis in persona. A questo punto penso che Pippo Baudo non si faccia mai mancare nulla. Vuole tutto, sempre. La notte porta scompiglio. Con ordine: i giornali titolano della guerra fredda, tiepida, calda tra il direttore artistico e il direttore generale. I due ne parlicchiano, si spiegano appena, restano su posizioni personali, a mezzogiorno si fanno fotografare come capi di Stato il giorno della pace. Da Camp David all’Ariston, vanno così le cose qui in Riviera. Pace farlocca, armistizio per i fotoreporter, facce di circostanza, Del Noce sembra ingessato, tassidermico direbbe Bonolis, due sedie più in là pavone-Baudo fa la ruota, i dati di ascolto sono euforici anche se Max Tortora ha guastato la festa: «Ho sudato come non mai nella sua esibizione brutta e volgare, penso che sia finito il tempo dei comici al festival». Altri de cuius. Intanto la «ggente» è per lui, davanti al suo albergo sostano tifosi fedeli nei secoli: «Sono tutti settantenni». Baudo stuzzica Lucio Presta, che a sua volta lo aveva stuzzicato sull’affaire Bonolis, con uno sgarbato «Bonolis chi? Il de cuius».
«Figuratevi se rispondiamo a un settantenne» aveva ridetto, con tono scocciato il manager calabrese. Uno a uno e palla al centro. Il signor Pippo a testa bassa: «Presta si qualifica per quello che è: un mediatore, vive di percentuali sul lavoro altrui». Presta riattacca: «Non accetto lezione di stile da lui. A me non è mai capitato di dover patteggiare con la giustizia per reati connessi alla mia attività di lavoro. A lui sì. Forse ha la memoria corta». Non finisce qui, ecco Paolo Bonolis, al centro del ring: «Non capisco, le polemiche fanno parte del pacchetto Sanremo ma la violenza delle parole di Baudo nei miei confronti e di Presta mi ha stupito. Perché? A parte la solita solfa dei guadagni, il de cuius e lo scherno professionale sono villanie gratuite... Rispondere a tono vorrebbe dire accettare l’attuale dna comportamentale televisivo ma anche il silenzio potrebbe apparire come uno strategico assenso di appartenenza. Baudo è fatto così, prendere o lasciare. Io, molto deluso umanamente, con un sorriso lascio. PS: Pippo non aver paura dei fantasmi. Firmato, il de cuius (Bonolis)». La tenzone non può finire qui. La storia non è edificante mentre mamma Rai non sa proteggere e proteggersi. Così Fabrizio Del Noce non la butta sul ridere ma aizza, smentisce di avere detto le cose che invece aveva detto sull’alternanza del conduttore: «Dovreste ringraziarmi per le polemiche che avete innescato. Sono destituite di fondamento, smentisco categoricamente che Bonolis possa condurre il festival l’anno prossimo». Baudo lo guarda torvo, lo rimbecca al volo: «E così ne abbiamo parlato un’altra volta». Il diggì non si accartoccia: «Avrò pure il diritto di rispondere! Non cambio la mia linea sull’alternanza di conduzione, non ho nulla di personale contro Baudo, mi dispiace di essere stato frainteso e che questo abbia turbato un conduttore come Pippo, tutto però è nato dal vostro desiderio di fare polemica».
Risolto il giallo: è colpa dei giornalisti. I quali perfidi rilanciano: «Senta Baudo, sarebbe dell’idea di confermare Del Noce?». Pippo non ha fatto il militare a Cuneo ma conosce la musica: «Vi devo dire la verità? Ci devo pensare». I de cuius aumentano.
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