Non è affatto facile rincorrere lo sgangherato cowboy Kim Carsons. Ci vogliono muscoli ben allenati: quelli della fantasia, intendiamoci. Non solo si muove freneticamente nellAmerica di fine Ottocento, ma viaggia nel tempo e ci può capitare di trovarlo nella New York del 1910. Vale la pena dargli la caccia. È svelto come un serpente velenoso, cambia maschere come si trovasse su un palco teatrale, spara, evita pallottole, vagabonda nelle distese del West tra polvere e vento malefico.
Siamo nel visionario e in una rutilante commistione di generi. Kim Carsons è un pistolero che attraversa territori apocalittici. «Bang! Sei morto». Lindice di Carsons è quasi sempre vicino al grilletto. Il clima western si mischia con lhorror compiaciuto, febbricitante, da sballo acido. Schizzi di sangue, agguati e sguardi da galera. Ma anche delicate poesie francesi recitate dentro «un fresco vento meridionale». William S. Burrouhgs, esponente della Beat Generation e autore del famosissimo Il pasto nudo, ci offre unaltra sperimentazione romanzesca in Strade morte (Elliot, pagg. 406, euro 22, traduzione di G. Saponaro). Burroughs è linventore del cut-up: frammenti tagliati e rimontati con estrema libertà. È questa tecnica che disorienta e insieme cattura il lettore. Il quale deve, come dire, dimenticarsi del consueto plot narrativo orizzontale e rassicurante. Un sovraccarico di citazioni, che vengono però smontate e rimontate in base a esigenze para-cinematografiche. Basta poco e «una pallottola si conficca nel séparé dietro di lui. Il commesso viaggiatore tossisce, sputando sangue sul tovagliolo, e cade avanti con la faccia nella scodella di chop suey». Più western di così! Ed ecco Burroughs che manovra la sua telecamera letteraria: «La scena si sposta allufficio di Bat Masterson. Bat è una calma grigia presenza.
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