
La recessione tedesca sta pesando sull'economia italiana. Secondo il "Rapporto sulla competitività dei settori produttivi" dell'Istat, la contrazione economica della Germania ha avuto un impatto negativo di 0,2 punti percentuali sulla crescita del Pil italiano sia nel 2023 sia nel 2024. L’effetto principale si è manifestato sulla riduzione delle esportazioni, con un calo di 0,9 punti percentuali nel 2024, accompagnato da una lieve flessione degli investimenti (-0,1 punti percentuali).
L’industria italiana ha subito un rallentamento, con una riduzione del fatturato pari al 3,4% nel 2024, mentre nel settore manifatturiero il calo è stato del 3,5%. Solo pochi comparti, tra cui la farmaceutica (+8,2%) e la riparazione e manutenzione macchinari (+6,5%), hanno registrato risultati positivi. L’occupazione ne ha risentito con una riduzione delle unità di lavoro dello 0,2% nel 2023 e dello 0,1% nel 2024, anche se il tasso di disoccupazione è rimasto stabile.
Esportazioni a rischio tra crisi tedesca e dazi Usa
L'Italia ha registrato nel 2024 un avanzo commerciale verso gli Stati Uniti di 34,7 miliardi di euro, con la Meccanica (10,8 miliardi), il settore Alimentare-bevande-tabacco (oltre 7 miliardi), il Tessile-abbigliamento-pelli (oltre 5 miliardi) e i Mezzi di trasporto (6,1 miliardi) tra i comparti trainanti. Tuttavia, l’introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti potrebbe costituire un pericolo per la nostra economia, considerando che tra il 2019 e il 2023 l’export italiano verso gli USA era aumentato del 47,5%, mentre nel 2024 ha registrato un calo del 3,6%.
Il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, ha sottolineato: "I risultati del 'Rapporto sulla competitività dei settori produttivi' danno conto della crescente polarizzazione delle relazioni commerciali attorno a Stati Uniti e Cina con una relativa marginalizzazione dell'economia europea". Ha inoltre evidenziato la vulnerabilità di circa 23mila imprese italiane all’export e 4.600 all’import, un dato preoccupante considerando l’interdipendenza della nostra economia con il commercio globale.
Le criticità intrinseche del sistema-Italia
Tra i principali problemi evidenziati dal rapporto Istat la bassa produttività, l'incapacità di crescere e la forte dipendenza da pochi committenti.
Secondo i dati raccolti, sei imprese italiane su dieci operano in condizioni di monocommittenza, ovvero dipendono quasi esclusivamente da un unico cliente o da una ristretta cerchia di committenti. Questo le rende estremamente vulnerabili a qualsiasi cambiamento nel mercato o a crisi del loro principale cliente, con conseguenze potenzialmente disastrose sulla loro sopravvivenza.
A questo si aggiunge una produttività stagnante, che negli ultimi anni ha visto un incremento inferiore rispetto alla media europea. Le Pmi italiane faticano a investire in innovazione e digitalizzazione, fattori ormai imprescindibili per la competitività a livello globale.
Il rapporto suggerisce la necessità di politiche industriali mirate a incentivare la diversificazione dei clienti, il rafforzamento della struttura aziendale e un maggiore accesso a strumenti di innovazione tecnologica. In un contesto economico sempre più incerto, la capacità di adattarsi e ridurre la dipendenza da un singolo committente diventa cruciale per la resilienza del sistema produttivo italiano.
Italia ed Europa ai margini delle nuove dinamiche globali
L'Italia è fortemente dipendente dalle esportazioni e dalla fornitura di beni intermedi dall’estero, e la fragilità dell’Europa nel contesto globale è un ulteriore elemento di rischio. Lucia Aleotti, vicepresidente di Confindustria per il Centro Studi, ha dichiarato: "La globalizzazione ha subito un rallentamento strutturale, con catene del valore più corte, barriere commerciali in aumento e una governance multilaterale sempre più fragile. Questo scenario sta ridisegnando gli equilibri economici globali, creando due aree economiche fulcro dell’economia, Stati Uniti e Cina. L’Europa sta rimanendo completamente ai margini".
Aleotti ha inoltre sottolineato la necessità di un cambio di passo per il Vecchio Continente: "Bisogna guardare a nuovi sbocchi commerciali per i nostri prodotti e nuovi fornitori, ma è soprattutto vitale che l’Europa torni immediatamente a guardare i fondamentali dell’industria e dell’economia. Servono misure ispirate dalla vita reale delle imprese e non dai suggerimenti di burocrati".
Prospettive per il futuro
L'Istat avverte che l'economia italiana è chiamata a muoversi in uno scenario complesso, tra la debolezza dell’industria tedesca e l’incertezza dei mercati internazionali. Il commercio mondiale ha segnato un’accelerazione nel 2024 (+3,4%), trainato soprattutto dall’Asia, ma l’Europa continua a soffrire.
La moderazione dell’inflazione globale e le previsioni di crescita stabile suggeriscono una prosecuzione della tendenza positiva del commercio internazionale nel 2025, ma l’incertezza legata alle tensioni geopolitiche e alle politiche protezionistiche resta elevata.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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