da Firenze
Chi si mette alla guida imbottito di alcol e droga sa che può uccidere. Per questo non vanno concessi sconti a chi, «alla fine di una condotta scriteriata», travolge tre donne anziane, ammazzandone una di 74 anni, con l’auto trasformata in un proiettile impazzito. Il gup di Firenze Paola Palasciano con queste motivazioni ha convalidato l’arresto con l’accusa di omicidio volontario per l’agente immobiliare di Carpi (Modena) che il 13 ottobre scorso sfuggì a un posto di controllo dei carabinieri sulla superstrada Firenze-Siena. Il pm Luigi Bocciolini aveva chiesto la convalida per omicidio colposo ma il giudice ha usato la mano dura. Guidare con alcol e droga in corpo, dice il gup, «denota accettazione del rischio di travolgere altri conducenti: quindi è omicidio volontario connotato dal dolo eventuale».
Rodolfo Bonavolta, 33 anni, si trova ancora in carcere e non parla. Dice di non ricordare nulla di quell'inseguimento rocambolesco se non lo schianto finale. Ma per il giudice quel pomeriggio di follia fu il frutto di un’assoluta «incuranza della vita altrui»: Bonavolta aveva appena concluso un periodo in una clinica a Lugano, in Svizzera, proprio per disintossicarsi dalla cocaina. Quel sabato, dopo essere stato a pranzo con amici, sale sulla sua Jeep Cherokee senza sapere dove andare. Finisce sulla superstrada dove, ad altissima velocità e mentre è impegnato in una conversazione al telefono, sfiora un paio di ciclomotori, si lancia in un paio di manovre azzardate e infine investe contromano un’auto sulla quale viaggiano tre donne anziane. La sua corsa si ferma lì, su quel groviglio di lamiere e di corpi da cui lui è l’unico ad uscire illeso. Nello scontro frontale per Zelinda Nencioni non c’è nulla da fare, gravissime le altre due, la sorella di 70 anni e la cognata di 84. Le analisi eseguite tre ore dopo l’incidente, rivelano che nel suo sangue c’è un tasso alcolemico pari a 2,46 (il limite è 0,50) e abbondandi tracce di cocaina.
Secondo il giudice, Bonavolta «ha agito volontariamente, assumendo volontariamente alcol e cocaina, mettendosi alla guida della sua potente autovettura, lanciata sulla strada senza alcuna remora, in fondo desideroso solo di far male a qualcuno che passava senza colpa». Quello che sciaguratamente è accaduto grazie al suo comportamento - scrive ancora il giudice - non può che essere ritenuto un evento previsto, desiderato, voluto, infine accettato e non deprecato». Senza contare che nel suo curriculum ci sono due sospensioni della patente per aver superato di gran lunga i limiti di velocità, nel 1997 e nel 2001, e una denuncia per guida in stato di ebbrezza.
E nella polemica sulle sanzioni da adottare in casi del genere spunta una nuova proposta di legge firmata dai parlamentari di Forza Italia e membri della Commissione Giustizia della Camera Enrico Costa e Gaetano Pecorella che prevede pene dai tre agli otto anni per chi commette un omicidio colposo sotto effetto di sostanze stupefacenti o di alcol. «La guida in stato di ebbrezza provoca il 30 per cento degli incidenti gravi nel nostro Paese - dice Costa -. Molto si è parlato se nella condotta di chi commetta un omicidio guidando ubriaco o dopo aver assunto droga, possa ravvisarsi il dolo. Finora, però, non esisteva una soluzione univoca».
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