La Bce non fa sconti all'Italia. Il debito? Un problema vostro

Il ministro Crosetto critica la scelta di Francoforte di non difendere i titoli di Stato. Ed è subito polemica

La Bce non fa sconti all'Italia. Il debito? Un problema vostro

Non si placa la polemica dopo l'articolo del Financial Times, secondo il quale nove economisti su dieci vedono l'Italia come l'anello debole dell'Unione europea dopo i rialzi dei tassi Bce. Ieri è sceso in campo il ministro della Difesa, Guido Crosetto, che in un'intervista a Repubblica ha detto di non «comprendere le ragioni che hanno spinto la Bce a cambiare politica sugli acquisti di Stato europei, in un momento economicamente già molto complesso». In particolare, Crosetto ha criticato non tanto i rialzi dei tassi, ma la decisione di ridurre di 15 miliardi al mese l'acquisto di titoli di Stato. Una decisione che ha fatto salire i rendimenti dei titoli sovrani dell'area euro, tra cui il Btp italiano. Il ministro di Fratelli d'Italia ha criticato organismi come Bce ed Eba «che rispondono solo a se stessi» e hanno possibilità «di incidere sulla vita dei cittadini in modo superiore alla Commissione europea e soprattutto ai governi nazionali». Il leader di Azione, Carlo Calenda, ha polemizzato definendo l'intervista «demenziale dal punto di vista tecnico», in quanto la Bce deve contrastare l'inflazione, e «pericolosa perchè riesuma tutto l'arsenale di fesserie sovraniste».

Un'altra risposta alle critiche italiane è arrivata proprio da Francoforte, con un post pubblicato ieri sul blog della Bce dal titolo «Politica fiscale: dal pasto gratis a quello accessibile». Il testo ammette che per i governi è diventato più costoso finanziarsi, ma «il debito pubblico può rimanere su un percorso solido». La velina all'Italia si fa più evidente quando si sottolinea che «gli investitori sono diventati più restii a detenere attività più rischiose» e «prestano attenzione alla sostenibilità del debito». Ergo: la colpa è principalmente dell'Italia, e del suo maxi debito, se i rendimenti si sono alzati molto (ieri il Btp decennale rendeva il 4,24%, più del triplo di un anno fa). L'istituto centrale, tuttavia, rassicura sul fatto che un'inflazione più elevata tende a migliorare la sostenibilità fiscale per effetto dell'aumento del gettito di alcune imposte, come per esempio l'Iva.

Non sembra dunque essere all'orizzonte un rallentamento sul rialzo dei tassi. Anche se qualche buon segnale si è materializzato tra il calo dell'inflazione tedesco a cui si è aggiunto, ieri, il dato francese che, a sorpresa, è risultato in calo a dicembre al 5,9% contro il +6,2% di novembre. Oggi sarà il turno del dato italiano che potrebbe certificare una volta in più il rallentamento della corsa dei prezzi e riequilibrare un po' lo scontro tra falchi e colombe, che in sede Bce vede per il momento prevalere i primi. Se, da un lato, l'aumento dei tassi pare inevitabile a fronte di un'inflazione così elevata, dall'altra il rischio è di forzare troppo la mano e di rovinare l'ottimo momento dell'Italia che è la terza economia dell'area euro. Come riporta il Sole 24 Ore, quest' anno Il Paese dovrà mettere sul mercato Btp fra i 310 e i 320 miliardi.

Un bilancio che sale a 510 miliardi con Bot e altre emissioni a breve. Si va verso una spesa per interessi da 270,2 miliardi tra 2023 e 2025 (contro i 186,1 calcolati nel Def di aprile).

Il Tesoro, tra l'altro, chiederà aiuto agli invetitori retail, con una o più emissioni nel 2023 del Btp Italia. Il Paese può farcela, ma il dubbio è se non sia il caso di mettere in campo uno strumento più potente del Tpi per tenere a bada i rendimenti sovrani. Per il vantaggio di tutti, non solo dell'Italia.

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