Posteggi, biglietti e camion dei panini. Così gli ultrà comandavano a San Siro

Le attività dei capi delle curve di Inter e Milan al centro dell’operazione che ha portato a 19 arresti. Il vero business erano i parcheggi che puntavano a controllare in monopolio

Posteggi, biglietti e camion dei panini. Così gli ultrà comandavano a San Siro
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Il racket dei parcheggi fuori da San Siro. E anche, in prospettiva, il controllo monopolistico su quelli rimasti quando e se verrà costruito altrove un nuovo stadio. Alzando i prezzi alle stelle. Al centro dell'inchiesta che ieri, con 19 arresti, ha decapitato i direttivi delle Curve ultrà di Milan e Inter ci sono i posteggi. Uno dei due gruppi criminali definiti dagli inquirenti, quello nerazzurro, che agiva favorendo una cosca di 'ndrangheta, taglieggiava il gestore dei posti auto.

È lo stesso filone che vede indagato per l'ipotesi di «corruzione tra privati», tra gli altri, il consigliere regionale eletto con la lista di Letizia Moratti e consigliere comunale di centrodestra Manfredi Palmeri. «Non ho mai fatto favori a nessuno in cambio di denaro o regalie», è la sua replica alla notizia del proprio coinvolgimento. In prima fila nell'affare parcheggi c'è l'imprenditore 53enne Gherardo Zaccagni, finito ai domiciliari per un falso su una carta di identità e la richiesta a un ispettore della Questura (coindagato) di accessi abusivi ai data base delle forze dell'ordine per conoscere gli intestatari di alcune auto. «Dopo il 2020 e fino alla attualità», scrive il gip Domenico Santoro nell'ordinanza che dispone gli arresti su richiesta della Dda, l'imprenditore «corrispondeva a Beretta (Andrea, capo ultrà arrestato, ndr), avente un ruolo apicale nel tifo organizzato di Fc Internazionale, parte del provento in nero derivante dalla gestione dei parcheggi gestiti dalle società di Zaccagni, finanziando in tal modo l'attività della curva Nord». Lo stesso Zaccagni è vittima del gruppo criminale, ma poi, spiegano gli inquirenti, «si avvale della forza intimidatoria» degli ultrà violenti e legati alle cosche, da cui riceve protezione. I capi della Nord, continua il giudice, «si facevano corrispondere, per circa 2 anni, da Zaccagni Gherardo (gestore di alcuni parcheggi presso lo stadio Meazza) la somma di 4.000 mensili». Uno dei molti introiti illeciti, insieme a estorsioni e pizzo su bibite, paninari, facchinaggio, merchandising, della Curva infiltrata dai criminali.

Zaccagni fa di tutto per ottenere la gestione, con la sua società, dei parcheggi che il Comune dà in concessione alle squadre. E anche per disporre dei posti auto rimasti, una volta che Inter e Milan avessero deciso di costruire un nuovo stadio via da San Siro. Come le aree dell'Ippodromo: «La struttura in parola era fortemente desiderata da Zaccagni Gherardo poiché, in previsione della futura realizzazione del nuovo stadio di calcio, l'imprenditore milanese si sarebbe accaparrato la gestione dei parcheggi dell'ippodromo, gli unici che sarebbero rimasti operativi, in modo tale da avere una vera e propria posizione monopolistica nel circondario di piazzale dello Sport». I parcheggi in zona sarebbero diminuiti di numero e l'imprenditore avrebbe alzato i prezzi. Un affare in prospettiva di cui parlava, intercettato, con altri indagati.

Le tifoserie - la parte violenta - di Milan e Inter sono state decimate dall'inchiesta. La Questura ha inoltre emesso decine di Daspo a carico di persone coinvolte in questa indagine o con condanne pregresse per gravi reati. Ora resta da capire come si riorganizzeranno le Curve.

Sulle infiltrazioni criminali a San Siro il pm Paolo Storari sottolinea: «Se la gestione dei rapporti con le tifoserie all'interno delle squadre non cambia, al posto degli arrestati arriveranno sempre nuovi capi... Il cambiamento, con lo stadio esclusivamente luogo di sport, può arrivare solo con l'aiuto delle società».

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