Il poker servito di Venus vale un milione di euro

nostro inviato a Londra
Nemmeno James Bond fa miracoli. Al limite può mandare un mazzo di fiori come ha fatto ieri mattina Pierce Brosnan a Marion Bartoli, che aveva chiesto a 007 di tornare a farle da angelo custode nel giorno della finale. Fosse venuto, Brosnan avrebbe assistito alla resa della sua fan e alla cavalcata di una Venera nera, lei sì con il fisico da bond girl. Ha vinto Venus Williams 6-4, 6-1: c’è stata corsa solo nel primo set, fino al 4 pari, poi il secondo è filato via senza storia se non una lunga interruzione per fasciare i piedi della Bartoli e la coscia dell’americana. Così Venus, sedere strizzato negli short da passerella, entra nell’esclusivo club di chi ha alzato per almeno quattro volte il piatto d’argento: Venus come Billie Jean King, Martina Navratilova e Steffi Graf. Solo a lei, però, tocca l’invidiabile primato di portarsi a casa l’identico montepremi del torneo maschile, un milione di euro. «E la cosa mi rende molto felice», ha detto Venus Ebony Starr, guardando su in tribuna dove sedeva proprio Billie Jean King, campionessa e pasionaria della racchetta cui le tenniste di oggi devono molto della loro condizione e del loro conto in banca.
In tribuna il solito folcloristico gruppo di famiglia: alla fine papà Richard ha abbracciato Walter Bartoli, è scoppiato in lacrime per le parole di sua figlia («Se sono qui è solo grazie a lui»); mamma Oracene lanciava baci alla figlia e Serena sms a chissa chi. Partite insieme dai campi di asfalto dell’East Rancho Dominguez, il parco pubblico di Los Angeles, territorio dei guerrieri di Compton, sobborgo di LA dove nel 2005 fu uccisa la sorella Yetunde; transitate dall’accademia di Nick Bollettieri («ricordo ancora quando Richard mi disse di dare un occhio alle sue figlie. Lo feci, avevano delle mani che non ho più visto in nessuna altra ragazza»), le black sisters camminano, si muovono, allo stesso ritmo. «Se non puoi fare qualcosa per te, allora fallo per me» è il loro motto. Vale sul campo e anche fuori: «Dopo la sua eliminazione Serena è stata fondamentale per come mi ha sostenuto e aiutato», ha detto Venus. Anche nel portarle il vezzoso abitino con cui si è poi presentata in conferenza stampa. «Se puoi tramortire la tua avversaria, fallo» è il comandamento preferito dalla nuova regina di Wimbledon: «Dio mi ha dato la possibilità di essere dura con le mie avversarie, sarebbe un delitto non usare questa forza».
Togliete la forza, metteteci la grazia e avrete Roger Federer. Liberatosi di Gasquet in un’ora e 44 minuti di chirurgica esibizione (7-5, 6-3, 6-4, vittoria consecutiva numero 53 sull’erba), sostenuta da venti ace e da sole tre palle break concesse (e non sfruttate dal francese), l’Imperatore prova oggi ad aggiornare la storia del tennis. In gioco c’è il record di Bjorn Borg, ieri in tribuna con la moglie (nel royal box anche Margaret Thatcher): cinque vittorie di fila. Manco a dirlo, dall’altra parte della rete trova Rafael Nadal che è stato in campo due set e mezzo (3-6, 6-1, 4-1) prima di abbracciare Djokovic e augurargli suerte per il futuro. Quella che il serbo non ha avuto ieri: spremuto da un tabellone al massacro («mi hanno trattato peggio di tutti, ma ho capito che qui funziona così»), Djokovic si è ritirato per colpa di una vescica infettata. Aveva pensato di non cominciare nemmeno, Novak, ma l’orgoglio l’ha spinto fino al terzo set. Oltre non si poteva, «anche noi siamo umani». Dunque Federer-Nadal. Come l’anno scorso, quando lo spagnolo perse in quattro set.

Aspettando il record, lo svizzero trova la nona finale consecutiva in un torneo del Grande Slam; per Nadal sono cinque, tre sulla terra di Parigi, il suo regno. Lì si sono incontrati l’ultima volta quest’anno, e vinse Rafa. Oggi, come due vecchi nemici, si rivedranno e ricominceranno dall’ultima palla.
IN TV: diretta Sky Sport 3 ore 15.

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