LA POLEMICA

Ho letto il vergognoso articolo di Camillo Langone che in poche righe è riuscito ad offendere me e il sentimento veneto. Parla di scrittori proto leghisti e nomina Biagio Marin, Piovene e Berto. Mi nomina, cioè, gente che parlava di «religione della Patria» o che si pavoneggiava con la divisa del Regno d’Italia. O il pazzo Comisso, interventista della prima ora con l’abruzzese D’Annunzio. Be’: io, leghista della prima ora, tuttora impegnato in prima fila per la Lega, con incarichi - per quanto piccoli - per il mio partito, non ci sto. I leghisti sono federalisti, non fascisti. Questa equazione rende solo confusa l’idea della gente. Noi oggi siamo con la destra, ma non siamo di destra: la lega è al centro, sopra il centro, senza collocazione tradizionale.

Noi non ci riconosciamo mai nei miti del conservatorismo fine a se stesso. E sicuramente non abbiamo niente in comune con gente che ama la Patria (noi siamo padani, non italiani) o il re o che si pavoneggia sotto vestigia dell’autoritarismo centralista.

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